Quali parole migliori di quelle dello sviluppatore stesso per descrivere Fort Triumph? “Un gioco di strategia che combina il sistema di combattimento a turni di XCOM alla componente esplorativa di HOMM. Costruisci città, colleziona artefatti, migliora i tuoi eroi e sfrutta la fisica ambientale per influenzare le tue strategie”.
In effetti queste poche righe spiegano perfettamente tutto ciò che da sapere sul titolo e alzano in maniera incredibile il livello di aspettativa, soprattutto per gli appassionati strategici a turni. L’ambientazione fantasy è davvero gradevole, grazie soprattutto ai dialoghi brillanti che i nostri eroi intrattengono tra loro e con altri personaggi che di volta in volta fanno capolino nella storia.
Le buone premesse di Fort Triumph, però, non fanno che aumentare il leggero dispiacere che si prova effettivamente giocando. La fase di esplorazione lascia un po’ a desiderare, soprattutto perché molti aspetti non sono minimamente spiegati, mentre alcuni combattimenti sono davvero poco bilanciati.
Fort Triumph inizia in una notte di pioggia
La Taverna della Zuppa Tiepida è affollata e, mentre loschi figuri si aggirano un po’ troppo curvi nel loro mantello, forse per ripararsi dalla pioggia, un trio di wannabe heroes si trova a discutere del prossimo futuro. Mentre su un tavolo si decidono le sorti nefaste del regno, nell’altro si discute di come racimolare qualche soldo per continuare a mangiare.
Fort Triumph inizia quindi così, con un gruppo di eroi che ignora in che guai si sta per cacciare e una serie di colpi di scena più o meno scontati che però rendono la storia un percorso piacevole. L’atmosfera che si respira è marcatamente fantasy, sia per lo stile dei disegni che per le classi e il modo di porsi dei vari personaggi, dalla nobile con la puzza sotto il naso al paladino un po’ troppo virtuoso, dal goblin meschino alla barbara selvaggia.
Fort Triumph unisce (non benissimo) alcune meccaniche interessanti
Abbiamo già spiegato che, negli intenti degli sviluppatori, il gioco voleva essere ispirato a due grandi titoli: Heroes of Might and Magic per la parte esplorativa e XCOM per le fasi di combattimento. Pur non fallendo completamente nella missione, anzi, il titolo di All in! Games non riesce a prendere spunto dai lati migliori dei due, lasciandoci con un gioco che talvolta lascia un po’ a desiderare.
Il tutorial di Fort Triumph ci introduce, in maniera nemmeno troppo approfondita, solo al combattimento, ma lo fa mostrandoci solo l’aspetto innovativo del gioco, ossia l’uso dell’ambiente. Il tornado del mago, ad esempio, è utile per abbattere gli alberi contro i nemici, stordendoli e rendendoli incapaci di attaccare.
Similmente funziona il calcio del paladino e della barbara, che lancia i nemici contro un oggetto e causa un effetto di stun. Il rampino del ranger, ultima delle quattro classi disponibili, attira un nemico contro l’altro, creando una serie di colpi tra i due che finiscono con lo stesso risultato.
Tutto il resto viene lasciato all’intuito del singolo, anche se c’è da dire che la griglia e l’UID aiutano molto nella gestione dei passi e nel capire se colpiremo o meno un nemico in base alla percentuale di riuscita. Parlando proprio di percentuali, Fort Triumph non sembra aver propriamente compreso il funzionamento delle stesse, dato che i nemici sembrano colpire anche con percentuali bassissime ma il nostro gruppo manca anche quando, matematicamente, non dovrebbe.
Un altro tasto dolente riguarda la progressione dei personaggi… pur salendo di livello abbastanza in fretta e accedendo quindi ad alcune nuove abilità, queste sono totalmente random. Ad ogni level up è infatti possibile scegliere tra tre abilità proposte in maniera casuale, il che preclude ogni programmazione anticipata del singolo eroe.
Se ai bassi livelli e a difficoltà non altissime questo può non pesare particolarmente, anche se in certi scontri i nostri 4 eroi sono circondati da 10-12 nemici, in situazioni più estreme può essere davvero il dettaglio che ci porta ad una sconfitta cocente. Diventa comunque complicato creare un team con sinergie e abilità complementari, dato che Fort Triumph non sembra volerlo permettere.
C’è da dire che il combattimento in sé è comunque divertente e gradevole da giocare, se si ha la fortuna di azzeccare da subito il modo migliore per vincere. Essendo che ogni incontro è generato con un terreno casuale, ricominciarlo riposiziona nemici e alleati e ci permette di riprovare con una nuova partenza, memori che il goblin che lancia molotov è meglio ucciderlo da lontano…
La parte gestionale ed esplorativa di Fort Triumph è quella a mio avviso più lacunosa. Nella mappa ci viene indicata di volta in volta la destinazione per proseguire nella storia principale, ma tra l’ansia per i giorni che passano (e i mostri che si rinforzano) e il fatto che nessuno si prende la briga di spiegare come funziona, ci si trova spesso davanti a scontri davvero troppo difficili.
Possiamo migliorare il nostro gruppo attraverso la costruzione di strutture nella città, ma anche qui non viene spiegato poi molto e, dopo aver finito il primo capitolo, ancora non mi era chiaro come aggiungere nuovi membri al team. Gli incontri nella mappa sono di vario tipo, tra gruppetti di nemici a protezione di un tesoro, campi di bietomonete (beetcoin!) e vortici di magia, ma il desiderio di esplorazione viene un po’ frenato dal non sapere quanto e come è il caso di girare…
E poi all’improvviso compaiono nella mappa dei figuri incappucciati che, come la pedina che identifica il nostro gruppo, iniziano a vagare per le nostre terre e conquistano in un batter d’occhio la nostra città. Spiegazioni in merito? Zero. Fort Triumph si aspetta che la comparsa di un nemico che, similmente a noi, vaga per le terre in cerca di ricchezze, sia di immediata comprensione.
Breve parentesi sulla gestione della città, dove abbiamo modo di acquistare strutture e potenziamenti di vario tipo: più spazio nelle borse, maggiore velocità di movimento, più danni o più armatura. Ma anche l’università, le stalle e tanto altro, ognuno utile ad uno scopo ben preciso. Fort Triumph permette anche di arruolare nuovi eroi, creare un nuovo team e mandarlo in esplorazione.
Su PlayStation 5 i comandi sono stati gestiti abbastanza bene e anche se all’inizio si tende a confondere l’uso di L1/R1 con quello di L2/R2, alla lunga ci si adegua. Per quanto riguarda la possibilità di giocare in due o più, questa è una modalità che ho investigato poco ma è presente:
- possiamo fare delle schermaglie, dove ognuno sceglie la sua fazione e, similmente alla campagna, si gira per la mappa cercando di diventare più forti prima di scontrarsi;
- oppure possiamo giocare insieme alla campagna principale… anche se, a differenza ad esempio degli ultimi Divinity, Fort Triumph non prevede una divisione dei personaggi e, semplicemente, si gioca con due controller.
Fort Triumph quanto meno è bello
Sulla parte della realizzazione tecnica, il titolo fa senza dubbio una discreta figura. Si tratta ovviamente di un gioco che punta molto sulla semplicità, e lo si nota soprattutto nella mappa e all’interno della città, dove sembra di trovarsi davanti ad un titolo vecchio stampo.
Non tanto per la bassa qualità dell’immagine in sé, quanto più per lo stile che oserei definire minimalista ed i colori un po’ spenti. Passando però alla fase di combattimento a turni, Fort Triumph si mostra davvero in tutto il suo splendore.
Pur non mostrando particolari animazioni ambientali, gli scontri sono gradevoli, con una visuale isometrica dall’alto che nasconde gli elementi quando rischiano di bloccare la vista e una telecamera che non solo ruota liberamente ma ci permette anche di zoomare a nostro piacimento.
Lo stile fumettoso è azzeccatissimo per il tipo di gioco ma soprattutto per lo stampo umoristico che gli si è voluto dare, con dialoghi che, sebbene talvolta durino forse un po’ troppo, si leggono tutto sommato volentieri e strappano quantomeno un sorriso. Fort Triumph si caratterizza quindi per uno stile spiccatamente fantasy, ma riesce a stemperare leggermente facendo sapiente uso delle storie dei suoi personaggi.
Passando alla musica e agli effetti sonori, anche qui il titolo non sa se è il caso di eccellere oppure no. Le musiche orchestrali sono davvero molto belle e sono perfette per la tipologia di gioco, tant’è che la firma è quella di Marco Valerio Antonini, compositore italiano che ha iniziato proprio con questo titolo il suo inserimento nel mondo dei videogame ma che sta proseguendo anche con Return to Nangrim.
Il lato negativo del comparto musicale è rappresentato però dalla musica che accompagna gli scontri, che è una ed una soltanto e che diventa ben presto davvero noiosa. Per il resto Fort Triumph è un titolo che, musicalmente, non stupisce e non delude…
Fort Triumph “è bravo ma non si impegna abbastanza”
Come ognuno di noi secondo i nostri insegnanti, anche gli sviluppatori ci hanno provato, ma apparentemente non abbastanza. Le tante buone idee sono state applicate in maniera non eccelsa e alcune meccaniche risultano un po’ anomale, dalla gestione della crescita del personaggio a quella fase esplorativa che nessuno ha pensato di spiegare.
Contando che Fort Triumph è uscito ormai da molto su PC, ci si sarebbe aspettato che, nel tempo, alcuni degli aspetti che già in passato erano stati fatti notare dagli utenti sarebbero stati presi in considerazione e rivisti. Tutto sommato ci troviamo comunque con un buon gioco per le mani, soprattutto per gli amanti dei combattimenti a turni e di questo particolare tipo di humor.
In ogni caso, per chi volesse provare con mano questo titolo, la versione per PC è presente dall’aprile 2020 sia su Steam che su GOG, mentre arriva oggi anche su tutte le console, ossia PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e Nintendo Switch.