Ieri in Cina non è stato un buon giorno per alcuni videogiocatori, si è spento infatti il server di Fornite. L’abbandono di questo titolo sul mercato cinese non è dovuto a causa di una scelta diretta di Epic Games, bensì per le politiche che il governo cinese ha voluto adottare contro i videogiochi online. Politiche di cui abbiamo già parlato e puoi leggere qui.
A quanto sembrerebbe infatti la nota software house non è l’unica che sta valutando di abbandonare il mercato cinese. Mercato divenuto troppo impegnativo sia a livello legale che non.
Fortnite dice addio alla Cina
Guardando la cosa con un occhio più attento, si può facilmente immaginare il clima che si è venuto a creare. Da una parte ci saranno i videogiocatori cinesi, un po’ delusi da questo addio (e sicuramente alla ricerca di metodi alternativi per giocare a Fortnite), dall’altra invece c’è Epic Games, un po’ meno triste di aver abbandonato il mercato cinese.
Questo è ovvio che accada a causa del fronte guadagni, un fronte ovviamente minato dalle leggi restrittive di cui sopra. Se non ci sono guadagni è logico, per una software house, abbandonare un mercato. E di esempi a riguardo se ne potrebbero fare moltissimi.
La software house ha tuttavia cercato di tenere incollato il videogioco al mercato cinese il più possibile, nonostante alcune skin venissero opportunatamente censurate o del tutto cancellate, limitando ancor di più i guadagni della stessa. La goccia che ha fatto traboccare il vaso tuttavia è un’altra.
Le ultime leggi introdotte dalla Cina sui minori in ambito videoludico, leggi che limitavano gli orari di gioco solo un ora al giorno nel fine settimana. Dopo quest’ultimo bastone fra le ruote, la casa di sviluppo ha preso il suo pupillo sottobraccio, ed ha deciso di salutare i nostri amici cinesi. D’altronde restare sarebbe stato illogico (cit. Spock).