Fortnite potrebbe intrattenersi in tribunale abbastanza a lungo da escludere i giocatori su iOS e Android per ben più di un’altra stagione. Il giudice Yvonne Gonzales Rogers non ha espresso un verdetto sull’ordinanza restrittiva richiesta da Epic Games, con la quale Apple sarebbe stata obbligata a rimettere il gioco su App Store. La Rogers ha invece ritenuto più opportuno sottoporre il caso a una giuria, aspettandosi il luglio del 2021 come prima data possibile. Le attese, dunque, potrebbero rivelarsi molto più lunghe di quanto i fan del battle royale si sarebbero auspicati.
Battaglia reale in tribunale
Il giudice definisce questa causa “affascinante”, in virtù della somiglianza tra il modello di business di Google ed Apple e le altre piattaforme su cui il gioco è tuttora disponibile. La Rogers ha definito queste ultime dei “giardini murati”, e le poche differenze viste nella severità di Apple mettono Fortnite in una posizione quantomeno particolare. Epic ha fatto causa ad Apple il mese scorso in seguito alla rimozione del gioco, una mossa a sua volta nata in risposta all’opzione di pagare direttamente Epic. Le argomentazioni in aula si sono spesso ripetute da allora; secondo Apple, il publisher “se l’è cercata” dopo aver espressamente scelto di violare le linee guida.
Serve una difesa Fortnite
Epic asserisce che Apple abbia perso il ruolo di innovatori ottenuto nel 2007 e nel 2008 rispettivamente con iPhone ed App Store. Secondo Katherine Forrester, avvocato di Epic, l’urgenza del caso è dovuta al fallimento dei negoziati tra Epic ed Apple. Sebbene il 30% destinato ad Apple nell’acquisto dei V-Buck sia “uno standard dell’industria”, stando al secondo legale di Epic Gary Bornstein il 63% dei giocatori di Fortnite su iOS non usano altre piattaforme. Impedendo ad Epic di avere un proprio store, Apple sta tagliando fuori una percentuale cospicua di giocatori. Il 60% dei giocatori attivi su iOS è venuto meno dopo la rimozione, e solo il 10% di loro gioca regolarmente.
Doppio standard
In merito ai pagamenti diretti, Epic ha notato che gli sviluppatori delle app non videoludiche come Uber o Amazon Prime Video consentono i pagamenti diretti, e che i videogiochi vengono considerati un business separato. La Forrester asserisce di aver “eliminato” la capacità di Apple di trattare le due cose come due prodotti separati, ma Rogers ha risposto che questo non impedisce ad Epic di aderire alla politica di Apple – al publisher “è stato detto di non poterlo fare, e l’ha fatto comunque”. Epic chiede ad Apple solo di poter rimettere Fortnite su App Store, ma il colosso della mela pretende ogni spesa dovuta alla diatriba giudiziaria, inclusi i guadagni diretti di Epic.