Fragile è una delle protagoniste femminili di Death Stranding, videogioco di Hideo Kojima rilasciato nel 2019 che, nonostante le diverse opinioni e l’accoglienza un po’ variegata dei giocatori per il suo particolare gameplay, è indubbiamente un grande successo unico nel suo genere. Interpretata da Léa Seydoux, Fragile è tanto enigmatica e all’apparenza chiusa in sé stessa quanto altruista e coraggiosa.
Nata in un mondo in cui non c’è più speranza, dove avventurarsi all’esterno equivale a rischiare la vita, il suo unico reale interesse è garantire un futuro agli altri, anche a costo di perdere parte di quello che è.

Prende il nome dalla compagnia logistica fondata dal padre, la Fragile Express, di cui poi diventa capo una volta adulta, nel tentativo di portare avanti lo scopo della sua famiglia: riunificare l’America ed effettuando consegne proprio come il protagonista, Sam, fa per conto della BRIDGES, un’organizzazione misteriosa che opera a nome del bene comune.
Un ombrello e la passione smisurata per i criptobionti, piccoli esseri che è solita mangiare sia per gusto che per necessità (e offrire a Sam che puntualmente li rifiuta) sono i suoi segni distintivi, che fanno da cornice a una personalità velatamente spiritosa e che, date le circostanze, non ha molte occasioni di venire a galla.
Fragile, così come tante altre persone nate dopo il fenomeno del Death Stranding, possiede dei poteri chiamati DOOMS che le permettono di “saltare” da una dimensione all’altra e visitare la spiaggia, un luogo sospeso tra la vita e la morte in cui le anime rimangono stanziate e non riescono a passare oltre.
Fragile, ma non così fragile
Lo slogan che ripete più volte, e che riassume in breve la sua natura: non importa quanto dovrà sacrificare, non c’è niente che ritiene più importante del futuro che può garantire all’umanità, o quello che ne resta. Fragile mostra quanto poco il suo nome in realtà la rappresenti in diverse occasioni, ma specialmente quando, dopo essere stata fatta prigioniera e minacciata, sceglie di danneggiare il proprio corpo per salvare una città dalla bomba che le viene consegnata.
La vediamo sempre indossare una tuta che le copre tutto il corpo, mani comprese, proprio a causa di ciò che le è stato fatto: essendo venuta a contatto con la cronopioggia, che nel gioco accelera il tempo di ogni cosa che tocca, tutto di lei, tranne il suo viso, è invecchiato.

I suoi poteri inoltre la drenano delle sue energie, ma è sempre disposta ad aiutare Sam dove lui non può spingersi (se però scegliamo di chiederle una mano troppo spesso, rischiamo che ce lo rinfacci veramente). I piccoli esserini di cui si nutre le servono infatti per recuperare le forze dopo questi salti, un po’ come se fossero barrette energetiche. Non solo è coraggiosa e tende a sacrificarsi per gli altri, ma è anche buona abbastanza da perdonare i torti subiti e andare avanti.
Basta un poco di cronopioggia…
Se l’iconico ombrello da solo non bastava per farcelo immaginare, Kojima stesso ha rivelato che Fragile si ispira nientemeno che a Mary Poppins, e quest’associazione diventa più palese nei libri scritti da Hitori Nojima. Dal design particolare, l’ombrello non è soltanto un oggetto di stile, ma un dispositivo tecnologico che funziona da antenna e aumenta le sue capacità, già maggiori rispetto a quelle di Sam.
Oltre al nuovo design nel secondo capitolo, On the beach, sembra che Fragile abbia riottenuto il proprio corpo nello stato in cui dovrebbe essere, il che ci rende ancora più curiosi di scoprire come andrà avanti la storia. Ormai sembra che l’uscita sia molto vicina, anche se nel mondo di Death Stranding il concetto del tempo è molto relativo.