I rhythm game sono giochi molto particolari, che per riuscire al meglio necessitano di comandi semplici o periferiche dedicate; non è detto che la presenza di questi elementi tuttavia porti al successo, visto che altrettanto importanti sono lo stile e la soundtrack di questa particolare tipologia.
Se fino a qualche tempo fa su Nintendo i rhythm game erano presenti con alterne fortune, basti ricordare i mediocri Guitar Hero per Nintendo DS, la situazione sembra essere cambiata con l’avvento di Switch.
La libreria dell’ibrida Nintendo infatti è ricca di rhythm game interessanti: da Thumper al rilassante Deemo, l’hardware si è dimostrato particolarmente adatto al genere vista anche la presenza del touchscreen.
Proprio grazie al successo di altri titoli, i polacchi di Forever Entertainment si sono decisi a portare su Switch, Fred3ric, terzo capitolo di una serie interessante ispirata dalle composizioni del polacco Chopin.
Fantasia in fa minore
Già protagonista di un grande titolo come Eternal Sonata, stavolta il famoso pianista polacco si trova a combattere ancora una volta contro Zeitgeist, una macchina malvagia che pur di sconfiggerlo priva Chopin di tutto quanto gli è più caro, spingendolo ad attraversare varie epoche storiche (a bordo di una DeLorean!) per affrontare i più famosi compositori del passato, potenziati da innesti cibernetici volti ad affinarne le capacità.
Per chiunque abbia giocato ad uno tra Guitar Hero e Rock Band ai tempi d’oro di questi titoli, il gameplay sarà immediato e familiare.
Sullo schermo abbiamo un pianoforte con 7 tasti, corrispondenti ad altrettanti pulsanti sul nostro pad, con le note che scendono dall’alto e vanno “suonate” con il giusto ritmo.
Un gameplay semplice e collaudato, dove tuttavia semplice non significa facile dal momento che anche a modalità normale avanzare risulta abbastanza complicato.
Questo perché, nonostante fosse specificato nella prima schermata di caricamento, non mi ero soffermato sul suggerimento che ci dà il gioco, dicendo che è stato pensato per essere giocato con touchscreen e cuffie.
Quasi distrattamente ho premuto lo schermo per saltare l’introduzione e posso dire che dal quel momento in poi la mia esperienza con Fred3ric è mutata radicalmente.
Con le cuffie, che aiutano a seguire il ritmo e aumentando le dimensioni della tastiera il gioco è diventato immediatamente più semplice e divertente; pur mantenendo un giusto livello di sfida diventa più semplice perdersi nelle composizioni musicali prodotte dagli sviluppatori.
Per andare avanti è indispensabile una buona dose di concentrazione, per cui non bisogna farsi distrarre da quanto avviene sullo schermo.
I 9 livelli che compongono il gioco seguono tutti la medesima struttura: partono lentamente, per poi accelerare con l’avanzare del brano, fino a quando le nostre dita si troveranno a danzare in un vortice di note.
Anche se ci si potrebbe aspettare un aumento della difficoltà man mano che avanziamo di livello, così non è. Il livello di sfida è più o meno costante e tutti i livelli vanno affrontati con la giusta concentrazione.
Il gioco stesso mantiene un ritmo che definirei andante, con cutscene brevi e gradevoli che uniscono i vari capitoli e introducono alla battaglia contro i compositori che man mano verranno corrotti dalle macchine.
Lo stile cartoonesco è adattissimo all’atmosfera di gioco e alcuni nemici, come il Beethoven cyborg, sono veramente riuscitissimi.
L’elemento principale del gioco è la colonna sonora. Ciascun livello ci vede intenti a suonare un mix di composizioni famose dell’autore che staremo sfidando, attingendo da esecuzioni entrate nella storia delle musica come Mattino di Grieg o la celeberrima Nona Sinfonia di Beethoven, rivisitate in chiave moderna con un risultato piacevole sia per chi non è avvezzo alla musica classica, sia per gli amanti delle composizioni virtuose.
Il che ci porterà ancora di più dentro il gioco, a schiacciare i tasti del nostro pianoforte virtuale come un novello Chopin.
Talvolta, purtroppo, le scene che si svolgono sullo sfondo ci distraggono, rendendoci un po’ più arduo il compito; talvolta mi sono trovato a desiderare di avere uno sfondo neutro, che rendesse le note più visibili. Il che è un peccato, dato che lo stile visivo è delizioso.