Sviluppato da Molegato e Top Hat Studios e pubblicato da Limited Run Games, Frogun sembra uscito direttamente dal passato. Il primo impatto con i titoli di testa rievoca alla mente giochi come Croc, Ape Escape e tanti altri. D’altronde, l’intero titolo scommette tutto nel rievocare l’epoca d’oro della grafica low poly, dove bastavano pochi pixel per realizzare un’opera in 3D da incentrare completamente sul gameplay per garantire un forte impatto ludico. Noi abbiamo vissuto l’intera avventura di Renata sulla nostra Nintendo Switch e siamo pronti a condividere la nostra recensione! Pronto a padroneggiare la Frogun?
Frogun – poca storia ma tanta sostanza
Chi si aspetta una trama con Frogun resterà decisamente deluso. Il canovaccio narrativo è povero, surreale e anche poco approfondito. Impersoniamo Renata, figlia di una coppia d’inventori, archeologi ed esploratori di notevole fama e che non temono alcun rischio.
La famigliola è abituata ad agire insieme ma arrivati a un dungeon particolarmente ostico, decidono di lasciare Renata indietro e di partire da soli. I due, non torneranno più. Attesi tre giorni, la giovane Renata decide di andarli a cercare, prendendo la Frogun (invenzione dei suoi stessi genitori) e partendo così all’avventura.
La trama non regalerà particolari guizzi di genio ma si mantiene sul fantastico e assurdo. Basti pensare che la Frogun non solo parla… ma è anche il nostro mentore (è la pistola/rana che ci darà indizi al pari di un tutorial). Inoltre, la Frogun è anche il fulcro essenziale del gameplay (incentrato totalmente su di essa) ed è per questo motivo che il gioco ha il suo nome.
Ma cos’è la Frogun? Come è facilmente intuibile dal nome, si tratta di una rana a forma di pistola la cui potenzialità è quella di sparare la propria lingua agguantando nemici, blocchi, premendo pulsanti e appiccicandosi alle pareti fungendo da vero e proprio rampino e pratico strumento per spostarsi lungo i numerosi livelli.
Gameplay
Frogun è principalmente un platform in stile fortemente retrò con visuale regolabile ma fondamentalmente puntata quasi a volo d’angelo (quindi con visuale dall’alto). Lo dobbiamo ammettere subito, la telecamera non è sempre affidabile e neanche comoda – soprattutto nei livelli più strutturati. Spesso può diventare un ostacolo e in fasi concitate, tra trappole e nemici, può far perdere la pazienza. La struttura dei livelli non è complessa e ricorda la struttura di alcuni videogiochi del noto Super Mario (anche se Frogun pecca di poco coraggio), offrendo livelli fondamentalmente composti da grossi quadrettoni quasi in stile Minecraft.
Frogun è composto da una lunga mappa divisa a tappe, ogni tappa è un livello. Esistono tre tipologie di livelli: classici, di gara e i boss. I primi sono quelli in maggior numero e, suddivisi da macro aree che fungono da biomi, offrono una notevole sfida crescente, grazie anche al fatto che una volta morta… Renata dovrà ricominciare tutto dal principio (o dall’ultimo checkpoint raggiunto).
Non ci sono “vite” ma la protagonista è dotata di un determinato numero di colpi che può subire (inizialmente tre ma potranno essere ampliati). La nostra eroina è in grado di affrontare, grazie alla Frogun, la maggior parte dei nemici che, nonostante una riciclo generoso, riescono a variare la sfida.
Esistono nemici facili da uccidere, saltandoci in testa o acchiappandoli con la lingua della Frogun e lanciandoli contro una parete (o scaraventandoli giù o utilizzandoli come veri e propri proiettili contro altri avversari). Poi ci sono nemici leggermente più ostici che per essere eliminati richiedono di essere bersagliati da oggetti o altri nemici. Ci sono poi anche altre piccole eccezioni che lasciamo a te il piacere di scoprire.
Ma i livelli non sono solo nemici ma anche segreti da scoprire, monete da raccogliere e ovviamente, traguardo da raggiungere. Ogni livello ha una notevole serie di obiettivi secondari (l’unico primario è raggiungere la fine) come: raccogliere gemme verdi, raccogliere tutte le monete sparse nel gioco e trovare la pergamena (interessante elemento narrativo che approfondisce la lore del gioco). Vi garantiamo che è difficile ottenere tutto subito e quindi i livelli si prestano a una notevole rigiocabilità, soprattutto per i veri collezionisti.
Scoprire ogni anfratto segreto è una vera sfida per gli esploratori così come affrontare sfide sempre più complesse. E parlando di complessità, il secondo tipo di livello, quello definito della “gara”, ci vede letteralmente gareggiare contro uno sfidante avventuriero. In poche parole: dobbiamo completare il livello prima di lui. Niente di eccessivamente complesso se non fosse che non possiamo neanche sfiorare il nostro avversario altrimenti ci farà male… Questo diventa complicato, soprattutto quando i percorsi diventano singoli, stretti e già di per sé pericolosi. Insomma, questa tipologia di livello richiede pazienza e diversi tentativi.
L’ultima tipologia di livello è caratterizzata dai boss, quasi sempre maestosi e mai troppo complessi. Per batterli, basterà utilizzare la classica metodologia di memorizzazione dei pattern d’attacco. Purtroppo, in tutte le tipologie di livello, oltre alla telecamera, dovremo scontrarci col gameplay stesso. Bisogna prima di tutto abituarsi ad esso, non molto intuitivo e ahinoi, neanche troppo pratico. La Frogun punta direttamente nella direzione in cui guarda Renata e questo vi porterà spesso a sparare nella direzione errata. In caso di pareti vicine… significa spostarsi in direzioni indesiderate e spesso cadere in modo involontario…
Per fortuna gli sviluppatori hanno inserito la possibilità di mirare, tenendo premuto il tasto dorsale sinistro e facendo apparire un “laser rosso” che funge da vero e proprio mirino per la pistola-rana. Questo metodo, però, spezza il ritmo di gioco, arrestando letteralmente Renata… e questo, in presenza di nemici o in situazioni spiacevoli (come del pavimento cedevole) può causare altre morti involontarie. Chiariamoci, non è nulla d’impossibile ma è sinceramente scomodo.
Ma che bel cappello
Infine, nel gioco è presente anche il “cappellaio”, un bizzarro ometto che gestisce un vero e proprio negozio. Qui, in cambio di monete, potrete cambiare cappello, approfondire dettagli sui nemici, vedere la galleria e quant’altro. Una piccola aggiunta che inserisce anche cenni di personalizzazione (forse non necessaria ma sicuramente gradevole).
Grafica e sonoro
Graficamente, Frogun si difende bene, inserendosi tra i titoli che vogliono rievocare la generazione low poly e offrendo un colpo d’occhio nostalgico e ben riuscito. Certo, i nemici variano poco, così come i livelli, ma il risultato generale non è malvagio e, soprattutto in modalità portatile, non si segnala alcun calo o problema visivo.
Anche il sonoro rievoca il passato, con effetti gradevoli e mai invadenti. Le tracce sono quasi tutte orecchiabili, accompagnando l’esperienza in modo leggero.