Il mercato è ormai saturo di titoli roguelike, roguelite e giochi che mescolano questi generi ad altri, e Fusion Paradox da poco tempo ha fatto il suo ingresso in questo bacino. Siamo di fronte a un mix interessanti di generi, ovvero quello dei twin-stick shooter con quello dei roguelite, e anche se offre qualche meccanica intrigante, questo titolo non riuscirà a soddisfare tutti i giocatori, soprattutto quelli che cercano una buona profondità di gameplay.
Partendo dalla trama, Fusion Paradox ci farà vestire i panni di un agente speciale che lavora per un’agenzia investigativa del paranormale. Verremo attivati da un codice rosso e ci ritroveremo dentro l’agenzia, senza possibilità di fuga e con l’obbligo di scoprire quello che sta accadendo.
Infatti l’agenzia è sotto il giogo di una qualche entità energetica e tutti gli agenti sono impazziti, tutti tranne ovviamente il nostro eroe, il quale ha ricevuto l’abilità di spostarsi su vari piani energetici. Proprio su questa ultima parte verte gran parte del gameplay di Fusion Paradox.
Fusion Paradox: oltre il twin-stick shooter c’è di più?
Oltre che a combattere orde di creature paranormali utilizzando le meccaniche di fuoco dei titoli twin-stick shooter, dovremo anche saggiamente cambiare il nostro “stato” tra i tre disponibili. Questo cambio di stato è rappresentato da un colore su scarpe e braccia dell’agente, e per ognuno saremo in grado di compiere diverse azioni.
Alcune delle tantissime bocche da fuoco, che si sbloccheranno avanzando nel gioco in pieno stile roguelite, funzioneranno meglio con uno specifico stato, ma non è solo questo, anche alcuni nemici potranno essere visti o colpiti solo quando saremo in un determinato “colore”.
Per il resto Fusion Paradox funziona proprio come ci si aspetta: si avanza nei livelli, si distrugge tutto ciò che ci si para davanti, si schivano proiettili e attacchi nemici fino a quando non si viene sconfitti e si ricomincia dal principio. Il problema principale è che il combat system non risulta profondo e coinvolgente, nonostante le tante opzioni sbloccabili, e combattere orde di nemici rischia di annoiare presto, ma questo dipende molto da quanta profondità di gameplay si aspetta il giocatore.
Per cercare di spezzare un po’ il ritmo da twin-stick shooter, Fusion Paradox presenta anche degli enigmi ambientali da risolvere per poter avanzare nel gioco o scoprire segreti. Questi enigmi sono spesso molto semplici e non daranno nessun senso di sfida al giocatore, con annessa poca soddisfazione nel risolverli.
Fusion Paradox si impegna ma…
Questa recensione non vuole essere negativa sul titolo esaminato, ma solo portare alla luce quello che purtroppo affligge troppi titoli, ovvero la poca mancanza di personalità e di idee. Certo bisogna anche tenere in conto il budget a disposizione e la forza lavoro dietro questi titoli, e nel caso di Fusion Paradox anche l’intrigante mix tra twin-stick shooter, un genere poco di moda, e gli onnipresenti roguelite.
Il grosso del problema arriva proprio dal gameplay, che benché risulti responsivo e semplice da padroneggiare, non fornisce al giocatore un senso di soddisfazione, soprattutto dopo qualche ora di gioco, quando ci sembrerà di fare le cose a memoria, combattimenti inclusi.
Dal punto di vista grafico, lo stile cubettoso scelto per Fusion Paradox si sposa benissimo con l’ambientazione e l’atmosfera ricercata. Ottima anche la pulizia a schermo che, pure nelle fasi più concitate, riesce a risultare pulita e non creare ulteriore confusione al giocatore.
Se siete disposti a passare sopra alla poca profondità del titolo e cercate un gioco che possa divertirvi senza molte pretese, alzate anche di un punto il voto finale.