Eccoci arrivati con il consueto appuntamento del mercoledì con Genesi, la rubrica a cadenza settimanale di icrewplay.com con la quale, in maniera del tutto personale, vengono sviscerati i 10 giochi che in un qualche modo hanno rappresentato la storia del genere preso in esame.
Questa settimana è il turno di uno tra i più amati e diffusi del mondo videoludico: quello dei first person shooter, meglio noto con l’abbreviazione di “fps”.
Nato originariamente su pc, per via del felice sistema di controllo con mouse e tastiera, negli ultimi 15 anni grazie all’evoluzione tecnologica e lo sviluppo dei joypad sopratutto con l’introduzione delle levette analogiche ha trovato fortuna e terreno fertile anche su console, regalandoci titoli che sono entrati nell’olimpo dei videogiochi.
Prima di tuffarci in questo excursus storico, bisogna fare alcune doverose premesse: questa “classifica” prende in esame solamente i titoli giocati dal sottoscritto, su cui è possibile fare una disamina approfondita e dare un giudizio completo; in secondo luogo, diversamente da quanto spesso capita in situazioni simili, saranno presi in considerazione anche più titoli dello stesso brand, se questi hanno significato l’introduzione di un qualche elemento di novità rispetto al brand o anche solo se hanno avuto un forte impatto in ambito videoludico.
Stabilite le nostre regole di ingaggio, partiamo a razzo con questo personale omaggio al genere degli sparatutto in prima persona, partendo dalla posizione numero 10:
10. Titanfall 2
Cosa succede quando un gioco ben fatto, divertente e con spunti innovativi, si scontra con una non convintissima campagna marketing e di distribuzione? Succede che abbiamo esempi come Titanfall 2, ottimo sparatutto in cui abbiamo la possibilità di pilotare dei grossi mech in una campagna frenetica e completa (a differenza del primo capitolo). Realizzato da Respawn Entertainment, già responsabile dei Call of Duty fino al 2010, Titanfall 2 è un piccolo gioiello distribuito dall’amata/odiata Electronic Arts nel 2016: le sparatorie spettacolari si uniscono alle fasi più prettamente platform in cui dovremo guidare il nostro robottone all’interno di livelli ben studiati e che metteranno alla prova i nostri riflessi. In aggiunta, abbiamo un comparto multiplayer che saprà soddisfare anche i palati più esigenti.
Cosa manca al gioco per essere un must have? Beh, assolutamente nulla, e non si capisce in effetti come mai sia stato quasi snobbato da una fetta importante della community e per questo motivo molto difficilmente vedremo un terzo capitolo.
In ogni caso, se ne avete la possibilità andate a recuperarlo, se amate gli sparatutto e i giochi divertenti in generale sono certo che non vi deluderà.
9. Wolfenstein 3D
Parlando di “genesi” di un genere, nello specifico gli fps, è impossibile non citare quello che rappresenta senza dubbio il nonno di tutti gli esponenti del settore: Wolfeinstein 3D è il punto di partenza, prima del quale nulla esisteva. Visto ora, certamente, fa un po’ di tenerezza, ma quando uscì nel 1992 era qualcosa di mai visto, e la possibilità che quei geniacci di Id Software ci offrivano, ovvero girare per angusti corridoi e sterminare nazisti, fino all’epilogo in cui ci trovavamo di fronte nientemeno che la versione “robotica” di Adolf Hitler era per l’epoca un’esperienza assolutamente galvanizzante.
In qualunque classifica dei più influenti sparatutto della storia è impossibile assistere alla mancanza di Wolfenstein 3D.
8. Killzone 2
Se il primo Killzone, sviluppato da Guerrilla Games in esclusiva per PlayStation 2, aveva colpito per la componente tecnica ma aveva deluso dal lato gameplay, soprattutto per un sistema di controllo davvero ostico, con il secondo capitolo in esclusiva PlayStation 3 lo sparatutto futuristico che ci vede combattere gli Helgast ebbe un impatto davvero notevole: dal punto di vista grafico era uno spettacolo per gli occhi e questa volta era anche dannatamente divertente da giocare. In particolare, il “gunplay” è stato secondo me uno dei più riusciti e soddisfacenti che per anni si sono visti sulle console Sony; la sensazione dell’impatto dei colpi e le conseguenze sui nemici davano realmente la sensazione di trovarsi su un campo di battaglia. Oltre a questo, il contesto di gioco ti catapultava all’interno di un mondo che doveva essere liberato dalla morsa di un gerarca che per atteggiamenti ed efferatezza ricordava a grandi linee il regime nazista.
Killzone 2 non aveva nulla di clamorosamente rivoluzionario ma da giocare era una vera goduria, come pochi altri titoli del genere di quello stesso periodo.
7. Doom 2016
Del capostipite della serie avremo modo di parlare in seguito, qui ci concentriamo sul reboot del 2016.
In un periodo in cui il genere sembrava aver virato verso quello che va per la maggiore, quindi struttura open world, missioni primarie e secondarie, tatticismi ecc, Id Software sorprende tutti e tira fuori dal cilindro un altro dei suoi “conigli”, reinventando il genere riportandolo alle sue origini. Doom 2106 è una vera goduria per tutti gli amanti degli sparatutto old style, perché è frenetico, perché richiede rapidità di pensiero ed esecuzione, perché è un trionfo di esplosioni, sbudellamenti, caricatori svuotati addosso ai vari demoni e perché, grazie all’ispirato level design, costringe il giocatore ad un continuo movimento, per non trovarsi ad essere da macello, soprattutto ai livelli di difficoltà più alti. Il tutto, accompagnato da una resa grafica di assoluto livello e senza nemmeno mezzo rallentamento.
Con il suo gioco, la software house creatrice del genere ha dimostrato che non necessariamente servono stravolgimenti per rendere appetibile un prodotto, ma che si può tranquillamente tirare fuori un titolo eccellente facendo (benissimo) quello che pochissimi stanno facendo. E la semplicità al potere ha consegnato Doom 2016 alla storia recente dei videogiochi.
6. Halo 2
Anche qui, del capostipite parleremo a breve. Ma come mai inserire questo capitolo due nella top ten dei 10 sparatutto che hanno avuto il maggiore impatto? Beh, oltre al fatto che il gioco, uscito per la prima Xbox, è assolutamente straordinario, per la prima volta rende popolare su console il multiplayer, grazie anche all’egregio lavoro sull’online fatto da Microsoft.
Se chi scrive non è mai stato un patito di multiplayer on line, è assolutamente innegabile l’importanza che in tal senso ha avuto Halo 2 su questa branca dei videogiochi, visto che fino a quel momento era appannaggio quasi esclusivo dei giocatori Pc.
Non solo multiplayer, comunque, ma anche una campagna più lunga, più profonda e più avvincente rispetto a quella del primo capitolo.
5. Halo
Un gradino più sopra è riservato a uno dei titoli d’esordio, nonché certamente tra i più iconici, della nuova console di casa Microsoft.
Halo fece la sua comparsa nel 2002 con l’ambizione di fornire spunti di innovazione nel genere. Operazione, questa, perfettamente riuscita perché per la prima volta in un fps avevamo la possibilità di guidare veicoli di diversa natura, dai normali fuoristrada armati di cannone fino “motociclette” voltanti, che fornivano importanti variazioni al gameplay e permettevano di affrontare i nemici in modi sempre diversi. A questo si aggiungevano scenari aperti che rappresentavano una netta inversione di tendenza rispetto a quanto visto fino a quel momento negli sparatutto, in cui ci si trovava a muoversi in scenari chiusi e spesso claustrofobici. Il tutto condito da un ottimo gunplay e una buonissima fisica che restituivano un ottimo feeling quando si crivellavano di colpi i Covenant, la razza aliena contro cui ci trovavamo a combattere.
Il primo titolo di Bungie è giocabilissimo ancora oggi, a distanza di oltre 18 anni e se ne avete la possibilità andate a recuperare la Master Chief Collection in cui troverete tutti i primi 4 capitoli della serie e soprattutto i primi due con un restyling grafico che mette i giochi in condizione di non sfigurare nemmeno oggi.
4. Half-Life
Ci avviciniamo alle zone “calde” della classifica, ed era impossibile non inserire a questo punto una vera e propria icona del genere: stiamo parlando di uno di quei titoli spartiacque, che hanno tracciato il solco tra quello che c’era prima e quello che è venuto dopo.
Nel capolavoro Valve vestiamo i panni di Gordon Freeman, ordinario scienziato in procinto di cominciare il suo primo giorno di lavoro presso la Black Mesa Research Facility, un complesso immaginario sotterraneo collocato nel New Messico e dentro il quale vengono svolti svariati esperimenti di natura non conosciuta, ma che hanno a che fare con la manipolazione della materia.
Proprio durante uno di questi esperimenti viene aperto una sorta di squarcio dimensionale che riversa all’interno della struttura una moltitudine di creature aliene molto pericolose dando vita da subito alla lotta del dott. Freeman per la sopravvivenza nel tentativo di raggiungere la superficie.
Con Half-Life, per la prima volta, la narrativa entra in maniera quasi violenta all’interno di un fps, dove fino ad allora gli eventi narrati in maniera abbozzata erano un semplice pretesto per giustificare la carneficina di nemici perpetrata dal protagonista. A questo netto cambio di rotta assistiamo fin dai primi minuti di gioco, con quella lunga introduzione cinematografica che accompagna i titoli di testa in cui vediamo il protagonista, che non dirà una parola per tutto il gioco, affrontare il lungo percorso che lo porta nella pancia di Black Mesa, ancora ignaro dei pericoli che lo attendono di lì a pochi minuti.
Il gameplay solido e la presenza di puzzle ambientali per superare alcuni livelli completano il quadro di un titolo che è entrato con pieno merito nella storia dei videogiochi.
3. Doom
Anche in questo caso la presenza di tale gioco in questa top ten è un dovere.
Se Wolfeinstein 3D è stato il primo esponente in assoluto del genere, è con Doom che gli fps conoscono la ribalta mondiale. Stiamo parlando di uno dei giochi più importanti di sempre, che per anni è stato usato come termine di paragone per i titoli prodotti in seguito: usare la frase “gioco alla Doom” era una prassi di metà anni ’90 per identificare un videogioco in prima persona in cui ci si muoveva all’interno di uno scenario (fintamente) 3d a sparare a qualunque cosa ci capitasse sotto tiro.
Il gioco vedeva protagonista un soldato, meglio noto come Doom Slayer, fronteggiare livelli pieni zeppi di nemici provenienti da un’altra dimensione in seguito all’apertura di una porta con gli inferi. Il level design prevedeva soprattutto spazi angusti in cui muoversi e corridoi in cui precisione e velocità di fuoco erano essenziali per sopravvivere.
Il gioco, nasce su Pc ma le conversioni non si contano e riguardano praticamente tutti le console casalinghe prodotte negli anni successivi.
Con Doom, Id Software ha consegnato al mondo un vero e proprio capolavoro, un titolo seminale che è giocabile ancora oggi a distanza di quasi 30 anni.
2. Bioshock
Se con Half-Life gli fps conoscevano per la prima volta il concetto di narrativa, con Bioshock questo concetto viene elevato all’ennesima potenza. Uscito nel 2007 per mano di quella Irrational Games capeggiata da Kevin Levine (già autore di System Shock 2) il gioco ci calava all’interno della claustrofobica e decadente Rapture, città sommersa creata nel 1946 dalla follia del magnate Andrew Ryan, desideroso di costruire una società perfetta, che non conoscesse i limiti morali, economici e sociali imposti dalla società convenzionale.
Il suo utopico progetto, dopo i primi anni di florido sviluppo, vide andare incontro ad una deriva che portò molti degli abitanti ad impazzire in seguito ad una serie di esperimenti scientifici e ad uccidersi tra di loro.
Il protagonista che anche in questo caso, come già capitato per Half-Life, è completamente muto, viene catapultato suo malgrado in questo contesto ormai fatiscente agli inizi degli anni ’60, quando ormai Rapture è mero ricordo di quello che fu. A farla da padrona sono i “ricombinanti”, esseri nati dall’eccesso di uso di sostanze chiamate plasmidi e in grado di conferire ai soggetti a cui vengono innestati una sorta di poteri speciali. Grazie anche a questi poteri, oltre ad armi da fuoco più o meno convenzionali, il protagonista deve farsi largo per cercare la verità celata dietro l’orrore che lo circonda.
Come detto, con Bioshock la narrativa, e nello specifico il modo in cui gli eventi sono raccontati, compie un grande salto in avanti rispetto al genere, consegnandoci un gioco memorabile dal punto di vista dell’ambientazione, della trama (raccontata nel dettaglio grazie ai personaggi secondari e ai numerosi nastri audio presenti nel gioco) e del gameplay, reso unico dalla combinazione di armi da fuoco e poteri speciali in grado di plasmarlo a piacimento del giocatore.
Il gioco ci pone di fronte anche ad una serie di scelte per così dire morali che influiranno sul proseguo della storia e soprattutto sul suo epilogo.
Quello sviluppato da Kevin Levine è un titolo assolutamente fondamentale per ogni amante non solo degli fps, ma in generale dei giochi fatti bene e soprattutto ben raccontati.
1. Half-Life 2
Siamo in cima, finalmente.
Dopo aver passato in rassegna i 9 titoli che, secondo il mio parare, hanno in qualche modo rappresentato il genere fps nella storia dei videogiochi, siamo arrivati a quello che personalmente considero ancora il suo punto più alto.
Con il seguito del primo Half-Life, Valve sconvolge letteralmente il settore dei videogiochi con un titolo di importanza fondamentale.
Dopo aver introdotto, nel 1998, il concetto di trama e narrativa negli sparatutto, la software house capeggiata da Gabe Newell rilancia implementando un motore grafico che non si era mai visto prima in un prodotto videoludico.
La fisica presente in Half-Life 2 ha rappresentato un vero e proprio punto di partenza non solo rispetto al genere, ma per quanto concerne il modo stesso di fare videogiochi. Il tutto, reso meravigliosamente bene grazie all’implementazione della gravity gun, una sorta di pistola in grado di muovere, spostare, lanciare gli oggetti a proprio piacimento, rendendola un vero e proprio elemento di game design.
Grazie alla gravity gun era possibile prendere qualunque oggetto interagibile nel gioco e scagliarlo contro i nemici (dalle casse, alle bombole esplosive fino a dischi dentati), i quali reagivano in una maniera così verosimile che fino a quel momento sembrava impensabile.
Oltre a questo, lo strumento era essenziale per superare anche qualche puzzle ambientale o crearsi strade alternative all’interno del gioco.
Da quel momento, l’fps non significava più solo il personaggio che si muove all’interno di un ambiente con delle armi e spara ai nemici, ma un protagonista che interagisce con l’ambiente stesso, utilizzandolo talvolta come arma, talvolta come strumento.
Come non parlare, poi, della realizzazione tecnica che al tempo della sua uscita era qualcosa di strabiliante e che ancora oggi, dopo 16 anni, fa la sua porca figura; o come dimenticare la ancora una volta ottima narrativa, che ci cala in un contesto in cui il mondo è completamente sconvolto dopo i fatti del primo Half-Life per farci ritrovare all’interno di una realtà distopica popolata da alieni che girano per le città e soldati appartenenti a un ordine che vuole governare il mondo con piglio autoritario.
Per me è tuttora impossibile descrivere a parole le sensazioni che provai addentrandomi per la prima volta nella spettrale Ravenholm o in una City 17 piena di insidie…
Se sei un amante dei videogiochi degno di tale nome e non hai mai giocato almeno una volta ad Half-Life 2 fatti un vero e proprio esame di coscienza! :)
In ogni caso puoi rimediare in qualunque momento, il titolo si trova su Steam ed è giocabile con praticamente qualunque Pc al momento disponibile sul mercato, anche se io l’ho giocato e amato sulla versione della prima Xbox.
Eccoci finalmente arrivati alla conclusione di questo episodio di Genesi, spero che la raccolta di fps da me considerati storici sia stata di tuo gradimento. Ti aspettiamo per la prossima puntata!