Sviluppato e pubblicato da Tonguç Bodur in sinergia con Eastasiasoft Limited, GENIE Reprise è un walking simulator incentrato sulla narrazione e afflitto, purtroppo, da diverse problematiche tipiche del genere e non solo. Noi abbiamo raccolto i frammenti di storie su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
GENIE Reprise e una storia da ricomporre
Tonguç Bodur non è nuovo al genere dei walking simulator narrativi e questo GENIE Reprise non fa altro che richiamare gli altri lavori dello sviluppatore con diverse e limitazioni, soprattutto ludiche. Se, infatti, in The Redress of Mira (qui la nostra recensione) c’era una parvenza di avventura con tanto di bruttissimi combattimenti ed enigmi ambientali di vario genere, qui… no.
Mancano anche le fasi, sempre old style e abbastanza imprecise, viste in Finding the Soul Orb (anche questo recensito) in stile sparatutto in prima persona. Infine, manca anche la sensazione di avventura lineare vissuta in Cions of Vega (e per i curiosi, non poteva mancare la nostra recensione).
Ma mettiamo l’aspetto ludico da parte per focalizzarci sulla trama. In GENIE Reprise la narrazione è una serie di testi corposi recitati quasi sempre in rima o comunque con una certa musicalità. Il tema è fiabesco e non per niente il tutto inizia con il classico “once upon a time”.
Il problema della narrazione è che quanto avviene a schermo, salvo alcuni scenari o le ambientazioni in generale, non combacia praticamente mai con la storia raccontata. Questo perché il nostro obiettivo è prevalentemente quello di ricostruire un cristallo raccogliendone i frammenti per poi “sbloccare” il capitolo narrativo di turno.
Se Cions of Vega non sorprendeva a causa di un intreccio lineare e palese, GENIE Reprise si rispecchia nella metodologia di The Redress of Mira solo che, se in quest’ultimo i libri e relativi wall text erano quasi facoltativi, qui no. Qui sono il perno principale della narrazione. Una narrazione di cui si fatica a seguirne il filo in quanto sembra, soprattutto in alcuni capitoli, quasi un’antologia sconnessa.
Ci sono elementi in comune a partire da Lula. Chi è Lula? Siamo noi. Ma il nostro scopo, la nostra storia, è tutta da svelare. E sì, alcuni spunti narrativi non sono male ma la modalità di fruizione stanca. Parliamo di 15 capitoli tutti con la stessa metodologia e dalla longevità tendenzialmente scarsa. Il problema è che sono capitoli che oltre a soffrire di coerenza e collegamenti tra loro, peccano anche di durata. Alcuni sono fugaci, altri sono eccessivamente prolissi. Alcuni troppo asciutti, altri enormemente arzigogolati. Infine… ci sono capitoli essenzialmente insulsi ai fini del canovaccio in sé.
Tirando le somme, la presenza stessa di rime, alcune forzate, fanno sembrare il tutto come un esercizio di stile e questa idea si rispecchia anche nel mondo di gioco, un susseguirsi di scenari sconnessi che sembrano fare a gara per chi è più stravagante.
Cammina e leggi
In GENIE Reprise, con scarso stupore, sarai occupato principalmente in due cose: camminare e leggere. Il tutto, a sua volta, racchiuso in momenti ben precisi e ciclici con pochissime eccezioni di scarso peso. Il tutto con un risultato ludicamente noioso e poco accattivante.
Prima di tutto, ogni capitolo è composto da un’area chiusa ma liberamente esplorabile e se la varietà estetica è notevole, quella ludica decisamente no. Il nostro scopo iniziale è quello di localizzare i frammenti di cristallo sparsi in giro per l’area.
Tali cristalli sono facilmente reperibili, in quanto segnalati da un fascio luminoso che si staglia fin nel cielo. Una volta raccolti tutti i frammenti l’indicatore a schermo si riempie e con uno spiacevole ritardo, riempito da un momento di vuoto ludico dove cammini un po’ a caso, chiedendoti chi devi aspettare… finché non si attiva la prima pedana.
Tali pedane luminose, che sono uno scempio estetico, sono il nostro secondo obiettivo. Prima devi trovarle e, a differenza dei frammenti, qui non c’è fascio luminoso alcuno ad aiutarti. Puoi solo andare di memoria ma, per fortuna, le aree sono quasi tutte piccole e semplici. Una volta salito sulla prima pedana, il personaggio si ferma e ti viene chiesto di centrare con un invisibile puntatore bianco il centro di un fascio di luce “accecante”.
Centrato il fascio di luce, la telecamera si fossilizza su un dettaglio insignificante dell’area e inizia la lettura automatica di un testo in rima. Finito questo, si sblocca la seconda pedana, posizionata in un’altra zona dell’area, e si riparte alla ricerca. Trovata la pedana, di nuovo, cerca il fascio di luce e vai di testo. Ripeti questo finché il capitolo non finisce. Infine, fai questo per 15 capitoli.
Come anticipato però, c’è qualche piccola aggiunta: enigmi ambientali. Questi sono pochi, brutti e semplicissimi. Niente di complesso, banalmente: gira delle statue che si vanno a bloccare da sole e apri un cancello. Tutto qua. Ludicamente GENIE Reprise è vuoto, una gita in scenari anonimi ancorati da una narrazione lenta e scoordinata.
E non è neanche una camminata esente da difetti. Ci è capitato più volte di ritrovarci incastrati nel suolo, costretti a ricaricare l’intero capitolo. Abbiamo anche visto elementi compenetrati malissimo tra loro e altri che appaiono in netto ritardo. E la cosa ironica è che… considerando che sono aree vuote, solitarie e noiose, questi bug rendono il titolo più “vivo”.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, GENIE Reprise regala alcuni scorci niente male… da lontano. Positiva anche la varietà di location, tutte abbastanza diverse tra loro: passiamo da cittadine dedicate alla pesca a boschi con funghi giganteschi e così via. Il problema è che, come già detto… sembra un esercizio di stile fine a se stesso.
Un esercizio anche discutibile visto che queste aree, viste da vicino, presentano un riciclo eccessivo di elementi (il primo capitolo ha edifici tutti uguali) e una cura del dettaglio scarsa e anonima. A questi si aggiungono i bug segnalati e delle animazioni decisamente discutibili.
Abbiamo visto rane saltare senza muovere le zampe… semplicemente spostandosi di peso roba che neanche su PlayStation 2. Chiudiamo il cerchio con una nota sui personaggi umani, da sempre una nota dolente dello sviluppatore: qui i soggetti sono pochi ma la bruttezza è tanto prepotente che può causare traumi.
Il sonoro si salva appena grazie a un doppiaggio niente male. Considerando anche il fatto che riesce a dare musicalità al testo rendendo le fasi di lettura meno passive e più coinvolgenti. Tolto il doppiaggio, le tracce sonore sono lente e quasi soporifere.
Da segnalare infine che il titolo non ha i sottotitoli in lingua italiana e questo è un problema non di poco conto. Questo perché essendo testi dotati di rima e ritmo, spesso il senso cede all’interpretazione e a vizi di stile che a chi non conosce l’inglese potrebbero sfuggire o risultare troppo criptici. E questo va a danneggiare, di fatto, una delle poche cose decenti del titolo.