Sviluppato da Hit-Point Co. e pubblicato da KEMCO, Genso Chronicles è l’ennesimo gioco di ruolo che va a inserirsi timidamente all’interno del sempre più vasto catalogo di casa KEMCO. Noi abbiamo indossato i panni di Light su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a impugnare la spada?
Genso Chronicles e l’ennesimo RPG fantasy nostalgico
Ormai abbiamo perso il conto del numero di giochi di ruolo con grafica nostalgica in pixel che vengono ormai mensilmente pubblicati da KEMCO. Si tratta di un’operazione massiccia e che vede la trasposizione in massa di tutto il vastissimo catalogo di giochi inizialmente pubblicati per mobile. Questa origine mobile ha sempre, in qualche modo, afflitto la natura stessa di questi titoli anche se, dobbiamo ammetterlo, Genso Chronicles è tra quelli che lo nasconde meglio, complice un’interfaccia più rozza e classica e meno, appunto, da mobile.
Nonostante ciò, Genso Chronicles soffre dello stesso problema degli altri titoli di KEMCO: si assomigliano terribilmente tra loro. A differenza di Jinshin (qui trovi la nostra recensione) che ha provato a emergere con l’atmosfera simil-feudo Giapponese, Genso Chronicles si va a confrontare direttamente col genere fantasy più puro: mostri e cavalieri.
Il protagonista di questa nuova e classica avventura fantasy è un tale di nome Light che dopo aver fatto un incubo dove veniva chiamato Night… si risveglia pronto per affrontare l’esame per entrare nell’esercito di Holos Over. Inutile dire che le prime fasi dell’avventura fungono da piccola e scontata introduzione dell’eroe di turno.
Come è ormai consueto nel genere, tale eroe è un abitante di un piccolo villaggio, nel dettaglio il Villaggio di Selka, che giura di proteggere. Ahimé, fallisce miseramente. Il villaggio viene devastato e il nostro eroe ha un esordio nell’esercito decisamente poco carismatico. In compenso, Light riceve una chiamata o meglio, si ritrova suo malgrado a scoprire i suoi “poteri”.
Una bestia guardiana lo reclama. Queste ultime sono l’elemento più intrigante del titolo, quello che prova a renderlo, timidamente, unico. Narrativamente il sistema è abbastanza classico, un po’ come nei film di Venom seppur con meno carisma e un humor molto più basilare e standard.
In linea generale la qualità della scrittura narrativa non è esaltante e si mantiene negli standard di casa KEMCO con personaggi abbastanza stereotipati e in parte prevedibili. Anche la trama fatica a decollare sorprendendo molto poco e lasciando un retrogusto da “si poteva fare di più”.
La via del guerriero
Genso Chronicles è un gioco di ruolo decisamente classico il cui primo impatto sembra già farci capire che è un titolo targato KEMCO. La grafica retrò in pixel, le interfacce standard, rigide e anche un po’ bruttine, la macro mappa che collega tutte le aree… questi sono solo alcuni elementi comune a tanti altri titoli simili.
Eppure, qui l’esplorazione della città è in stile Etrian Odyssey: tutto avviene per menù. Il negozio, la piazza, un luogo affollato, per accedere dovrai interagire con un semplice e intuitivo menù. Una volta scelto il luogo, a differenza di Etrian Odyssey, accederai a un’area piccola e chiusa con la classica visuale in 2D e a volo d’uccello tipica dei giochi di ruolo.
Inutile dire che questa versione striminzita dell’esplorazione va sì ad amputare le enorme aree vuote e riciclate tipiche delle città di molti altri titoli KEMCO ma, allo stesso tempo, rende il tutto estremamente più ridotto e meno continuativo. A questo punto era meglio sposare completamente il modello alla Etrian Odyssey inserendo solo artwork dei relativi personaggi in zona senza farci muovere in aree spoglie, tutte uguali e anonime.
In compenso, esplorare queste aree ci può permettere di raccogliere degli oggetti nascosti nei classici vasi o armadi, così come di leggere libri o interagire con personaggi secondari e non giocanti sparsi qua e là. Questi ultimi due elementi, in particolare, provando ad arricchire la lore del titolo senza però mai osare uscire dai binari classici del genere.
Anche in questo caso, analizzando l’aspetto meramente ludico, manca quel coraggio creativo che si era intravisto, seppur con tutti i suoi difetti, in METRO QUESTER (qui la nostra recensione per Nintendo Switch).
Il combattimento si svolge in modo simile ad Etrian Odyssesy, con i personaggi assenti sullo schermo e visibili unicamente da schermate con le loro relative statistiche. Equipaggiamenti e abilità sono abbastanza standard e si procede in modo automatico con un grinding richiesto e anche un po’ invasivo per essere al livello del boss di turno.
Per quanto riguarda i guardiani, a differenza dei personaggi “umani” agiscono da soli, sono liberamente interscambiabili e puoi anche decidere che tipologia di tattica in game fargli eseguire (sempre autonomamente). Si tratta di una forma di strategia abbastanza basilare e semplice oltre che randomica.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Genso Chronicles prova a suo modo a emergere dalla massa di titoli KEMCO, utilizzando una tipologia di artwork quasi sfumato, con un tratto più leggero. Il tutto accompagnato da una palette cromatica simil-acquerello che funziona in modo discreto.
Tale sforzo, però, viene completamente sfumato nell’atto ludico in sé. Pixel alla mano, tra esplorazione e combattimento, l’identità del titolo viene meno e qualsiasi area di gioco può facilmente essere confusa con un altro titolo KEMCO. Si salvano giusto, in parte, le battaglie per la loro tipologia diversa seppur poco originale.
Il sonoro è abbastanza classico con sonorità leggere e mai fastidiose o eccessivamente ridondanti. Buoni gli effetti sonori mentre le animazioni lasciando un po’ a desiderare. Da segnalare anche l’eccessiva velocità di movimento del personaggio nelle fasi esplorative.
Purtroppo, come da consuetudine, anche Genso Chronicles è orfano dei sottotitoli in lingua italiana il che, considerando la quantità di testo presente, è un peccato e può risultare un ostacolo a chi non mastica l’inglese. Infine, il titolo si difende discretamente bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se la natura portatile emerge con prepotenza.