Sviluppato da PortaPlay e prodotto da DON’T NOD Entertainment (i genitori di Life is Strange), Gerda: A Flame in Winter è un’avventura grafica fortemente incentrata sulle scelte e sulle relazioni tra i personaggi. L’opera di PortaPlay decide di trattare la Seconda Guerra Mondiale, inserendosi così in un catalogo vastissimo di opere ambientate nello stesso periodo. Ma Gerda: A Flame in Winter ha innumerevoli frecce al suo arco che riescono a farlo spiccare tra tanti. Noi abbiamo vissuto la storia dell’infermiera danese/tedesca sulla nostra Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Gerda: A Flame in Winter – un passato che fa male
Gerda: A Flame in Winter è ispirato a fatti reali. Siamo lontano da tutti quei giochi fanta-storici che hanno trattato la Seconda Guerra Mondiale nel corso degli anni e siamo anche lontani da titoli che provano a dire la loro schierandosi apertamente tra una fazione e un’altra. Gerda: A Flame in Winter è perfettamente posizionato nella zona più grigia, neutrale, possibile. Lo fa con una spietatezza storica e una fedeltà degli eventi lodevole. Ma procediamo con ordine. Siamo sul fronte danese in Danimarca, proprio nel periodo della sua occupazione, succube quindi della presenza tedesca. Una presenza che è mutata nel tempo e che ha visto il popolo danese da una fase iniziale di muta e sofferta collaborazione a fiamme di ribellioni. Fiamme nate principalmente dall’evolversi della guerra nel resto del mondo e che vedeva inclinarsi il potere della Germania. Questa evoluzione fu la spinta alla reazione danese che portò, ahinoi, più sofferenza di quanto immaginata. Siamo nel 1943.
In Gerda: A Flame in Winter noi impersoniamo Gerda, un’infermiera, figlia di madre danese e padre tedesco. L’equilibrio della sua stessa famiglia, come accuratamente documentato all’interno dei documenti presenti nel menu di gioco, è sempre stato in bilico ma subisce un brusco declino proprio dall’arrivo dei tedeschi e dalla decisione del padre di Gerda di aderire al partito, schierandosi così apertamente a favore degli invasori. Il gioco d’equilibri però, non include solo la famiglia della ragazza ma si espanderà a macchia d’olio in una ragnatela di complesse relazioni costantemente in bilico e che rappresentano uno dei punti di forza dell’intera produzione.
Gerda: A Flame in Winter ha una storia drammatica, potente, dalla durata modesta (siamo tra le 6 e 8 ore a run) e dalla forte rigiocabilità. Ti basti sapere che la vita di Gerda, forte di una tranquillità fittizia e dalla speranza di una guerra mondiale ormai agli sgoccioli, verrà frammentata, sminuzzata, messa alla prova in un susseguirsi di eventi dove, di scelta in scelta, sentiremo il peso dell’imprevedibilità umana. La miccia che farà esplodere il tutto sarà l’arresto del marito di Gerda da parte della Gestapo, accusato di aver collaborato ad atti di terrorismo ai danni degli occupanti. Occupanti che, ricordiamo, in risposta ai moti di ribellione danesi, decideranno di virare verso un’occupazione di tipo militare, dal pugno duro. E quindi no, la guerra per Gerda è più vicino di quanto temesse ma nel suo piccolo, con le sue scelte, può ancora fare qualcosa per chi ama e per il suo paese.
Gameplay
Il gameplay di Gerda: A Flame in Winter può sembrare, all’apparenza, abbastanza semplice. Noi controlliamo Gerda e nelle fasi in cui potremo muoverla, avremo a disposizione piccole zone in cui spostarci liberamente con una visuale prevalentemente dall’alto. Ci saranno oggetti da raccogliere e altri utili ad approfondire la storia del gioco e i personaggi del cast (quasi tutti ben realizzati e coerenti). Studiare bene i luoghi, decidere quando utilizzare un oggetto o a chi consegnarlo, può cambiare il corso degli eventi. Bisogna quindi prestare molta attenzione e ponderare bene ogni singola mossa. Le scelte avverranno a schermo su una base di più risposte tra cui decidere di volta in volta. A tal proposito, siamo lieti di annunciare che il gioco è interamente sottotitolato in italiano (basta selezionare la nostra lingua nel menu delle impostazioni).
A evidenziare ancora di più l’importanza data alle scelte, ci sarà sempre a schermo (nella parte destra) un sistema non invasivo di punteggio legato al grado di fiducia conquistato da gruppi e persone. Nello specifico, si tratta di un vero e proprio sistema di relazioni il cui valore è identificato in valori numerici (più è alto il valore, più forte è il legame e viceversa). Qui troveremo le fazioni coinvolte (danesi, tedeschi, occupanti e ribelli) ma anche i personaggi principali e secondari la cui presenza a schermo può essere influenzata dalle nostre imminenti azioni o influenzare il corso degli eventi in corso. Il gioco, inoltre, inserisce una piccola bandiera vicino a ogni immagine del personaggio attualmente coinvolto nella scena a indicarne l’appartenenza e quindi anche la possibilità d’influenzare (positivamente o negativamente) anche la sua fazione/paese. Come detto più volte, a seconda delle nostre azioni, il valore delle relazioni aumenta o diminuisce. Per fare un esempio pratico, nel prologo, Gerda deve decidere se far portare la valigia al suo ragazzo, al padre o tenerla lei. Se sceglie il ragazzo, la relazione con questi aumenterà di un punto ma d’altro canto, il padre, rimasto male, subirà un meno uno alla relazione con la figlia (che però potrà provare a risollevarlo con un tentativo fortuito… anche detti Chance Rolls).
I Chance Rolls, sono veri e propri “tiri fortunati di dadi” sono una sorta di ultima spiaggia che, in caso negativo, possono portare a conseguenze nefaste. Letteralmente, si affida la sorte al caso, al lancio di un dado (questi anticipa già una sua possibile risoluzione grazie al proprio colore come il verde, che assicura quasi la buona riuscita del tiro o, al contrario, il rosso che fa presagire un quasi sicuro fallimento. Infine il giallo/arancione, che è l’ignoto totale e imprevedibile). Il dado, per fortuna, può essere influenzato dal possesso di determinati oggetti o dal valore di Mental Energy a disposizione della stessa Gerda. Il Mental Energy è suddiviso in tre punti: compassione, intuizione e arguzia. Questi possono essere accumulati dalle nostre scelte e spesi in altrettante scelte (ovviamente in base agli eventi dove, ad esempio, può servire maggiore compassione per far breccia anche in personaggi a noi poco legati). Il loro utilizzo però, non deve portare a un abuso. Come detto, sono “spendibili”, è quindi una risorsa limitata che può sì aiutarci a influenzare un determinato evento ma dall’altro lato, alcune volte, basta semplicemente conservarsi un valore alto di un determinato punteggio per assicurarsi o un lancio di dadi vincente o un dialogo di un determinato tipo.
Il giocatore è chiamato costantemente a decidere cosa fare non solo nella scelta dei dialoghi e quindi nella gestione dell’intricata e costantemente imprevedibile ragnatela di eventi e relazioni, ma anche nella gestione dei “punti” di Gerda, sua arma “vincente”. E bada bene, le virgolette intorno alla parola “vincente” non sono un caso. Vincere un tiro di dadi in un evento che a te può sembrare giusto, può comunque portare a una perdita. Questo perché il gioco non dissemina briciole di pane verso un determinato risvolto narrativo. Tutt’altro, s’impegna per mantenerti in costante allerta, nel metterti su schermo l’imprevedibilità e l’incoerenza dell’essere umano. Gli schieramenti stessi sono immersi in un grigiume con sprazzi di luci e ombre che rendono difficile un’alleanza totale.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Gerda: A Flame in Winter fa una scelta artistica che regala un impatto visivo gradevole. Un po’ come 11-11: Memories Retold, vira su scenari ad acquerello con dettagli sfumati. In realtà la scelta stilistica avvicina il videogioco alle opere pittoriche di artisti danesi come I Pittori di Skagen, ad esempio. E sì, graficamente il gioco riesce a difendersi bene contribuendo anche a regalare attimi di inevitabile angoscia. Dove pecca, sono le animazioni che risultano legnose e poco naturali. Da evidenziare anche l’estetica dei personaggi che sono praticamente privi di espressione (se non fosse per il mini baloon/artwork) e che potrebbe minare il coinvolgimento con quanto accade a schermo. Il sonoro è molto buono, non invadente e ben implementato con il resto del prodotto, contribuendo a offrire la giusta atmosfera agli eventi a schermo.
Ultima nota per la versione Nintendo Switch del gioco che si difende egregiamente soprattutto in modalità portatile. Da segnalare inoltre la possibilità d’intervenire sulla grandezza dell’interfaccia e quindi dei caratteri (inclusi quelli dei dialoghi). Questo va a potenziare e personalizzare ulteriormente l’esperienza portatile che ben si sposa con la tipologia di gioco.