Ne abbiamo già parlato tante volte in questi mesi: in un settore videoludico non esattamente florido di idee, spesso il ritorno ad un passato glorioso costituisce una soluzione da tanta resa con poca spesa. Se fino ad ora il tutto si risolveva spesso con remastered e remake, la tendenza più recente è quella di proporre titoli molto vicini a quelli che avremmo potuto giocare negli anni ’90 in un’affollata sala giochi oppure nella nostra cameretta tra un pupazzo delle Tartarughe Ninja e un poster di Hulk Hogan.
Questa scelta ha riportato in auge serie come Fatal Fury o Double Dragon, così come le stesse TMNT o Karate Kid. Niente di strano quindi che prima o poi qualcuno avrebbe pensato ad una delle serie più iconiche del periodo a cavallo tra anni ’80 e ’90, ovvero gli americanissimi GI Joe che per noi diversamente giovani sono degli amati pupazzetti e una serie a cartoni animati la cui sigla è rimasta indelebile nella nostra memoria.
La storia dei GI Joe parte in realtà da lontano: il termine viene utilizzato per la prima volta durante la Seconda Guerra Mondiale in una striscia di fumetti, per poi essere ripreso negli anni ’60 per la creazione di un pupazzo (contraltare maschile di Barbie), per cui venne coniato il termine action figure. Da un punto di vista prettamente sociologico, la linea di GI Joe è stata la prima a superare qualsiasi discriminazione di tipo razziale o sessuale; già negli anni ’60 erano presenti personaggi di colore e soldatesse.
Sempre da una costola di questa serie nacque un personaggio molto famoso, specie negli anni ’90, e altrettanto avventuroso: Action Man, in origine la versione britannica dei Joe. Col passare degli anni, con l’avvento della Guerra del Vietname la crisi energetica e del petrolio, Hasbro si vide costretta ad eliminare riferimenti militari realistici e a rimpicciolire le dimensioni dei pupazzi, rivedendo l’intera line-up negli anni ’80. Il resto, come si suol dire, è storia di un successo che dura ormai da più di 40 anni.
All’attacco GI Joe, per difendere la Terra
Cosa può succedere in un videogioco sui GI Joe se non uno scontro tra i nostri eroi e i terroristi Cobra? Nulla di diverso, per l’appunto e quindi il filmato iniziale ci mostra un classico scontro tra le due fazioni che funge anche da sigla (diversa da quella dei cartoni animati) e ci introduce nel mondo dei Joe.
Poco dopo scopriamo che Cobra Commander, leader dei terroristi, ha minacciato per l’ennesima volta il mondo libero rubando i principali monumenti del pianeta, per dimostrare la forza del suo piano da attuare insieme al suo braccio destro, ehm, Destro. Non ci rimane dunque che scegliere uno tra i quattro Joe più famosi (Duke, Snake Eyes, Scarlett e Roadblock) e buttarci nella mischia lungo i 12 livelli che compongono l’avventura creata da Maple Powered Games
Alla tregua dite no (o gameplay se preferisci)
I personaggi selezionabili si differenziano per piccoli ma interessanti particolari: innanzitutto sulla base delle classiche categorie forza, agilità e resistenza, ma anche per come sono in grado di combattere le orde di Cobra. Snake Eyes potrà evocare il suo amico lupo per attaccare i nemici, Duke farà esplodere tutto quanto si trova sullo schermo e via dicendo.
Questo per quanto riguarda gli attacchi speciali, per lanciare i quali dobbiamo riempire un’apposita barra tramite l’azione su schermo; il gameplay in tal senso è stato un po’ svecchiato rispetto a quello classico degli anni ’90. Infatti abbiamo un tasto dedicato agli attacchi leggeri e uno per gli attacchi pesanti, che potremo ovviamente combinare, più un interessante sistema di parate e schivate.
Considerato il numero soverchiante dei nemici, attaccare a testa bassa non sempre sarà premiante, per cui è opportuno capire quando parare i colpi nemici considerato anche che facendolo con il giusto tempismo potremo anche contrattaccare. In mancanza di un comando dedicato alle prese, quando i nemici sverranno potremo raccoglierne i corpi per lanciarli contro gli avversari.
Stranamente, non tanto in effetti per un picchiaduro a scorrimento, i nostri GI Joe non sono armati (tranne per la katana di Snake Eyes) e si limiteranno a raccogliere sporadicamente le armi trovate da terra, da utilizzare fino ad esaurimento munizioni. Armi che nel complesso del gameplay non funzionano benissimo; se attiveremo la corsa dei personaggi, inspiegabilmente ci cadranno di mano, e la loro efficacia è limitata nonostante una buona varietà.
Complessivamente, comunque, siamo in presenza di un titoloold school, in cui avanzeremo lungo dei corridoi pieni di una discreta varietà di nemici che dovremo superare per raggiungere il boss di turno, scelto tra antagonisti classici come il Maggiore Bludd o la Baronessa.
A garantire una discreta giocabilità vi sono alcuni bonus sbloccabili raccogliendo in giro floppy disk lasciati a terra dai nemici, tra questi la possibilità di sbloccare alcuni personaggi segreti (ma mica tanto) come Gung Ho e Ripcord, mentre altri sono attesi con i prossimi DLC così come la possibilità di giocare in multiplayer online.
Segnali di stile: grafica e sonoro
I livelli che compongono Wrath of Cobra scorrono in maniera piacevole, per una durata complessiva che si attesta intorno alle 2 ore e lo rende un titolo longevo per il suo genere. Gli ambienti in cui ci muoviamo pur essendo vari, tendono ad essere ripetitivi ed in parte vengono salvati dalla varietà di nemici da affrontare, tra robot soldati, soldati volanti e giganteschi mech a forma di cobra umanoidi.
Il comparto visivo, in puro stile anni ’90, è piacevole da vedersi grazie ad una palette ultra colorata che sarebbe potuta tranquillamente uscire dalla Data East dei tempi d’oro. Anche le musiche di accompagnamento e gli effetti sonori, pur non essendo ripresi dai cartoni originali sono di ottimo livello e rendono godibile la partita.