Sviluppato da Bitwave Games e pubblicato da Clear River Games in sinergia con Sunsoft, Gimmick! 2 è un platform 2D vecchio stile nonché sequel dell’omonimo Gimmick!, titolo originariamente pubblicato per Famicom nel 1992. Noi abbiamo affrontato la nuovissima avventura del tondo e paffuto Yumetaro su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto per un platform molto colorato ma altrettanto difficile?
Gimmick! 2 nuove generazioni, stessi problemi
Come anticipato, Gimmick! 2 è il sequel diretto di Gimmick!, titolo per Famicom pubblicato nel 1992 di cui riprende tanto il gameplay quanto le fila narrative. Chiariamoci, la storia di Yumetaro, il piccolo protagonista yokai tinto di verde, non è chissà quanto complessa e funge da mero contorno per le vicende in sé. Nonostante ciò, gli sviluppatori ci hanno comunque offerto un breve incipit dove vediamo la protagonista, ormai adulta e madre, in compagnia di sua figlia, oltre che di Yumetaro stesso.
Purtroppo, la situazione del primo capitolo si ripete e il mondo reale viene invaso da una nuova e misteriosa creatura che rapisce la giovane ragazza, costringendo Yumetaro a entrare nuovamente in azione. Come avrai potuto notare, non c’è grande inventiva nella narrazione e anzi, ci si è limitato a ripetere quasi fedelmente le medesime situazioni dell’originale avanzando di una generazione. Nonostante ciò, non è il canovaccio narrativo a interessarci, anche perché è quasi del tutto assente.
Gimmick! 2 segue le orme del capostipite, tra l’altro arrivato in Occidente solo di recente grazie alla remastered intitolata Gimmick! Special Edition (qui un nostro approfondimento dedicato), concentrandosi completamente sul gameplay e migliorando soprattutto la fisica in game tanto di Yumetaro quanto della sua fidata e unica arma: la stella magica. Perché sì, Yumetaro è in grado di dar forma a una stella e di scagliarla contro i nemici. Ma bando alle ciance e andiamo subito ad analizzare il gameplay di Gimmick! 2.
Un platform nudo e crudo
Gimmick! 2 è un platform “fisico” in 2D di stampo classico incentrato sul superare una sequela di livelli suddivisi in aree e infarciti di nemici, boss ed enigmi ambientali tutti. Se il primo impatto con Yumetaro, la sua stella e il mondo colorato, possono avvicinare il titolo al mondo di Kirby, bastano pochi minuti per ripensarci amaramente. L’opera in esame non è affatto semplice e richiede impegno e attenzione sin dalle prime battute.
Come platform, infatti, richiede una precisione nel salto e un’attenzione alla fisica del gioco molto elevati. Yumetaro acquisisce velocità nei pendii e può quindi saltare più o meno in alto o lontano a seconda di quando decidiamo di saltare e di quanto spazio percorriamo prima del balzo. Allo stesso tempo, bisogna calcolare bene le distanze ed evitare di far “pattinare” Yumetaro sulle varie piattaforme. Piattaforme che a loro volta possono essere cedibili, apparire a tempo o svanire del tutto a seconda della loro composizione.
Una stella come amica
Ma, come anticipato, non solo Yumetaro ha una fisica da rispettare, ma anche la sua stella, elemento caratteristico dell’intero titolo. Tale stella, plasmabile a nostro piacimento, è una vera e propria arma oltre che elemento vitale per superare determinate zone. Per essere creata, richiede un breve lasso di tempo con tanto di script automatico di “creazione”. Questo per evitare di rendere Yumetaro troppo forte, considerando che puoi creare un’infinità di stelle seppur ce ne può essere solo una su schermo.
Se lanciamo una stella e proviamo a crearne un’altra, infatti, la prima verrà automaticamente distrutta. Bisogna tenere a mente le regole legata alla stella in quanto spesso dovrai concatenare eliminazione e creazione stellare per poter dar vita a una sequela di salti e rimbalzi notevole. Ma non solo, la stella può essere anche “cavalcata”, diventando piattaforma temporanea o utile slancio extra per alture altrimenti irraggiungibili. O ancora, puoi scagliare la stella in determinate sagome per attivare bottoni o sbloccare piattaforme.
Ed è sempre scagliando la stella che puoi eliminare quasi tutti i nemici su schermo. Ma dov’è la fisicità in game di tale elemento? Semplice: la stella rimbalza. Questo significa che in alcuni casi dovrai ben calcolare la direzione del lancio della stella per permetterle di rimbalzare e magari premere più pulsanti o eliminare più nemici insieme. E parlando di questi ultimi, in Gimmick! 2 sono estremamente coriacei.
Una volta individuato Yumetaro, daranno vita a inseguimenti folli con tanto di suicidi. Puoi, infatti, sfruttare il level design con rispettive trappole (come gli immancabili spuntoni) per liberarti dei vari nemici evitando così di dover plasmare e lanciare stelle col potenziale rischio di essere raggiunto e colpito prima del tempo. Se vieni colpito, Yumetaro subirà un danno vitale, se i punti vita finiscono, ripartirai dall’ultimo check-point. Questi ultimi sono di due tipi e, se entrambi oltre a curare l’energia vitale permettono anche di salvare il gioco, quelli rappresentati da un buffo mostriciattolo fungono anche da teletrasporto dando vita a utili scorciatoie.
A cosa serve tornare indietro in un livello lineare? Semplice: a raccogliere i collezionabili mancati. Questi sono racchiusi in grossi forzieri e non sempre sono facili da scovare, spesso richiedono interi percorsi opzionali. La ricompensa è raffigurata in elementi estetici per Yumetaro e la sua stella. Tutte cose che, per inciso, non danno vantaggi in game o bonus di alcun genere. Discorso diverso per l’altro collezionabile: gli adesivi. Questi sono essenziali per completare il 100% del gioco e sbloccare il finale segreto. Inutile dire che non solo allunga la longevità ma le sezioni ludiche per ottenerli sono tra le più difficili del gioco.
Concludendo, Gimmick! 2 è un titolo impegnativo che richiede attenzione e innumerevoli fasi trial and error che possono portare a momenti di acuta frustrazione (soprattutto nei livelli più avanzati) ma che regalano anche grande soddisfazione. Per cercare di essere quanto più accessibile possibile, il titolo offre anche una modalità “assistita” che rende l’esperienza leggermente più fruibile e meno punitiva ma permane comunque discretamente impegnativa e ugualmente appagante.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Gimmick! 2 offre un restyling coloratissimo e pulito, pienamente coerente col passato e allo stesso tempo, discretamente moderno. Nulla di inedito o estremamente dettagliato, ma i mondi risultano comunque pienamente godibili anche se l’attenzione è data più alla struttura dei livelli che alla loro originalità estetica. Buona la resa dei nemici, tra cui spiccano i boss e Yumetaro stesso, con animazioni fluide.
Il sonoro è un ottimo mix tra passato e moderno, con tracce inedite e altre rimodellate, il tutto per un’esperienza in bilico tra nostalgia e attualità che riesce a non diventare ridondante, accompagnando l’intera esperienza in modo gradevole e soddisfacente. Gradita la presenza dei sottotitoli in lingua italiana, anche se la mole di testa è discretamente bassa (se non nulla). Infine, Gimmick! 2 si difende egregiamente in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con bonus in più per quella portatile, particolarmente idonea per la tipologia di gioco.