Durante la tua adolescenza ti sarà capitato di imbatterti in film, cartoni animati o serie TV fantascientifiche ambientate in un futuro non molto lontano rispetto alla nostra epoca, in cui è possibile giocare ai videogiochi mediante delle speciali console futuristiche. Questi in genere sono stati definiti videogame virtuali: per giocarci infatti non basta altro che indossare un casco o uno speciale visore che si connettono al nostro sistema nervoso. Grazie a questa connessione tra l’essere umano e la IA, è possibile entrare a far parte di un mondo completamente digitale. All’interno di questo universo non ci sono limiti al possibile: si può essere chi si desidera, avere poteri illimitati e interconnettersi in tempo reale con gente proveniente da ogni parte del pianeta.
Un esempio abbastanza recente può essere il noto bestseller Ready Player One, la meravigliosa opera cinematografica creata da Steven Spielberg tratta dall’omonimo romanzo di Ernest Cline. Sebbene la tecnologia in questi ultimi anni stia facendo passi da gigante, siamo ben lontani da crearne una così tanto elaborata e che non comprometta la salute dell’uomo. Ma nonostante questo enorme distacco tra la nostra realtà e quella del film in questione, ci sono alcune aziende che credono talmente tanto nella realizzazione di questo sogno, da provare ugualmente a cimentarsi nell’impresa.
Molti ingegneri e specialisti del settore, attualmente sono a lavoro per affinare l’approccio tra uomo e realtà virtuale. Nonostante ci siano in commercio visori abbastanza validi e che gli stessi siano alla costante ricerca del miglioramento, le aziende leader non demordono sulla questione. Sembrerebbe infatti che l’intenzione di sviluppare macchine capaci di supportare una tale tecnologia sia più viva che mai, anche se al momento la fase sperimentale è ancora in elaborazione. Però riflettiamo: qualche anno fa sarebbe stato quasi surreale pensare di poter essere proiettati direttamente in un videogioco, dico bene? Oggi invece abbiamo un visore chiamato Oculus Quest, che ci permette di vivere un videogioco in prima persona. Questa versione è stata migliorata e incrementata nelle sue capacità e caratteristiche tecniche rispetto ai vecchi visori VR, in quanto chi lo indossa può godere di una visuale in alta definizione e di una framerate impeccabile. Nonostante siano ancora necessari i comandi manuali per l’utilizzo, l’emozione che dona al giocatore, che si sente immerso nel suo gioco preferito non ha eguali. Siamo ancora lontani da Ready Player One, questo è certo; ma sperare nelle buone intenzioni degli esperti in questo caso non sarebbe una cattiva idea.
Secondo alcuni studiosi, per una tecnologia paragonabile a quella di James Halliday servirebbe un apparecchio molto potente che riesca a captare in modo pulito tutti gli stimoli che il nostro sistema nervoso manda al cervello. In questo caso servirebbe creare un canale che trasmetta i nostri piccoli impulsi elettrici direttamente all’interno di una CPU capace di decifrarli. Affinché la macchina funzioni basterebbe iniettare direttamente nel cervello dei piccoli sciami di elettrodi. Questa soluzione infatti aumenterebbe le capacità cognitive del soggetto, aiutandola a captare meglio i nostri segnali.
Stando a queste dichiarazioni la cosa sembra molto più realizzabile, non credi? Anche se per il momento dobbiamo accontentarci di tenere tra le mani un controller o un mouse, sappi che la realizzazione di questi progetti non è del tutto da escludere, dato che le teorie sono già state elaborate. Chissà, un giorno forse questa scienza diverrà realtà e presto potremmo interfacciarci anche noi in una Oasis, creare il nostro Avatar e affrontare sfide folli e cariche di adrenalina.
In tutta onestà credo che non c’è mai limite alla tecnologia, considerando che si tratta di una materia in continua evoluzione. In media una macchina invecchia dopo appena 6 mesi, proprio perché gli ingegneri nel corso di questo apparente breve tempo, ne sviluppano una migliore. Per cui non do per spacciato questo sogno. Forse ci sarà da attendere ancora molto, ma prima o poi sono sicuro che riusciremo ad avere in casa un dispositivo simile. In fondo sperare alle volte non costa nulla.
Secondo me è possibili una tecnologia possibile anche se siamo davvero lontani.
anche perchè il problema sta nel connettere sensazioni, stimoli e full immersion