Mi piace quando aziende come Sony, Nintendo o Microsoft, organizzano eventi per presentare, promuovere o mostrare semplicemente quello che sarà il futuro, nel breve o lungo periodo, dell’industria videoludica. Credo che piaccia anche a te vedere nuovi trailer, nuovi gameplay o nuovi giochi in generale, soprattutto se legati alla tua piattaforma di riferimento.
Nell’articolo di oggi ripercorrerò insieme a te tutto quel che riguarda gli State of Play di Sony, prendendo in considerazione i mesi e gli eventi legati alla nuova generazione di console; quelli insomma in cui sono state mostrate tutte le novità legate ai giochi di PlayStation 5, il tutto per cercare di trovare risposta a una domanda piuttosto semplice ma che mi sono fatto molto spesso in questo periodo: gli State of Play sono stati così efficaci da giustificarne l’esistenza o si sono rivelati degli eventi del tutto superflui per quanto concerne la comunicazione di Sony verso i suoi utenti?
Partendo proprio dal mese di lancio della PlayStation 5 vediamo quello che è stato il primo State of Play next-gen vero e proprio, e cosa da allora a oggi è cambiato – se è cambiato – nelle strategie comunicative Sony.
State of Play novembre 2020
Quello dello scorso novembre si può praticamente definire come uno spettacolo messo su per spingere, come se ce ne fosse stato bisogno, il gioco che più di tutti ha incarnato lo spirito della nuova generazione di console targate Sony, che punta naturalmente al futuro senza disdegnare affatto il passato. Parlo naturalmente di Demon’s Souls, il remake del gioco FromSoftware portato a un nuovo livello di splendore dai ragazzi di Bluepoint Games.
Beh, non si può certo negare la bontà del progetto, riuscito talmente bene da generare numerosissimi rumor e indiscrezioni che vogliono una possibile acquisizione di Bluepoint da parte di Sony. Per quanto riguarda l’evento, questo è stato davvero molto seguito e uno dei meglio riusciti grazie anche all’imminente lancio di PlayStation 5. Dopo questo ci sono stati due mesi di pausa e si arriva a febbraio 2021 con una line up next-gen sicuramente di livello ma comunque povera di titoli e informazioni certe.
Lo State of Play di febbraio non è stato affatto povero di annunci, la quantità di ottimi titoli mostrati è stata davvero grande ma niente di titoloni come God of War o The Last of Us, e in effetti l’unica vera novità in casa Sony è stata la notizia dell’imminente chiusura di Sony Japan Studio.
Da parte sua la casa giapponese ha certamente mostrato molto di più, a differenza di quanto fatto da Nintendo e Microsoft ma, dopo tre mesi di Playstation 5 e le concorrenti agguerrite e forti di acquisizioni notevoli (vedi Bethesda) il pubblico comincia a volere più di semplici trailer o finestre di lancio che vagano dal presto in arrivo al prossimamente.
Complice poi un marzo molto complicato, senza la presenza di eventi dedicati a presentazioni o annunci e con un show organizzato in pompa magna da Bethesda e Microsoft con il loro round-table, il malcontento di una parte dell’utenza Sony comincia pian piano a manifestarsi, sempre più insistentemente.
Marzo complicato, aprile invece?
Aprile dovrebbe essere il mese del riscatto e in effetti viene mostrato Ratchet and Clank Rift Apart e questa volta niente trailer o piccoli stralci di video in game, ma un corposissimo gameplay di ben 15 minuti, per mostrare uno dei titoli su cui il colosso giapponese pone maggior fiducia, sia perché esclusiva, ma soprattutto perché next-gen. Lo State of Play però, per quanto sia Ratchet and Clank un titolo validissimo, si dimostra un evento ben al dì sotto delle ormai altissime aspettative degli utenti.
Gli altri titoli (2 soli indie) mostrati all’evento sono stati Subnautica Below Zero e Among Us, che per quanto buoni o validi non sono certo qualcosa che rimane impresso nei cuori dei videogiocatori.
Horizon Forbidden West e lo State of Play di maggio
A maggio Sony decide di metter le carte in tavola mostrando anche in questo caso un corposo gameplay di 14 minuti del titolo forse più atteso da tutti i fan del colosso giapponese: Horizon Forbidden West si mostra quindi con un vero e proprio evento dedicato e forse questa scelta paga meglio di quanto fatto in precedenza in termini di comunicazione. Infatti questo è stato lo State of Play più seguito (in diretta) dal pubblico.
In only 3 hours Horizon Forbidden West is already the most watched State of Play ever for a PlayStation Studios game
Horizon FW – 2.3m
Demons Souls – 2.2m
Ghost of Tsushima – 1.9m
The Last of Us Part II – 1.5m
Ratchet and Clank Rift Apart – 960kIncredibly impressive @Guerrilla pic.twitter.com/CoMltvCCY8
— Benji-Sales (@BenjiSales) May 28, 2021
Andando poco più avanti, l’assenza – già annunciata – all’E3 di giugno si fa comunque incombente sulle strategie comunicative di Sony. La fiera dell’elettronica 2021 non è stata poi granché, si potrebbe anzi definirla piuttosto piatta e poco innovativa, tranne che per una parentesi: i circa 90 minuti di Microsoft e Bethesda sono stati un successo mai riscontrato prima nella storia videoludica della casa di Redmond, ben 30 giochi presentati con tanto di finestre di lancio ben definite che coprono circa i 18 mesi a venire e la bomba atomica vera e propria, la possibilità di giocarli al day-one grazie al Game Pass. Titoli come Starfield ( in esclusiva) S.T.A.L.K.E.R 2 (esclusiva 3 mesi console) e Forza Horizon 5 hanno davvero colto nel segno coinvolgendo pubblico e critica in entusiastiche reazioni.
E Sony che fa?
Sony è sembrata assistere impassibile ai continui “attacchi” della concorrenza. In fatto di strategie comunicative Microsoft ha sfoderato gli artigli, frutto di politiche aziendali adottate molto tempo addietro e che solo ora cominciano a manifestarsi in maniera chiara e insistente. Si attende la risposta di Sony, la quale arriva con annunci che in molti si aspettavano fossero “diversi”: il rinvio delle finestre di lancio di Horizon Forbidden West e God of War Ragnarok a data da destinarsi (2022) non hanno fatto altro che aumentare il malcontento tra gli utenti. A peggiorare la situazione si aggiunge poi l’annuncio che Gran Turismo 7 e God of War saranno titoli cross-gen.
In ogni caso non ci si ferma una attimo e già si è arrivati a poche ore fa, quando dopo aver assistito al quinto State of Play in 9 mesi, posso tirare un po’ le somme su questi eventi di presentazione. Ti ricordo che quanto leggerai nel prossimo paragrafo sarà soltanto frutto di una mia opinione personale. Potresti quindi non condividerla affatto, trovarti d’accordo con me pienamente o anche solo in parte ma sappi che sto soltanto riflettendo sul senso degli eventi State of Play di Sony e non criticando la strategia di un’azienda che ha solo da insegnare il vero senso del successo in questo panorama.
Gli State of Play hanno ancora senso di esistere?
Dopo l’ultimo spettacolo di presentazione andato in scena meno di 48 ore fa, in cui il prodotto di punta e in esclusiva Sony (esclusiva temporale di un anno circa) è Deathloop, titolo sviluppato da Arkane (che fa parte degli Xbox Studios) mi sono convinto che gli State of Play abbiano comunque senso di esistere ma, non più in questa forma. Cinque eventi di presentazione in 9 mesi in cui vengono mostrati i titoli di punta e altri che purtroppo servono praticamente solo di contorno, sono forse troppi. Avrei preferito di gran lunga averne di meno, magari uno/due eventi in cui sganciare 4/5 “bombe vere” con date o finestre di lancio certe. Nella forma e la sostanza espressa finora, questi eventi per come sono a oggi, sono in qualche misura superflui e di troppo.