In una recente intervista il game designer e fondatore di Panache Studios, Patrice Désilets, ha voluto esprimere tutto il suo dissenso nei confronti di alcuni recensori che hanno criticato l’ultimo progetto a cui egli, insieme al proprio team, si è dedicato. Il gioco in questione è Ancestors: The Humankind Odyssey, un survival in terza persona fortemente esplorativo, che catapulta i giocatori nei panni di un primate a oltre dieci milioni di anni fa, facendoli immergere in un vero e proprio percorso evolutivo volto alla sopravvivenza del proprio clan e, più in generale, della propria specie. Un’idea tanto originale quanto di difficile realizzazione specie con budget e personale limitati, due realtà con le quali la maggior parte degli studi indipendenti deve spesso fare i conti.
Non è certo la prima volta che a degli sviluppatori capita di vedere il proprio videogioco, così ricco di buone idee e realizzato con innegabile passione, ricevere un’accoglienza ben al di sotto delle aspettative. A dirla tutta spesso in certe cose entra in gioco anche una forma d’estraniazione dall’oggettivo, derivata dall’altissimo coinvolgimento al quale si è sottoposti mentre si lavora a un proprio progetto per lungo tempo, un fattore che si risolve inevitabilmente nell’incapacità di riuscire a essere obiettivi sulla resa finale del prodotto. Tuttavia, questo non sembra esser stato il caso di Panache Digital e anzi, stando a quanto detto dal suo fondatore, alcuni aspetti delle recensioni sotto accusa (le uniche delle quali Désilets si sia effettivamente lamentato), sembrerebbero addirittura esser stati inventati di sana pianta da chi, evidentemente, non avrebbe nemmeno giocato il titolo in questione.
Patrice, nel corso dell’intervista, chiarisce più volte alcuni punti fondamentali per chiunque volesse farsi una propria opinione a riguardo e sottolinea, dimostrandosi anche comprensivo, di sapere bene come funziona l’industria videoludica e che non può sempre essere facile, da parte dei critici, dover recensire qualcosa come quindici titoli in una settimana. Oltre a questo, il designer ricorda poi anche l’esperienza maturata in Ubisoft a seguito del successo dei primi tre Assassin’s Creed, asserendo però che risultati di quel livello sono semplicemente impensabili per un team di sviluppo composto da una trentina di elementi. Insomma, il designer di origine canadese sembra davvero esser stato il primo ad ammettere i propri attuali limiti e questo, oltre a fargli onore, non può che far venire qualche dubbio sull’effettiva attenzione donata al gioco da parte di quei recensori.
In conclusione…
Ammetto che certe cose fanno sempre riflettere e forse, come personalmente cerco di fare, sarebbe il caso d’iniziare a contestualizzare i titoli presi sotto esame, prima ancora di scrivere pareri su di essi. Probabilmente poi dedicare loro il tempo necessario, almeno al poter comprendere le intenzioni degli sviluppatori e la loro eventuale concretizzazione all’interno del gioco, potrebbe essere un ottimo modus operandi per far sì che le proprie recensioni non risultino quantomeno superficiali. Fortunatamente Ancestors: The Humankind Odyssey non si limiterà alla sua già avvenuta uscita su PC e, tra appena quattro giorni, il gioco vedrà il suo debutto anche su PlayStation 4 e Xbox One. Speriamo dunque che a partire dal 6 dicembre chi avrà modo di poter testare il titolo su console non si lasci prendere e guidare da qualsiasi cosa che non sia la propria passione per i videogiochi che, quando sincera, sa comunque essere giustamente critica senza per questo risultare inadeguata.