Sviluppato da Apollosoft e Mebius e pubblicato da Bushiroad in sinergia con Red Art Games, Goblin Slayer Another Adventurer: Nightmare Feast è un ibrido ludico tra visual novel e gioco di ruolo strategico in 2D a turni. Si tratta, inoltre, del primo titolo per console della serie (manga e anime) di Goblin Slayer che arriva in edizione più edulcorata con tanto di PEGI 12. Noi abbiamo vissuto questa storia inedita su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Goblin Slayer Another Adventurer: Nightmare Feast tra gilde e mostri
Goblin Slayer Another Adventurer: Nightmare Feast nasce da un concept originale del creatore originale della serie, Kumo Kagyu, ed è identificabile come un vero e proprio spin-off (o filler che dir si voglia). I personaggi della storia, infatti, sono originali e la storia è completamente inedita seppur ambientata nello stesso mondo di gioco con le medesime creature iconiche (qualcuno ha detto “goblin”?). Presenti, inoltre, i personaggi della serie originali seppur non con ruoli in prima linea (sì, c’è il Goblin Slayer, ovviamente).
Procedendo con ordine, le vicende riguardano principalmente una giovane e anonima eroina che eredita il ruolo di “gestore della gilda degli avventurieri” dal suo defunto padre. Tale eroina, però, decide di non limitarsi al ruolo di amministratore di spedizioni e relativi avventurieri ma scende in campo in prima persona nelle vesti di avventuriera guerriera, motivata a difendere direttamente le terre con la propria lama.
Tra i primi personaggi che va a incontrare c’è una tale “Blood Princess” (viene denominata proprio così), ossia una vampira, dal carattere esuberante e particolarmente egoista. Ed è proprio con tale creature che va a stringere il primo legame dando adito a non poche problematica data la natura oscura e non proprio cristallina della predatrice (i vampiri non sono visti di buon occhio). Ad aggiungere ulteriore pepe alle vicende, oltre a una serie di stravaganti alleati tra cui spicca un orso bianco “prete”, c’è anche un artefatto magico che si dice possa riportare in vita i morti.
E che dire del costante pericolo identificato nelle creature mostruose che popolano le terre limitrofe (i già citati goblin e non solo)? Ecco, in questo set di eventi si sviluppano le lente vicende delle due anonime eroine, potenziate ben presto dalla comparsa dei protagonisti originali delle vicende che provano, con una certa fatica, a valorizzare una trama dal ritmo fin troppo compassato e dispersivo. Purtroppo, tra personaggi non molto carismatici e vicende dallo sviluppo troppo lento e/o prevedibile, la storia di Goblin Slayer Another Adventurer: Nightmare Feast decolla con una certa fatica.
Rimane comunque una storia abbastanza intrigante ma pensata prevalentemente per i fan della serie originale anche se questi ultimi potrebbero trovare questo spin-off fin troppo “vago” (se non “accessorio”) e che, a sommi capi, non aggiunge poi molto al mondo di gioco e alla sua lore. Un classico racconto che si apre e chiude senza lasciare il segno e anzi, dando un gusto amarognolo di occasione non sfruttata al meglio.
Uno strategico troppo standard
Goblin Slayer Another Adventurer: Nightmare Feast è un ibrido e presenta lunghe fasi da visual novel (di cui puoi recuperare il nostro approfondimento sul genere) intervallate a quella da gioco di ruolo strategico a turni in 2D che fungono da nucleo ludico pulsante dell’intera opera. In realtà, dopo un inizio discretamente lento, ci ritroveremo davanti a una schermata anonima e statica che fa da hub centrale alle nostre operazioni. Prima di analizzare com’è combattere nel titolo firmato Bushiroad, è bene dare uno sguardo a tutto il versante organizzativo.
Sulla falsa riga di Disgaea (da cui il titolo si ispira senza riuscire a catturarne la profondità e l’originalità), potremo organizzare il nostro team reclutando personaggi anonimi che stesso il gioco ci proporrà (e che potremo eventualmente assumere in pianta stabile spendendo soldi). Questi sono privi anche di immagine in 2D (la tipica da visual novel) a evidenziare il loro mero ruolo da carne da macello oltre che da tappabuchi in team dove i personaggi principali scarseggiano.
Ogni personaggio è forzatamente racchiuso in ruolo predeterminati e decisamente classici dal guerriero, al chierico al ranger e così via. Ogni ruolo ha i classici bonus e malus a seconda del nemico che si affronta. Così come ogni personaggio, oltre alle statistiche classiche, è dotato di “numeri di passi” e del range di attacco sia delle mosse standard sia di magie e abilità. Queste ultime hanno delle barre rispettive di consumo che sono separate e ciò significa che un eroe può avere sia abilità che magie.
Ogni eroe sale di livello accumulando esperienza che viene calcolata solo al completamento della missione. I level up, oltre all’aumento predeterminato delle statistiche può aggiungere anche skill nuove. Niente personalizzazione di ruolo e statistiche quindi, ritrovandoci con la sola possibilità di stabilire i membri del team e il rispettivo equipaggiamento di ognuno (oltre alle tipologie di oggetti curativi che possono portare sul campo di battaglia).
Stabilire chi mettere e dove sulla griglia di battaglia è cruciale per iniziare al meglio gli scontri che risultano, in gran parte, molto lenti e privi di mordente con la strategia legata essenzialmente a quando usare determinate abilità ed evitare contemporaneamente di essere accerchiati dai nemici. Il motivo è che i turni, nonostante la possibilità di velocizzare il tutto, richiamano schemi di gioco abbastanza vecchi e che quindi si traducono in sfide poco spettacolari e molto ripetitive, infarcite da nemici tutti uguali e che ben presto diventano anche facili da eliminare (conoscendone ormai a memoria bonus e malus).
E dopo la battaglia? Si legge!
Il titolo non permette sempre di procedere speditamente con la storia principale, costringendoci spesso ad affrontare sfide secondarie e senza trama, che alla lunga stancano, non offrendo una degna varietà ludica. Certo, oltre alle sfide su griglia, il titolo offre anche delle missioni puramente storiche dove l’anima da visual novel riemerge con prepotenza e a tal proposito, bisogna ricordare che Goblin Slayer Another Adventurer: Nightmare Feast abusa molto delle fasi da visual novel passive.
Questo significa che ti ritroverai a leggere numerosi dialoghi tra un combattimento e un altro. Dialoghi che non sempre riescono a coinvolgere e che in parte abbiamo trovato superflui, inseriti giusto per allungare il brodo. Ancora una volta è un peccato considerando la bontà del materiale originale che poteva dar vita a momenti ancor più coinvolgenti ed efficaci.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Goblin Slayer Another Adventurer: Nightmare Feast va analizzato in modo duplice. La parte da visual novel è grossomodo in linea con il materiale originale, offrendo un character design ben dettagliato (seppur con soli sprite statici) e coerente con il tratto di Goblin Slayer seppur non mancano personaggi totalmente anonimi. Dall’altro, abbiamo la pixel art scelta per le battaglie in 2D, abbastanza sciapa e ancor più anonima. Le location, racchiuse in diorami in 2.5D non sono bruttissime da vedere ma risultano comunque poco ispirate e in parte anche spoglie (lontane dalla potenza creativa e/o strutturalmente strategica dei diretti competitor).
Il sonoro presenta un buon doppiaggio in giapponese con una colonna musicale d’accompagnamento un po’ sottotono (sicuramente non memorabile) ma almeno non fastidiosa o ridondante. Da segnalare inoltre, la grave assenza dei sottotitoli in lingua italiana che, considerando la generosa mole di testo a schermo, potrebbe scoraggiare più di un utente.