In Goblins of Elderstone i giocatori si ritroveranno catapultati in un city builder non propriamente canonico.
Vi siete mai immaginati le città dei piccoli goblin? Quelle creaturine verdi e un po’ bruttine che, in genere, rivestono il ruolo di acerrimi antagonisti delle avventure fantasy, sono i padroni e i veri protagonisti del titolo sviluppato e edito da Outerdawn, gaming studio neozelandese con all’attivo un paio di titoli mobile e tanti buoni propositi.
Questa è la mia tribù!
Quando avviene il passaggio da nomadi a sedentari, è allora che la storia ha inizio. Occhio di Rubino, questo il nome del primo goblin, si rivolge agli dei per capire quale sia la strada da intraprendere. Con questo escamotage possiamo decidere quelli che saranno gli allineamenti dei nostri goblin nel corso della partita. Effettuate le nostre scelte infatti ci troveremo di fronte al pantheon delle divinità, ognuna di loro dedita alla guerra, alla fede e al commercio.
Gli dei però ci hanno rivelato anche un’altra cosa: i nostri acerrimi nemici, coloro che ci hanno portato via i nostri figli. I furiosi orchi, i superbi umani, gli avidi nani e gli elfi vanesi, queste le razze scelte dagli sviluppatori per affrontare la nostra tribù.
Una volta scelta la mappa del mondo inizia la costruzione. Le basi sono le stesse di ogni city builder, un centro città, gli edifici dediti alla raccolta delle materie prime e via via strutture sempre più grandi e importanti. Da un punto di vista del semplice e puro gameplay i nostri goblin raccoglieranno in automatico le risorse e creeranno in autonomia i vari utensili necessari, un sistema chiaro e immediato all’apparenza ma, un po’ più complicato nel dettaglio.
Non poter dare direttamente direttive agli abitanti causerà, a causa di un’IA un po’ confusionaria, l’allungamento e la perdita di tempo e risorse (almeno questo è ciò che mi è successo personalmente durante vari gameplay). Ci siamo ritrovati, infatti, senza la materia prima necessaria per la costruzione e senza la possibilità di procurarcene dell’altra, cosa alquanto frustante perché la perdita di tempo non è solo nostra personale ma anche dei nostri goblin.
Con il freddo non mi muovo, con il caldo neanche!
Con l’avanzare dell’orologio in game si muovono anche le stagioni che scandiscono non solo le risorse e la laboriosità degli abitanti ma anche il passare degli anni. Quante volte abbiamo detto, anche solo per sfogarci, “vorrei che questa estate durasse per un anno” o “quanto vorrei che l’inverno non arrivasse mai“. Ecco, non siamo al livello del Trono di Spade, dove le stagioni durano per decenni ma comunque anche qui non scherziamo. Ogni anno, infatti, corrisponde a una stagione, tranne l’estate e l’inverno, rispettivamente quattro e due al livello di difficoltà più basso, o due e quattro al livello di difficoltà più alto.
Durante gli anni caldi i nostri goblin saranno più svogliati e perderanno tempo gozzovigliando all’ombra degli alberi, in inverno invece, dato il freddo pungente, tenderanno a raggrupparsi in luoghi caldi, attorno al falò o all’interno degli edifici, in entrambi i casi si batterà un po’ la fiacca in città, per un motivo o per un altro.
Sei minuti nella vita reale equivalgono a un anno in game. Il giocatore potrà raddoppiare o triplicare la velocità di gioco a suo rischio e pericolo, subire un attacco a velocità triplicata risulta sicuramente più rischioso che a velocità normale.
Gli anni passano per tutti
Con il passare delle stagioni i nostri goblin cresceranno, diventeranno maggiorenni o entreranno nell’età avanzata con tutto ciò che ne consegue, meno prestanza fisica e un lento declino verso la terra dei loro avi. Quando un goblin muore, di vecchiaia o per colpi di spada, sul campo rimarranno soltanto le sue spoglie che, se non rimosse dagli sciamani porteranno malattie e morte sul villaggio perché, come nel Trono di Spade, i caduti potrebbero tornare a farci visita durante il periodo invernale e non per bere una tazza di cioccolata calda insieme a noi.
E’ qui che per la prima volta veniamo a contatto con le fasi di difesa, semplici, immediate. Con un tasto tutti a casa, a difendere il clan, anche questo in autonomia, con un’IA che ha qualche dubbio, di nuovo. La vecchiaia diviene anche un problema, soprattutto in inverno, quando le nascite sono poche e i decessi possono essere tanti, se la popolazione è triste si dà meno da fare con conseguente calo demografico, meno bambini vuol dire meno adulti e più decessi vuol dire meno adulti e qui la matematica non ci viene in aiuto, meno più meno, fa sempre meno. Con meno peoni a muovere le risorse l’ingranaggio della città rischia di incastrarsi.
La dura legge del più goblin!
Dettaglio importante, per il videogiocatore che vuole rilassarsi senza troppe difficoltà, è la localizzazione del gioco, interamente tradotto nella lingua nostrale, almeno nei menù. Perché i goblin non parlano né italiano né inglese, ma la lingua dei loro avi, fatta di urletti e versi strani, che solo loro possono capire. Il che rende i nostri abitanti tremendamente carini e coccolosi, con questo aspetto da chibi e queste vocine buffe.
Piccola curiosità: il titolo è nato con una raccolta fondi su Kickstarter, ed è disponibile su Steam e su Epic Store dal 8 marzo 2023. Bravi ragazzi!