God Eater 3 quando fu annunciato m’incuriosì in modo particolare da amante del genere. Le promesse c’erano tutte per rendere il gioco un titolo di cui ricordarsi a lungo, purtroppo però tante aspettative corrispondono spesso a tante delusioni o come in questo caso a pensieri del tipo: “Ma se avessero fatto questa cosa al posto di quest’altra, come sarebbe stato?”
Giocando, infatti, spesso e volentieri nonostante fossi personalmente colpito dai miglioramenti grafici e tecnici che la saga ha ottenuto con questo capitolo, è sembrato che mancasse quel poco per raggiungere l’epicità del gioco stesso, lasciandomi con quella sensazione quasi di vuoto.
Trama del gioco
God Eater 3 ci mette nei panni di alcuni ragazzi chiamati God Eater (letteralmente Mangia Dei) biochimicamente compatibili o adattabili per essere sottoposti a una sorta di esperimento. Questo procedimento conferisce ai giovani ragazzi la capacità di poter affrontare dei mostri che si sono generati da alcune molecole energetiche, nominate Oracle Cell. Le loro armi prendono il nome di God Arc e conferisco ai possessori la capacità di legarsi indissolubilmente alle varie forme dei God Arc. Queste armi sono molto tecnologiche e capaci, a loro volta, di mutare aspetto e cambiare attacco in base alle situazioni, conferendo al giocatore stesso una vasta scelta per approcciarsi ai combattimenti all’interno del gioco.
I mostri, chiamati Aragami, hanno raso al suolo il mondo in cui è ambientato il gioco assumendo la forma di enormi entità malvagie. Infatti, tutto ciò che ci circonda durante la nostra avventura non sarà altro che rovine cittadine, a testimoniare il lungo periodo di battaglie che va avanti dal primo capitolo di God Eater.
Il contesto diventa ancora più tragico quando, non bastasse la già critica situazione, si scatena una misteriosa tempesta oscura capace di radere al suo qualsiasi cosa.
A repentaglio c’è proprio la struttura dove vivono rinchiusi in cella i giovani protagonisti con alcuni bambini, rapiti a loro volta per essere sottoposti a esperimenti appena siano dell’età adatta. Essi sono tratti in salvo da un’affascinante donna chiamata Hilda Henriquez, proprietaria di un’enorme carovana tecnologica, contenente al suo interno un importante carico da far arrivare a destinazione a tutti i costi. Sarà proprio in questo momento che la giovane donna assolderà i giovani combattenti per far arrivare il carico sano e salvo, in cambio della loro protezione e di salvare tutti i bambini presenti in quella prigione.
Da qui in avanti il gioco prende una piega notevolmente più interessante rispetto a quanto si era visto finora, infatti vi spiegherò ora le prime meccaniche e i primi gameplay presenti in God Eater 3, evitando spoiler sulla trama per non rovinare l’esperienza di gioco.
Creazione personaggio
Dopo la prima cinematica del gioco, il titolo ci dà modo di creare il personaggio con un sistema di personalizzazione che poteva essere decisamente più curato. Le modifiche estetiche non mancano, per carità, ma sicuramente avrebbero fatto più piacere ulteriori personalizzazioni estetiche. Infatti, oltre a poter assegnare un nome al nostro personaggio e un nome in codice e oltre a cambiare il genere, i capelli e il colore degli occhi o l’aggiunta di qualche dettaglio, come ad esempio gli orecchini, fasce, occhiali e altri tipi di gadget, non c’è modo di cambiarne ulteriormente l’aspetto.
Proprio in questo frangente ho notato che gli sviluppatori del gioco danno modo di scegliere la voce del nostro avatar. Il problema però è che questa voce noi la sentiremo per circa il 99% del tempo soltanto durante i combattimenti, con le classiche esternazioni per la fatica dei movimenti. Durante le conversazioni, infatti, sarà completamente muto, rispondendo alle varie domande soltanto con espressioni o cenni del corpo, alzando le spalle o muovendo la testa per mostrare approvazione o contrarietà durante i dialoghi.
Personalmente non ne ho fatto un dramma, anche perché sotto un certo punto di vista mi sono messo nei panni degli sviluppatori, che hanno pensato di lasciarci immedesimare nel personaggio. Se devo essere altrettanto onesto e pignolo, però, nei videogiochi la totale assenza della voce del protagonista è una cosa che m’infastidisce abbastanza. Questa meccanica è capitata purtroppo in tanti altri videogiochi, sia di casa Bandai ma vista anche in tanti altri titoli molto famosi, tanto per citarne uno il celebre mondo online di GTA V.
Primi passi
Dopo aver completato la creazione del nostro avatar, conosceremo meglio il primo compagno con cui affrontiamo le prime missioni del gioco. Sto parlando di Yugo, giovane carismatico che non sembra intenzionato ad arrendersi in alcun modo al triste destino di trascorrere il resto della propria vita all’interno di una maledetta prigione. Proprio grazie a lui impareremo i primi comandi, ci farà da insegnante per capire come funzionino i vari tipi di attacchi contro le prime creature del gioco, incoraggiandoci a lottare con tutte le nostre forze per cambiare le tragiche sorti a cui siamo destinati.
Il sistema di combattimento non è stato una vera e propria novità, anche perchè sono meccaniche concretamente vecchiotte. Un aspetto che mi ha lasciato decisamente sorpreso però e che in più occasioni mi ha fatto esclamare “wow!” sono state le varie trasformazioni che le armi possono avere durante gli scontri. In base alle situazioni e ai tipi di mostri che affronteremo, la nostra arma potrà cambiare aspetto con la semplice pressione di alcuni tasti.
Andando in giro per la mappa e raccogliendo materiali da terra o dai mostri che uccideremo, potremo creare nuove armi o potenziare le vecchie, facendo acquisire nuova potenza d’attacco e altri stili di combattimento. Questo è un aspetto da non sottovalutare perché più si va avanti nel gioco e più, ovviamente, i nemici che incontreremo saranno di livello superiore.
Durante le prime missioni, nient’altro che dei tutorial, faremo la conoscenza di un altro personaggio di nome Zeke Pennywort, il quale ci insegnerà come poter sfruttare le abilità di gruppo con la semplice interazione del tasto Z della tastiera. Quest’attacco permetterà di combinare la forza di tutti i componenti della squadra confondendo i nemici: infatti ci viene spiegato che ai loro occhi l’attacco proviene soltanto da una persona, lasciandoli completamente spiazzati dalla potenza del colpo.
Mondo di gioco
Le prime sessioni di gioco ci mostrano uno scenario decisamente post apocalittico, dove città in rovina e desolazione la fanno da padrone. Il nostro personaggio, insieme al protagonista Yugo e al loro amico decisamente con qualche rotella fuori posto Zeke, saranno prigionieri insieme ad alcuni bambini in una cella, che si aprirà soltanto quando il gruppo si lancerà in missione. Per accedere alle varie quest del gioco, e di conseguenza progredire con la storia, saremo obbligati a utilizzare una sorta di terminale posto al centro della stanza. Da qui potremo selezionare che tipo di missione svolgere e subito dopo potremo parlare con la guardia posta vicino all’entrata per avviare la spedizione.
La cella non sarà soltanto un luogo dove poter accedere alle varie missioni, ma anche un luogo di conversazione con i vari personaggi. Infatti, dopo qualche missione, avremo modo di parlare sia con i vari bambini presenti e sia con i nostri compagni di squadra e potremo notare il pesante stato d’animo di Yugo, quasi a dannarsi della situazione in cui si trovano. Fortunatamente, come vi ho accennato sopra, lo scatenarsi di una tempesta proprio nel corso di una missione fa sì che le cose svoltino in meglio, passando da una cella ad una vera e propria base logistica.
Decisamente affascinante oserei definire la misteriosa donna che trae in salvo il gruppo di ragazzi, anche se forse si è quasi esagerato (o si è stati troppo generosi) nella creazione del personaggio. Sicuramente gli occhi più attenti, ma anche quelli meno attenti, hanno notato le fattezze della ragazza, che regala generose viste del proprio seno. Ovviamente ai giapponesi piacciono queste cose, ma dal punto di vista del gamer europeo non credo che riescano ad ottenere lo stesso effetto. Si può attrarre anche con l’eleganza, strumentalizzando meno l’aspetto femminile.
Pro e contro del gioco
God Eater 3 presenta diversi punti a suo favore che vorrei elencare per trarne maggiori spunti riflessivi insieme a voi.
- Primo tra tutti sicuramente la grafica, molto stile anime. Non a caso al Tokyo Game Show del 2014 fu annunciata una serie animata di ben 13 episodi. La grafica risulta decisamente migliorata rispetto ai capitoli precedenti, infatti, basta poco per accorgersi dei sistemi d’illuminazione o dei riflessi sugli abiti dei protagonisti, unendo lo stile cartoonesco alla cura quasi maniacale dei dettagli.
- Il sistema di combattimento risulta, anche se datato, molto funzionale. Inoltre le varie modifiche alle armi e le varie abilità rendono divertenti e impegnativi gli scontri, sopratutto con i Boss del gioco riciclati e riadattati al terzo capitolo di God Eater.
- Scelta multipla delle risposte all’interno delle conversazioni. Proprio come i classici GDR, God Eater ci dà modo di poter rispondere in modo diverso durante i dialoghi tra noi e i vari personaggi che incontreremo lungo il cammino, dando quella piccola sensazione di poter scegliere con la nostra testa cosa dire.
I punti a sfavore del gioco sono pochi, ma secondo il mio punta di vista da amante di questa tipologia di giochi,recano un danno non irrilevante all’intero titolo.
- L’aspetto più frustrante è la troppo linearità con i livelli, nel senso che non c’è una vera e propria esplorazione delle zone di gioco e una volta completata la missione dopo 30 secondi, si viene teletrasportati alla base. Viene negata quindi la possibilità di andare in giro e, ad esempio, di raccogliere le risorse che sono contraddistinte da luccichii argentati.
- La totale assenza della voce del nostro personaggio durante i dialoghi è una cosa davvero brutta: vedere e non sentire crea una sorta di vuoto ogni qual volta che c’è una conversazione.
- Difficoltà troppo bassa, in rare occasioni ho rischiato seriamente di morire, rendendo il gioco fin troppo facile.
In conclusione
God Eater 3 è un buon titolo se consideriamo il genere a cui appartiene, ma se da un lato mi aspettavo finalmente di giocare e possedere un capolavoro dopo i suoi due predecessori, mi sono reso conto che non ci sono stati margini così grandi di miglioramento, portando il gioco a una sufficienza piena che lascia davvero l’amaro in bocca per l’occasione sfuggita. Di sicuro è molto piacevole da giocare, ha i suoi momenti emozionanti e a tratti è davvero divertente, ma dopo tre capitoli mi aspettavo molto di più.
Il gioco è disponibile dal 13 dicembre 2018 in Giappone, mentre nel resto del mondo dall’8 febbraio 2019 soltanto per PlayStation 4 e PC. Per qualsiasi altra informazione non esitate a scriverci sotto nei commenti o consultate il sito ufficiale del gioco.
Anche io, come te, amante di questo genere, dopo aver letto questa recensione, sono rimasto senza parole… Ho visto dalle foto che graficamente non gli si può dire nulla, ma anche io sono dell’idea che questo gioco avrebbe avuto un maggiore impatto se non avesse avuto dei livelli così lineari.
Eh si Mattia, purtroppo di questi tempi anche l’esplorazione libera nei videogiochi danno quella spinta in più ad essere giocati, sia per curiosità e sia per longevità. Peccato…chissà in un 4° titolo se ci sarà mai… ??♂️
Mi aspettavo molto di più … Soprattutto conoscendo i precedenti. Peccato
Verissimo, sono abbastanza deluso anche io ?
Recensione molto esplicativa. A dire il vero mi fa storcere molto il naso il fatto di non avere i vecchi protagonisti. Poi a livello di gameplay mi aspettavo un miglioramento più radicale del combat system, sai com’è siamo nel 2019.
Grazie mille Dani, è bello vederti qui, torna a trovarci spesso! Comunque sapendo che ci hai fatto anche cosplay capisco pienamente la tua delusione…che peccato! Ma fidati che i personaggi in questo capitolo sono il “male minore” ?