Esiste un filo davvero sottile che unisce la nostra parte razionale e pacata a quella più irrazionale e abbindolata dal caos. Cosa porta un essere umano che ha sempre vissuto la sua vita nel migliore dei modi a diventare un vero e proprio pericolo pubblico? Cosa fa diventare un comune Dr. Jekyll lo spaventoso Mr. Hyde?
La risposta di certo si nasconde nei meandri del nostro cervello, e non basterebbero centinaia di trattati psicologici o studi in merito per averne una certezza. Tuttavia, io credo di sapere la causa che mi ha portato a guadagnarmi un posto all’inferno, dopo che la mia parte “Mr. Hyde” è venuta allo scoperto. Si tratta di un videogioco e ha un nome: Godstrike.
Sviluppato da OverPowered Team e pubblicato da Freedom Games, il titolo si presenta in maniera accattivante al pubblico, con un artwork di copertina che ti fa dire “questo gioco sarà magnifico“, e un titolone che preannuncia epicità da ogni lettera di cui è composto. E devo dire che l’epicità c’è, ma si tratta delle imprecazioni epiche che verranno lanciate durante il corso dell’avventura.
Ho provato Godstrike per PlayStation 4 e, nonostante adesso quel filo sottile di cui parlavo prima per me si è spezzato, devo ammettere di aver giocato un titolo davvero impegnativo ma anche parecchio divertente. Ma bando alle ciance e ciancio alle bande e vediamo per quali motivi Godstrike è in grado di precluderti le porte del paradiso.
Perché in Godstrike il mondo è andato in rovina?
Moltissimo tempo prima dell’inizio del gioco… ma che dico, prima ancora dell’esistenza stessa del mondo, un essere dal potere di mille soli, diede colore al mondo creando la vita e tutto ciò che di bello possa esserci, che però aveva bisogno di essere controllata.
Quindi decise di suddividere il suo enorme potere in sette maschere degli Araldi e trovare un tramite vivente in cui riversare il loro potere, affinché questi ultimi potessero provvedere al controllo benefico della vita stessa. Ovviamente, tutte quante trovarono il proprio portatore ad eccezione di una.
I comuni esseri mortali veneravano gli Araldi come fossero delle divinità, offrendo tempo in cambio di pace, ma ovviamente cosa si vuole se si ha del potere? Maggiore potere! Fu quindi questo l’inizio della guerra tra gli Araldi, in cui l’Araldo più potente divorò alcuni dei suoi fratelli.
La popolazione del mondo di Eonora decise quindi di unirsi e di affrontare l’Araldo in questione, che venne sigillato su un terreno senza tempo. Per millenni, mentre altri Araldi lottavano lontano dalla popolazione, la pace regnò, fin quando una strana nube malefica iniziò a sorgere dalle profondità della terra uccidendo persone, animali e piante.
Solo un’avventuriera di un’isola vicina ha il coraggio, secoli dopo, di partire per salvare il mondo trovando una cura. Tuttavia non trova nulla di utile esplorando ogni parte di Eonora. Fin quando un ultimo piccolo Araldo decide di venire in suo soccorso per poter sconfiggere tutti gli altri.
Perché in Godstrike il tempo è un valido alleato?
Quando inizieremo a giocare a Godstrike ci renderemo conto dei comandi limitati: la levetta analogica sinistra servirà essenzialmente per muoverci nell’ambiente circostante; la levetta analogica destra ci consentirà di fare fuoco ripetutamente nella direzione in cui quest’ultima viene mossa; i tasti L1, L2, R1 ed R2 invece ci permetteranno di utilizzare delle abilità che verranno via via sbloccate nel corso del gioco.
Nell’hub iniziale ci troveremo di fronte a due importanti tomi: il Codice Arcano e il Codice Occulto. Mentre il primo sarà appunto il libro in cui verranno elencate le precedenti abilità attive, di cui ho accennato poco prima, il Codice Occulto presenta delle abilità passive, il più delle volte garantiscono ottime statistiche bonus.
Ma che differenza c’è tra i due tipi di abilità? Per rispondere a questa domanda bisogna prima spiegare il concetto di tempo all’interno di Godstrike. La nostra barra vitale coinciderà esattamente con un timer che varierà di volta in volta, in base al nuovo nemico da combattere. Più danni si subiranno più il timer scorrerà velocemente ed inesorabilmente verso lo zero. Una volta raggiunta quella cifra, si avrà un’ultima possibilità di salvezza in cui se si verrà colpiti si andrà incontro alla morte.
Non dovremo quindi essere solamente abili ad evitare gli attacchi nemici, ma dovremo anche essere veloci affinché il timer non raggiunga lo zero. Non solo, bisognerà valutare se sarà il caso di scambiare i nostri preziosissimi secondi con potenti abilità attive. Ogni abilità offensiva, equipaggiata grazie al Codice Arcano, avrà un costo in tempo e potrà essere utilizzata se riusciremo ad accumulare un determinato numero di anime rilasciate dai nemici, mentre le abilità passive del Codice Occulto saranno fortunatamente gratuite.
Perché Godstrike è un gioco davvero punitivo?
Ma che genere è Godstrike? Fondamentalmente fa parte della categoria dei bullet-hell che però si discostano dai classici Roguelike, come potrebbe essere un Enter the Gungeon, in quanto a differenza di questi ultimi in Godstrike non esistono dungeon.
Non ci sono mappe casuali da percorrere per arrivare fino al boss da sconfiggere e procedere al dungeon successivo. In Godstrike tutto ciò che bisognerà fare sarà sconfiggere boss. Solo e soltanto questo. “Facile” diresti. “Si tratta solo di sconfiggere qualche boss e il gioco è fatto!”
Bene, nel caso in cui tu l’abbia pensato o detto, ti consiglio di rimangiartelo all’istante. Ognuno dei dieci boss che dovremo affrontare sarà ciò che, più di ogni altra cosa, ci farà pentire di aver avviato la console e successivamente il gioco, oltre che la causa scatenante della comparsa della nostra parte “Mr. Hyde“. Godstrike è un gioco estremamente punitivo, ed è stato creato proprio per evidenziare al povero giocatore quest’ultima cosa.
Se ti avvicinerai a Godstrike con la leggerezza di una persona che pensa che si tratterà di una passeggiata, questo titolo afferrerà ogni tua convinzione, la ridurrà a pezzetti minuscoli come fossero coriandoli e successivamente te li tirerà in faccia con inaudita violenza.
Ti dovrai armare di tanta bravura e soprattutto moltissima pazienza, perché nonostante i nemici abbiano un pattern di attacchi ripetitivo, bisognerà studiarli e capire come evitare di essere colpiti. E per farlo dovrai rimetterci le penne, più e più volte (avrei voluto aggiungere un altro centinaio di “e più” per far capire quanto il tutto sia difficile). Sarà, oltretutto, divertente vedere come il gioco ti consiglierà di affrontare il boss di turno in modalità facile dopo un determinato numero di morti, cosa che purtroppo non semplificherà un bel niente.
Una volta capito lo schema che segue il boss in questione, dovrai avere anche tanta fortuna in quanto il tasso di difficoltà sarà davvero elevato. Quando finalmente avrai sconfitto un boss, sarai pronto a ripetere questo processo ancora una volta per il successivo nemico.
Tutto ciò che ti farà dire Godstrike sarà “PERCHÉ!?!”
Godstrike non presenta solamente una modalità storia, quella principale, ma anche altre modalità tra cui: l’Arena, la Modalità Sfida e la Modalità Sfida Giornaliera. La prima ci permetterà di affrontare tutti i boss già affrontati con tutte le abilità attive e passive che si possano equipaggiare. La seconda è una versione più complicata della prima, in quanto più limitativa per il giocatore e più vantaggiosa per i nemici. L’ultima è una versione ancora più complicata della seconda, semplicemente potrà essere affrontata una volta ogni ventiquattro ore.
Menzione particolare per il comparto sonoro del titolo, che riesce sì ad essere orecchiabile ma purtroppo, dopo l’ennesima morte, diventerà così ripetitiva da risultare anche fastidiosa. Il più delle volte non nego di aver abbassato il livello della musica al minimo per potermi concentrare sugli effetti sonori emessi dalle pallottole sparate dal boss in questione.
Quanto a narrazione purtroppo mi sarei aspettato di più. Dopo il piccolo prologo che spiega cosa è successo al mondo di Eonora, la trama tende ad andare avanti esclusivamente con delle prefazioni scritte prima di affrontare il boss; dei frammenti di un’unica storia raccontata dall’ultimo Araldo. Nient’altro. Perfino la protagonista è così anonima da non avere neanche un nome. Una vera occasione mancata.