Era il 19 marzo 2019 quando alla Game Developers Conference Google annuncia Stadia, un ambizioso progetto con l’obiettivo di innovare il modo in cui si fruiscono i videogiochi mediante il connubio tra il guardare e prenderne parte attiva.
In questo modo Phil Harrison, vicepresidente e direttore generale di Google, presenta al mondo la nuova creatura del colosso tech nel cui nome, “Stadia”, derivando dal latino plurale stadium, indica un luogo di aggregazione in cui l’utente può appunto limitarsi a fare da spettatore o scegliere di diventarne protagonista.
Si tratta, nei fatti, di una piattaforma di gioco in streaming che sfrutta i potentissimi server di Google nonché soprattutto il suo ecosistema, primo fra tutti quello di YouTube.
Le straordinarie premesse di Stadia
La presentazione è senza dubbio di impatto: si può osservare come il giocatore di Stadia sia in grado di passare con facilità e senza pause dal gioco su Pc, su smartphone, su tablet o sul tv, sfruttando solo la connessione internet.
Un altro aspetto notevole è il fatto che durante lo showcase viene proposta la possibilità di interagire direttamente con YouTube, nel momento in cui ad esempio si sta guardando un video di un determinato gioco decidendo quindi di acquistarlo e di iniziare a giocare da subito oppure prendere parte direttamente al gameplay del proprio youtuber preferito. In aggiunta, ci sarebbero stati tutta una serie di giochi prodotti in esclusiva per la piattaforma.
Insomma, l’antipasto sembra assolutamente eccezionale: abbiamo la possibilità di giocare i giochi appena usciti al massimo del loro potenziale tecnico, senza dover acquistare console o Pc di fascia alta, liberamente dal device che preferiamo e addirittura con la possibilità di interagire in tanti modi diversi attraverso YouTube, il tutto con un semplice abbonamento mensile oltre al costo del singolo gioco.
A prima vista, sembra il sogno di ogni videogiocatore (moderno).
L’unico ostacolo da prendere in considerazione è la velocità della connessione che, in molti paesi Italia compresa, non ha certamente coperture ottimali su tutto il territorio.
Google Stadia viene rilasciata il 19 novembre 2019 con preorder il 6 giugno dello stesso anno della Founder’s Edition che comprende un Chromecast Ultra, un controller Stadia in edizione limitata, tre mesi di abbonamento a Stadia Pro, un buy pass per invitare un amico, la possibilità di scegliere in anteprima il proprio nome utente e un badge esclusivo.
Dalle premesse ai primi dubbi
Come detto, la presentazione fu di grande impatto perché presentava un modo nuovo e molto agile di approcciarsi al videogioco, che svincolava da hardware vari e con la possibilità di avere in contemporanea le massime performance, tra cui ovviamente il 4k per le connessioni più veloci, oltre al fatto di poterlo giocare dove si voleva, semplicemente portando con sé il pad o al massimo il Chromecast.
In più, la prospettiva di poter interagire con YouTube e nello specifico con gli influencer poteva aprire tutta una serie di strade fino ad allora rimaste inesplorate e con un enorme potenziale di attrattiva, sopratutto per una determinata fetta di appassionati.
In realtà, dopo i primissimi momenti di entusiasmo sono arrivati a stretto giro anche i primi dubbi, che non sono stati dissipati durante la presentazione, con domande del tipo: quanto costa l’abbonamento? Quanto costeranno i giochi? Che tipo di esclusive ci sarebbero state? Come sarebbe stato integrato l’uso con l’ecosistema Google?
Passano i mesi, ma molte di queste domande rimangono senza risposte, cominciando a far nascere in appassionati e addetti ai lavori tutta una serie di perplessità non tanto sulla bontà del prodotto, tanto sul fatto che l’azienda ci credesse davvero.
Vengono annunciate le prime esclusive, ma nessuna di quella ha i connotati della “killer application” tale da spingere quantomeno a provare Stadia, anzi…
Il prezzo di abbonamento è fissato a 9,99 €, quindi in linea con le piattaforme streaming, ma i giochi di terze parti vengono venduti a prezzo pieno. Per la fruizione alla massima performance (4K HDR Video, 60 fps) è richiesta una connessione minima di 35Mbit/s, che sale nel momento in cui è necessaria una certa stabilità (subire lag mentre si sta tirando il canestro decisivo in NBA 2k20 oppure mentre stai per assestare il colpo finale in Mortal Kombat non è un’esperienza consigliabile), cosa non scontata anche solo qui nel nostro Paese.
L’idea che prende piede è che l’enorme potenziale non abbia adeguato supporto alle spalle, che se si considerano le risorse tecniche ed economiche del colosso di Mountain View fa sorgere il dubbio che non ci sia grande volontà di sostenere il prodotto.
Il caso Cyberpunk 2077
I primi 12 mesi di vita di Stadia sono tutt’altro che memorabili, tra una mancanza chiara di idee rispetto al contenuto da offrire, assenza di adeguato supporto pubblicitario e di contenuti esclusivi davvero all’altezza; sembra proprio che la stessa azienda sia la prima a non credere in Stadia e, per quanto assurdo, faccia di tutto affinché non abbia il successo che in tanti avevano previsto, anche con una certa facilità.
Un piccolo momento di gloria, soprattutto mediatica, è arrivato a metà dello scorso dicembre con l’uscita di Cyberpunk 2077, attesissimo gioco di CD Projekt Red che, complice una mole impressionante di bug e soprattutto le versioni PlayStation 4 e Xbox One assolutamente non all’altezza ha avuto un’accoglienza disastrosa.
Le uniche versioni a salvarsi dalla bufera sono state quella per Pc di fascia alta e, appunto, di Google Stadia: chi può beneficiare di una connessione superveloce ha potuto godersi il gioco al massimo del suo potenziale, facendo ritornare la piattaforma di streaming momentaneamente agli onori della cronaca.
Come si suol dire però, non fu vera gloria, dal momento che è dei giorni scorsi la notizia che Stadia ha deciso di chiudere gli studi interni ricollocando il personale che ci lavorava al suo interno, il che si traduce semplicemente con la possibilità di fruire d’ora in poi solamente di giochi terze parti.
Quale futuro attende Stadia?
Il caso di Cyberpunk 2077 crediamo vada considerato come la classica rondine che non fa primavera: il fatto che un gioco tanto atteso e chiacchierato esca in una simile condizione è obiettivamente un fatto più unico che raro, quindi difficilmente replicabile con continuità nel futuro (almeno, è quello che ci auguriamo con tutto il cuore).
La chiusura degli studi interni vede sfumare la possibilità, per la verità debole fin dall’inizio, che Stadia potesse essere scelta dai giocatori per le sue esclusive.
A poco più di un anno cosa rimane e cosa dobbiamo aspettarci da lei? Onestamente, molto poco. In primis perché l’idea di base è che sia stata la stessa Google a non credere mai al 100% a questo progetto, diversamente una simile realtà avrebbe avuto vita facile, sulla carta, nel proporre un nuovo sistema di gioco integrato.
Quello che si prospetta davanti, temiamo, è una lunga e lenta agonia, in cui Stadia rappresenta un’opzione in più al classico gioco su console e Pc ma che, opinione personalissima, se dovesse sparire improvvisamente domani mattina non toglierebbe il meritato sonno ai videogiocatori.