Gordian Quest è uno di quei titoli che riesce a far rizzare le orecchie degli appassionati del genere, grazie a un mix di fattori che lo rende subito accattivante. Abbiamo infatti un sistema di combattimento che sembra unire meccaniche di Slay the Spire ad altre di Darkest Dungeon, unito a un’estetica davvero bella e ad elementi presi direttamente da D&D.
Chiaramente non è facile unire tutto questo in una formula che funziona, quindi vediamo in questa recensione se vale la pena giocare a Gordian Quest.
La storia di Gordian Quest
Gordian Quest propone un pretesto narrativo che, pur non essendo mai troppo sviluppato, risulta comunque interessante. Una maledizione ha infatti risvegliato i morti creando di conseguenza un esercito di non-morti affamati. Queste creature hanno cominciato ad assaltare le città vicine, diventando presto un pericolo per la popolazione.
Per questo motivo, diversi avventurieri si uniscono all’esercito regolare, in modo da contrastare e respingere le orde di non-morti, cercando di capire la causa di tutto questo. Niente di troppo strabiliante, quindi. Eppure, i vari dialoghi che caratterizzano l’avventura, nonostante siano brevi, riescono comunque a intrattenere, delineando un mondo di gioco in salsa fantasy abbastanza solido da coinvolgere fino alla fine.
La storia non diventa comunque il punto centrale della produzione e, infatti, è possibile selezionare una modalità roguelike che punta molto di più sul gameplay rispetto alla narrazione.
Tra carte e combattimenti dal sapore tattico
Il gameplay di Gordian Quest si basa su uno stringentissimo loop di gameplay, che vede i combattimenti al centro di un sistema di gioco ruolistico che prende anche a piene mani molte meccaniche da deck building. Il mix finale è convincente e divertente, anche se lontano dalla proverbiale perfezione.
Ogni partita di Gordian Quest inizia da un HUB centrale, che poi si arricchisce di nuove funzioni proseguendo nell’avventura. Qui è possibile potenziare l’equipaggiamento dei personaggi, curare (ed eventualmente resuscitare, in base alla modalità) gli eroi, intraprendere missioni secondarie, rimuovere l’affaticamento (ovvero carte inutili che vengono pescate) alla locanda e svolgere altre azioni di questo tipo.
Da qui ci vengono poi assegnate missioni principali, che possono essere seguite accedendo a una mappa di gioco. Questa divisa in vari nodi, da selezionare per “esplorare” i loghi corrispondenti, dove possiamo trovare skill check o combattimenti.
Nel primo caso parliamo di un minigioco di stampo ruolistico, dove ci viene richiesto di risolvere certe situazioni sfruttando le abilità di vari eroi. Possiamo quindi cercare di sfondare una porta con la forza bruta, oppure di sfruttare l’intelligenza di un eroe per scorgere altre vie per passare. In ogni caso, per poter fare tutto questo dobbiamo selezionare una certa carta tra quelle normalmente utilizzate nella battaglia, a cui corrisponde una certa statistica, per poi lanciare un D20. In base al risultato, possiamo ottenere fallimento, successo o carte “esausto” che si aggiungono alla mano.
Nel caso del combattimento, invece, arriviamo al fulcro del gameplay di Gordian Quest. Questo si svolge su una schermata a parte, dove le unità delle due fazioni sono disposte frontalmente, su un campo di battaglia diviso in cerchi ben precisi. Durante un turno è possibile muovere uno dei nostri eroi nei cerchi della sua linea e, utilizzando un’apposita carta, anche nelle linee adiacenti.
Posizionare gli eroi nel modo giusto è qualcosa da considerare assolutamente, visto che molte carte o meccaniche fanno affidamento proprio sulla posizione delle unità, dando per esempio dei bonus a quelle posizionate dietro o ai lati di chi usa un’abilità.
Proprio le abilità sono l’altra parte centrale del gameplay. Queste sono delle vere e proprie carte, utilizzabili “pescandole” da un mazzo virtuale, diverso per ogni eroe, Il deckbuilding esterno alle battaglie diventa quindi utile per pescare carte migliori, combinare meccaniche e generalmente costruire dei deck bilanciati.
Ogni carta utilizzata consuma un certo numero di punti mana e, di conseguenza, a ogni turno è possibile sfruttare un numero limitato di carte. Queste possono essere buff, abilità specifiche di un eroe o attacchi di ogni tipo. Spesso, peraltro, le carte impongono al giocatore di tenere corto di una certa portata massima o degli alleati adiacenti.
Il risultato è un sistema di combattimento che sembra un mix tra quanto visto di Darkest Dungeon e Slay the Spyre, dove un team di eroi affronta un team nemico, sfruttando delle abilità che sono date da un deck costruito con quanto trovato tra i combattimenti, salendo di livello o acquistando carte.
Tutto questo funziona molto bene ed è decisamente divertente, ma ci sono alcuni difetti che rendono il loop di gameplay di Gordian Quest non propriamente perfetto. Tanto per cominciare, vediamo un’enfasi eccessiva nei combattimenti, che sono il fulcro dell’esperienza e in generale ciò che si fa di più durante le partite. L’esplorazione viene infatti ridotta all’osso e resta un mero collante tra le battaglie e gli skill check.
Di conseguenza, siamo davanti a una struttura di gioco che tende a essere ripetitiva, nonostante le numerose variabili con cui è possibile personalizzare ogni partita. Peraltro, le meccaniche di gioco si dimostrano molto derivative per gli amanti del genere e, di conseguenza, un giocatore navigato che cerca qualcosa di nuovo potrebbe restare deluso. In ogni caso, Gordian Quest funziona molto bene e la realizzazione del titolo riesce a convincere.
Tecnicamente parlando
Gordian Quest vanta un comparto tecnico di tutto rispetto, che sfoggia animazioni curate, effetti visivi soddisfacenti e sprite definiti e belli da vedere. La mappa di gioco e gli ambienti risultano però dei semplici disegni che, nel caso di dungeon sotterranei, diventano spogli e poveri di dettagli.
Il risultato finale resta comunque soddisfacente, grazie allo splendido comparto artistico che vanta un’estetica cartoon molto curata, ma resta difficile scrollarsi di dosso la sensazione che l’esplorazione sia stata lasciata in secondo piano anche dal punto di vista estetico.
Infine, il comparto sonoro è eccellente, grazie a musiche sempre adatte alle varie occasioni e ad effetti sonori soddisfacenti.