Recensire GORSD non è per nulla una passeggiata, si hanno le prime difficoltà già nell’individuare correttamente il suo genere. Un arcade? Uno strategico? Un party game? Penso che il genere che più si avvicini al suo gameplay sia strategico con elementi arcade.
Un viaggio filosofico… o forse no?
La trama di GORSD è complicata da spiegare in quanto, anche dopo aver finito il gioco, non l’ho capita per nulla neppure io. Ci proverò ugualmente: il protagonista del gioco è un uomo-polpo che è nato da un occhio gigante e si ritrova improvvisamente in una foresta pluviale che porta a delle rovine sotterranee.
Raggiungendo le rovine, 4 divinità dalle fattezze umane e animalesche (che suppongo siano dei GORSD), lo “incoraggiano” additandolo come “essere inferiore” e lo ammoniscono dicendogli che non sarebbe mai diventato un GORSD. Tutto chiaro e soprattutto logico, giusto?
Lo scopo del nostro simpatico protagonista sarà sconfiggere questi esseri superiori all’interno delle rovine sotterranee. Il finale è piuttosto enigmatico e, senza fare spoiler, mi ha lasciato un po’ di stucco tanto da pensare che GORSD sia in realtà un’avventura con un messaggio filosofico (un po’ come Journey) piuttosto che un videogioco con una storia fine a se stessa; tuttavia, mancano gli elementi per capire quale sia effettivamente questo messaggio, lasciandomi con un grosso senso di incompletezza.
Il tuo unico obiettivo è colorare
E qui arriviamo al terzo elemento difficile da spiegare e descrivere. Il gameplay che muove il mondo di GORSD: l’obbiettivo cambia a seconda della tipologia di livello, ma tendenzialmente anche le meccaniche di gioco. Nella Adventure Mode vi sono vari tipi di livelli: quello che ho trovato più di frequente è Standard, in cui il tuo obbiettivo è colorare tutte le caselle dello stage passandoci sopra. Tuttavia non sei da solo, ci saranno altri giocatori controllati dall’intelligenza artificiale (IA d’altronde ottima, mi ha messo in seria difficoltà più di qualche volta) che hanno, come il giocatore, lo scopo di colorare tutti i blocchi che compongono lo stage, portandoti al Game Over.
Per sconfiggere i nemici, la tua arma sarà un singolo proiettile. Sparandolo, potrai temporaneamente fare fuori gli avversari, che ad ogni nuovo respawn necessiteranno di più tempo per lo spawn successivo, facendoti guadagnare secondi preziosi per occupare le caselle avversarie e vincere lo stage; oltretutto, eliminando un nemico più volte, genererai attorno ad esso un’onda d’urto sempre più grande, che andrà a colorare del tuo colore (rosso) i blocchi adiacenti.
Bisogna stare attenti a come si spara il proiettile: rischi di auto-eliminarti oppure di non poter sparare fino alla sua scomparsa (o finché non lo riassorbi correttamente usando il tasto L1). Queste meccaniche sono state la mia arma per vincere molti stage, visto anche che la maggior parte delle volte mi sono trovato di fronte 3 avversari dello stesso team.
Occhio però: anche gli avversari potranno usufruire delle stesse strategie e meccaniche, che infatti mi hanno portato a un centinaio di Game Over prima della fine di GORSD. Le boss fight saranno un vero grattacapo: si compongono di 3 stage diversi che devono essere completati consecutivamente, pena l’ennesima sconfitta.
Altri elementi che ho trovato all’interno degli stage sono i portali, i vortici e le torrette. I portali saranno delle barriere superabili sparandogli addosso il tuo proiettile; esso rimarrà aperto per una manciata di secondi, dopodiché si chiuderà improvvisamente, eliminando lo sfortunato che ci è finito addosso. I vortici saranno attraversabili dai player ma assorbiranno automaticamente tutti i proiettili che finiranno nel loro raggio d’azione. Le torrette sono veramente tra gli elementi più fastidiosi degli stage: i loro attacchi sono molto più veloci di quelli dei giocatori, dovrai essere molto veloce e calcolare correttamente tutti i rimbalzi del tuo proiettile per poterle eliminare in fretta (hanno, come i giocatori, il respawn a tempo).
Un’infinità di livelli
La Adventure Mode (che dura all’incirca 3/4 ore) è solo la più piccola parte di GORSD. Il vero fulcro è la Battle Mode, sbloccabile finendo la storia.
L’ avventura conta all’incirca 50 livelli, mentre la modalità battaglia conta 78 stage diversi rigiocabili in 5 diverse modalità e in 4 difficoltà differenti, per un totale quindi di 1560 battaglie. Forse un po’ troppe, ma il gameplay avvincente di GORSD mi ha convinto a tentare di finire qualche livello in difficoltà Brutal, impresa veramente ardua a causa dell’IA pazzesca che muove i giocatori avversari.
Oltre ai livelli Standard, sarà possibile giocare altri diversi tipi di livelli. In Domination dovrai colorare le caselle passandoci sopra: più ne possiedi e più velocemente scenderà un contatore (che parte da 100). La prima squadra che arriva a 0, vince la partita; la chiave per rallentare i nemici è, chiaramente, eliminarli. Nei livelli Kill Count, ogni squadra deve arrivare a 10 kill per vincere la partita, ma bisogna stare molto attenti anche ai propri proiettili: auto-eliminarsi farà scendere di 1 kill il proprio contatore.
I Death Match sono sicuramente i più veloci da fare: una vita, un proiettile, tu contro tutti. Niente respawn, l’ultima squadra che rimane vince la partita. L’ultima tipologia di livello che ho affrontato è stata la Bullet Paint: uguale ai livelli Standard, con la variante che non colori le caselle solo con le onde d’urto e passandoci sopra, ma anche con il tuo proiettile.
Il multiplayer è solo locale e fino a 4 giocatori assieme; la partita può essere personalizzata in ogni suo piccolo dettaglio, da come impostare le squadre allo stage in cui darsi battaglia all’ultimo sangue. Personalmente questo aspetto di GORSD l’ho apprezzato tantissimo, ma l’unico difetto è che, essendo un gioco in cui il gameplay è atipico e poco intuitivo, un giocatore che ha masterato il titolo vincerà sempre, anche in 1 vs 3.
Welcome to the ‘90
La grafica pixelosa renderà molto felici i nostalgici giocatori anni ‘90, ma allo stesso tempo sorprenderà i giocatori più giovincelli. Le rovine sotterranee in cui è ambientato il videogioco si divide in 4 warp room da cui è possibile accedere a tutti i livelli, con relative boss fight.
Anche le ambientazioni degli stage sono varie e curate, elemento che ti fa percepire l’amore messo all’interno del videogioco da parte degli sviluppatori. Non è scontato vedere in progetti indie del genere dettagli come l’ombra che ti sovrasta mentre passi sotto il ramo di un albero, o gli occhi del boss che seguono i tuoi movimenti mentre cerchi di completare il suo livello.
Le musiche ti fanno fare un tuffo nel passato, mi hanno ricordato varie melodie che sentivo appena entravo nelle sale giochi da ragazzino. Non molto varie, ma molto azzeccate; anche gli effetti sonori sono curati e ben coerenti ad ambientazioni e grafica pixel.