Il mondo dei videogiochi è cambiato definitivamente con l’approdo sul mercato di Doom: il titolo del 1993 ha dato il via ad una vera e propria scuola di pensiero che ha di fatto plasmato, sul suo esempio, il genere dell’FPS fino ad oggi. Anche se ora come ora il mondo degli sparatutto in prima persona si è mosso verso nuovi orizzonti, lasciare nel dimenticatoio queste prime avventure sarebbe come rinunciare ad una tappa fondamentale della storia dei videogiochi.
Perciò, Graven non può che suscitare in noi un certo nostalgico interesse: annunciato come il seguito moderno del leggendario FPS “magico” Hexen: il titolo sviluppato dal team Slipgate Ironworks ed edito da 3D Realms promette di restituirci le sensazioni dei primi anni ’90 con, di contorno, un doveroso ammodernamento grafico e strutturale. Quello che ci chiediamo ora è: missione compiuta? Scoprilo leggendo la nostra recensione.
Graven, un omaggio all’epoca d’oro dell’FPS
La trama di Graven è piuttosto semplice, come da prassi per questo genere di titoli, ma ti permette fin da subito di catapultarti nella giusta atmosfera: impersoniamo un misterioso sacerdote, esiliato dal suo ordine per essersi rifiutato di uccidere, come da ordini, la sua figlia adottiva.
Per questo motivo, ci ritroveremo a vagare all’interno di un mondo di gioco dark fantasy in preda ad una scioccante pestilenza che sta facendo strage tra i suoi abitanti, uomini, donne e soldati che richiedono di te e dei tuoi poteri per fronteggiare l’assalto di creature mostruose.
La narrazione non ha quindi un ruolo centrale all’interno del progetto, ma costituisce un buon punto di partenza grazie al quale spiegare i cambi di scenario e le azioni del nostro protagonista. La storia del titolo proseguirà quindi in maniera piuttosto lineare, portandoci a far fuori una serie di nemici in numerose aree per ben più di 10 ore: ci si attesta sulle circa 15 ore di gioco, che scorrono piuttosto bene e che abbiamo considerato giuste, soprattutto di fronte al costo del titolo, che possiamo rinvenire a 24,99 euro sul PlayStation Store.
Il titolo, disponibile esclusivamente in lingua inglese, può essere tranquillamente giocato da chiunque: i dialoghi presenti sono davvero pochi e il gameplay stesso risulta di rapidissima comprensione. Controllando il sacerdote in prima persona, potremo sfruttare una serie di oggetti speciali e di poteri per fronteggiare orde di nemici, tra mostri e non-morti.
Nelle fasi iniziali dell’avventura verremo infatti forniti di bastone, per attacchi ravvicinati, e di balestra, per attacchi a distanza ma, in breve tempo, entreremo in possesso di uno speciale libro di incantesimi che ci consentirà di sparare palle di fuoco. Consideriamo piuttosto buona la varietà di armi e di oggetti consumabili presenti: tra questi, non possiamo non menzionare le pozioni per il recupero dell’energia, che nel design rappresentano un vero e proprio omaggio a Hexen.
Sfruttando il potere del sacerdote, affronteremo nemici di piccole e grandi dimensioni, fino ad arrivare ai boss: non numerosi, questi ultimi, ma con un discreto moveset e design. Al contrario, siamo dell’idea che i nemici “comuni” siano eccessivamente ripetitivi e anonimi sia nel design che nel pattern di movimenti.
Un elemento certamente degno di nota è la strutturazione del mondo di gioco, che presenta punti ciechi e piccoli segreti che ci permettono di fare man massa di monete e altri oggetti piuttosto utili. Segnaliamo inoltre la suddivisione in livelli di difficoltà: questa permette ad ogni tipo di giocatore, dal novizio al più esperto, di vivere un’avventura il più possibile nelle sue corde.
Il gameplay di Graven, in sostanza, risulta semplice ma per questo gradevole: comprendere le dinamiche di gioco, prevalentemente FPS anche se in alcuni casi dobbiamo mettere da parte le armi e risolvere alcuni semplici enigmi ambientali, è cosa assai rapida, la vera sfida sarà infatti padroneggiarle: ciò viene in parte ostacolato dalla semplicità dell’IA dei nemici, che rende gli scontri piuttosto basilari, ma usare i poteri del sacerdote solo in combattimento sarebbe una limitazione, di fronte alle interazioni che possiamo avere con l’ambiente circostante, come ad esempio distruggere una sbarra con il fuoco per avere accesso ad una zona segreta. Dovremo imparare, in sostanza, ad utilizzare i poteri del protagonista in situazioni diverse ed imprevedibili, senza mai dare nulla per scontato.
Graven si differenzia dalla massa degli FPS moderni soprattutto per un motivo: il suo stile grafico ibrido. Il gioco presenta infatti modelli 3D, come quello del personaggio principale e della maggior parte degli NPC, piuttosto definiti che si alternano a fondali e ambientazioni in pieno stile anni ’90. Ciò dà vita ad un mondo di gioco gradevole alla vista e piuttosto originale, capace di incuriosire vecchi e nuovi fan del genere. Ci è piaciuta la volontà degli sviluppatori di rischiare sotto questo punto di vista.
Rimaniamo invece piuttosto delusi dalla poca cura nei confronti del comparto sonoro del gioco: rumori sgradevoli da sentire, musiche poco originali e piuttosto ripetitive tendono ad attenuare l’atmosfera, altrimenti particolarmente immersiva.
Se ci concentriamo sul lato tecnico, però, abbiamo più di una perplessità: il titolo, dal peso irrisorio di poco meno di 4 GB, ha creato alcuni problemi sulla PS5 che abbiamo utilizzato per l’occasione, generando in più momenti lag e piccoli freeze del gioco della durata di alcuni secondi. Ciò non solo ha appesantito l’esperienza con Graven, ma ci ha anche dato sfoggio di un’operazione di conversione poco attenta, un vero peccato date le buone premesse.