Il piccolo draghetto Grisù era solito chiudere tutte le sue mirabolanti avventure, per chi lo ricorda, con la famosissima frase:“Io farò il pompiere! Sì, il pompiere!” – beh… nel caso di Graveyard keeper, la musica di sottofondo potrebbe anche essere la stessa, ma con qualche variazione dei contenuti, infatti, dopo qualche ora di gioco si potrebbe cominciare a esclamare:“Io diventerò un Becchino!”
Il titolo sviluppato da Lazy Bear Games è arrivato ufficialmente sulle console PlayStation 4 e Nintendo Switch (versione da me provata) lo scorso 27 giugno 2019 dopo gli ottimi risultati ottenuti sulla piattaforma di Steam nella sua versione per PC. Graveyard Keeper si presenta al giocatore come un “titolo che non aiuta nessuno”, dalle atmosfere cupe e con alcune caratteristiche così diverse e, allo stesso tempo, così bene “incastrate” tra loro che verrebbe voglia di gridare al miracolo. Il gioco firmato TinyBuild è il perfetto connubio tra un RPG (Role-Playing Game), un Gestionale e un Titolo di Simulazione, che riesce egregiamente a trasportare il giocatore in un piccolo mondo medievale con le sue tematiche mature e la sua ironia grottesca.
“Una vita da Becchino… a recuperar cadaveri!”
Graveyard Keeper presenta una trama semplice e diretta che svolge egregiamente il proprio obiettivo, riuscendo a fornire al giocatore un’ottima motivazione per arrivare alla fine di una storia che egli stesso contribuirà a scrivere. In parole povere, il giocatore si troverà con la classica domanda:
Riuscirò a tornare a casa?
Tutto comincia una sera durante un forte pioggia battente sulla città, quando, da un negozio, esce il nostro barbuto protagonista. Mentre cammina, il nostro personaggio riceve una telefonata dall’amore della propria vita e… si distrae, rimanendo così coinvolto in un incidente che lo scaraventa direttamente al cimi… nel limbo. Qui incontra un tizio vestito di nero con un singolo occhio rosso che, con la fantomatica promessa di poter così tornare dalla propria dolce metà, gli concede la classica “seconda possibilità”, trasferendolo istantaneamente in un mondo medievale in cui dovrà svolgere una “semplice e tranquilla” attività lavorativa: il Custode del Cimitero.
Il resto della storia la dovrà scrivere il giocatore con le proprie scelte che, nel bene o nel male, avranno delle ripercussioni all’interno del gioco e che influenzeranno la velocità per raggiungere il tanto agognato obiettivo finale.
La vita del Becchino non è tutta ossa e fiori…
Prima di cominciare a parlare del gameplay di Graveyard Keeper è doveroso che io faccia una piccola premessa. Per semplificare, infatti, tutta la trattazione, la frase:“Non è come sembra!” –è la frase giusta. Tutto il gameplay che sta alla base del titolo sviluppato da Lazy Bear Games è caratterizzato da un vero e proprio Climax ascendente, che spinge ad esclamare: “Devo solo prendere, pulire e seppellire i cadaveri? Facile…” – fino ad arrivare a: “…e adesso? Che faccio? Dove vado? Aiutoooo!”
Fatte le dovute premesse possiamo finalmente parlare del “cuore pulsante” di Graveyard Keeper. Superato il primo impatto con il nuovo mondo di gioco e fissato l’obiettivo finale, il giocatore si risveglierà nella sua nuova casa di legno, con tanto di camino e piano cucina. Subito dopo arriverà il primo incarico del gioco: “Liberare Gerardo” – il piccolo teschio parlante (e alcolizzato) che farà da guida al giocatore nella sua attività di becchino. Da questo momento in poi, al giocatore, si aprirà letteralmente un mondo di infinite possibilità, senza spostare l attenzione dalla direzione del cimitero cittadino, elemento centrale del gioco, caratterizzata dai tipici elementi che caratterizzano il genere gestionale, dal posizionamento delle bare alla loro copertura, passando per la manutenzione e l’abbellimento.
Dietro questo semplice compito da svolgere, si nascondono delle meccaniche ben più complesse e articolate. Infatti, il giocatore dovrà preoccuparsi del proprio stato di salute e di affaticamento, della fabbricazione delle risorse e attrezzature, dell’orto di casa, della gestione del denaro, dei rapporti con i tantissimi NPC presenti nel mondo di gioco durante periodi ben precisi, di perfezionare le proprie skills attraverso un albero delle abilità che farebbe impallidire il creatore di Diablo, di migliorare le proprie conoscenze scientifiche insieme alla fede religiosa, ecc. Ciononostante, la vera fonte di sostentamento per il giocatore sono, e saranno sempre i corpi marci e putrescenti che verranno consegnati saltuariamente vicino al cimitero, pronti per trovare “il riposo eterno”… o forse no. Basti pensare che un cadavere può diventare, una volta affinate le abilità di estrazione, una fonte di sangue, ossa, carne e, con il nuovo DLC, può altresì essere trasformato in un ubbidiente zombi domestico. Mi fermo qui perché non voglio fare spoiler…
Grazie a questo gameplay vasto e variegato, l’esperienza di gioco si rivela essere molto impegnativa e il giocatore si troverà impegnato su diversi fronti per portare a termine tutte le missioni e scoprire tutti i segreti nascosti nel mondo medievale di Graveyard Keeper. In aiuto del gameplay c’è anche l’ottima caratterizzazione degli NPC, ognuno con le sue abitudini e idee che andranno ad arricchire quell’atmosfera di ironia grottesca che caratterizza il gioco. Dall’eccentrico teschio Geraldo all’asino “comunista” parlante che si occupa della consegna di cadaveri, passando per il malvagio inquisitore e molti altri personaggi, tutti da conoscere. L’insieme di tutti questi elementi, unito a una presenza di aiuti o tutorial praticamente “ridotta all’osso”, permette di tenere molto alto il livello di sfida, portando il giocatore a dover letteralmente “spremere le meningi” in qualunque situazione, dal riuscire a creare un pugno di chiodi al creare uno zombi. Ovviamente tutto questo può essere definito come un’arma a doppio taglio, perché tutto questo realismo porta a un abbassamento repentino della velocità di gioco e lo stesso utente si dovrà più volte dedicare al grinding per svolgere anche compiti semplici.
Graveyard Keeper può essere definito un piccolo capolavoro artistico, con un design 2D delle ambientazioni in “stile retrò” curato nei minimi particolari, unito a un buon comparto sonoro azzeccato per ogni situazione. In particolare, una menzione speciale va fatta alle voci degli NPC, caratterizzate dal classico “blablabla” in stile “The Sim” e adattato per ogni singolo personaggio, ognuno con la sua voce. Il titolo firmato TinyBuild riesce così a restituire tutte le sensazioni provate dal protagonista durante tutta la sua avventura e a rendere piacevole la permanenza all’interno del mondo medievale, tra teschi alcolizzati, improbabili alleati e asini comunisti.
Il titolo di Lazy Bear Games è disponibile al download per PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC (Steam), in particolare raccomando di utilizzare il link di Instant Gaming per ottenerlo a un prezzo veramente interessante e poterlo così aggiungere alla propria libreria videoludica.