Non essendo nel modo più assoluto un patito dei titoli Survival, mi sono approcciato a Green Hell con lo stesso timore reverenziale di chi affronta la prima guida della sua vita: in poche parole, ero talmente preoccupato di non morire da far durare il tutorial quanto un’intera sessione di gioco.
Tuttavia, una volta superato lo scoglio della “prima morte in un survival”, l’esperienza vissuta nella foresta amazzonica di Green Hell mi ha profondamente segnato, ed ora ti spiegherò il perché.
Green Hell : un gameplay realistico che non rinuncia alla sua accessibilità
Ok, lo dico subito: “Green Hell è un Survival in tutto e per tutto”. Il titolo sviluppato dai Creepy Jar non è nel modo più assoluto un “Survival per chi ai Survival non ci sa giocare”.
Ma in che modo allora riesce ad essere accessibile a tutti (o quasi) ?
I fattori principali che rendono il titolo NON proibitivo sono essenzialmente 2:
- Un difficoltà ampiamente regolabile
- Un’ambientazione che risponde alle nostre azioni in maniera realistica e non meccanica
In termini di “sfida”, mi sento di poter affermare che Green Hell possiede un ampio spettro di difficoltà, che può rendere il titolo letteralmente un inferno per il giocatore, ma anche dargli la possibilità di ambientarsi con tutta la calma di cui necessità.
Il titolo, quindi, riesce a risultare subito una sfida per gli utenti più navigati, ma allo stesso tempo ha tutte le carte in regola per accompagnare i neofiti nei loro primi passi da survivalisti.
Questo è ovviamente reso possibile da un gameplay di alto livello: premesso che il tutorial è uno dei migliori che io abbia mai visto (dettagliato e specifico, ma non noioso e pesante), l’ambiente circostante al giocatore reagisce in maniera talmente realistica che ci verrà spontaneo ragionare tramite la logica della “vita vera”, piuttosto che con quella “meccanica dei videogame”.
In Green Hell, ogni nostra azione comporta più di una singola reazione:
- Accendere un fuoco ci scalderà e ci permetterà di cuocere il cibo, ma potrebbe attirare delle attenzioni indesiderate…
- Ciò che mangiamo ha conseguenze dirette sul nostro fisico: troppi grassi non sono mai una buona idea, mentre il giusto bilanciamento di proteine e carboidrati ci fornirà la forza di sollevare oggetti pesanti e l’energia per ripetere l’azione in un periodo di tempo prolungato.
- La modalità “diagnosi” ci permetterà di capire le necessità mediche del nostro corpo, ma saremo in grado di provvedervi per tempo? Ma soprattutto, ne varrà la pena?
Se le features appena elencate non fossero abbastanza (e mi rendo conto che per un esperto di titoli del genere non lo sono), gli sviluppatori di Green Hell hanno ben pensato di aggiungere un altro elemento sulla bilancia dell’esperienza survival: la sanità mentale.
Proprio così, il nostro protagonista subirà, nel corso del gioco, uno stress sia fisico che psicologico; se per il primo possiamo ben immaginare le conseguenze e le probabili soluzioni, per il secondo, dovremmo iniziare a porci la fatidica domanda: “ma quello che sto vedendo è reale?”
Dal mio punto di vista, queste meccaniche di gioco improntate sul realismo e non sulla mera reazione meccanica del videogioco, se unite ad una scelta della difficoltà così ampia, rendono Green Hell un’ottima esperienza survival, forse non per tutti, ma indubbiamente per molti.
Esperienza survival, ma non senza un briciolo di storia
Green Hell non è soltanto un’ottima esperienza survival, ma si attesta su ottimi livelli anche in merito alla Trama, o, per essere precisi, alla Narrazione.
Partendo con un Incipit invero assai banale (salva la tua bella dalle insidie della foresta), la progressione della modalità storia porterà il giocatore ad affrontare un viaggio lungo circa una quindicina di ore, tra scelte complesse e situazioni tutt’altro che prevedibili.
Ovviamente non è certo questa la modalità che eleverà Green Hell nell’olimpo dei videogiochi, ma è indubbiamente una ciliegina sulla torta molto molto saporita.