C’era un tempo in cui il 2000 veniva immaginato come un futuro apocalittico, vittima di una catastrofe probabilmente nucleare, in cui gli esseri umani erano costretti ormai a sopravvivere combattendo tra loro in automobili da museo e con armi che imitavano i tempi che furono.
Ecco questa poteva essere una trama scontata di un qualche film cult a caso degli anni 80, gli stessi film che poi hanno ispirato numerosi titoli di videogames futuristici.
Grip: Combat Racing non è uno di questi, anche perchè la trama non la ha. E forse non ne ha bisogno.
Ma andiamo per gradi, prima che pensiate che il gioco non debba essere provato.
Cos’è Grip: Combat Racing
Grip: Combat Racing è un gioco di corse futuristico dove a bordo di fantastiche automobili pesantemente blindate dobbiamo partecipare ad eccitanti gare contro il tempo e/o contro avversari (anche in multiplayer e online) usando l’estrema velocità o l’incredibile arsenale di armi che troveremo lungo il percorso. I veicoli sono capaci peraltro di correre anche a testa in giù grazie alle ruote sovradimensionate e al loro magico GRIP.
Che detta così fa sembrare il gioco un capolavoro anni 90 supermegapompato sulle console Next Gen. Solo che in questo caso sono io che ho supermegapompato la descrizione, rispettando però la verità.
Appena avviate il gioco la schermata iniziale (l’ho provato a fondo su PlayStation 4), senza troppi fronzoli, ci porta a scegliere la modalità (Campagna, Giocatore Singolo, Online, Split-screen, Garage) e ci permette di accedere alle impostazioni, ai credits e allo Store di PlayStation.
Parlando delle impostazioni, sono limitate ma funzionali anche se manca purtroppo la possibilità di adattare la visuale alle dimensioni/proporzioni dello schermo. Le impostazioni del controller presentano solo 3 configurazioni, discutibili, dei tasti. Il pulsante della playlist musicale è stato tradotto in Gioca (Play) e non in Ascolta.
Nel Garage si possono scegliere le “automobili”, la loro colorazione, le ruote e gli adesivi. Ovviamente avanzando di livello, non importa se utilizzando veicoli diversi, si sbloccano nuove decorazioni, ruote e combinazioni di colore sulla livrea ma è inutile dire che nulla cambia nelle prestazioni, nemmeno per le gomme.
Il gioco presenta una visuale di base in terza persona ma è possibile allargarla o arrivare a quella in prima persona. Purtroppo in prima persona, ma nemmeno in altre visuali, si vede la plancia o la strumentazione, sostituite in ogni caso da un hud semplice e funzionale diviso sui 4 angoli e sulla parte alta dello schermo.
Le armi a disposizione comprendono lo scudo utile a difendersi dai missili teleguidati, dalla mitragliatrice e dai missili semplici. Ovviamente troviamo anche il powerup della velocità che spesso fa la vera differenza nelle corse.
Le modalità che ho usato di più sono state Campagna e Giocatore singolo, anche perchè avendolo testato in anteprima la lobby del Multiplayer era più vuota delle spiagge a Natale.
In Giocatore singolo potete scegliere se effettuare Corsa (con e senza armi ed avversari), Arena (combattimenti Old School) e Carkour (a mio avviso una buona idea ma assolutamente ingiocabile).
Campagna è ovviamente una successione di sfide che comprendono tutte le modalità a disposizione, il modo migliore per scoprire il gioco per gradi e fare esperienza. Ma per me è anche il punto di partenza per dirvi cosa penso, purtroppo, su Grip: Combat Racing.
Trailer di Grip: Combat Racing
Perchè giocare a Grip: Combat Racing?
Parto dalla Campagna come base di partenza per la critica verso Grip: Combat Racing perchè rappresenta a pieno lo spirito del gioco nel bene (per molti a quanto vedo online nelle recensioni) e nel male.
Non c’è alcuna storia nel gioco, non c’è progresso, non c’è differenza reale tra le auto, non c’è un circuito più bello o più brutto, non c’è nulla che faccia dire “Ne avevamo bisogno” se non la mancanza reale di titoli concorrenti.
Stai cercando un titolo piatto, un one shot per i momenti vuoti, un modo assolutamente banale ma senza dispendio di energie mentali di trascorrere quei 5 minuti senza pensare? Ecco, Grip: Combat Racing è perfetto per te. Ma solo se non hai mai giocato ad altri titoli simili in vita tua e hai meno di 12 anni, ma solo perchè probabilmente non hai mai vissuto l’uscita di un Wipeout, un Twisted Metal o, peggio, “l’originale” Rollcage.
Sì perchè questo è il reboot non ufficiale di Rollcage, titolo pressoché identico del 1999 dai cui produttori è stato dato il placet per recuperare feel e idee, prima tra tutte quella del ribaltamento, unica nota a mio avviso positiva del titolo perchè permette di utilizzare i percorsi in maniera a volte diversa, pur avendo in fondo gli stessi risultati.
In Grip: Combat Racing non ho mai avuto la sensazione di guidare qualcosa, né tantomeno veicoli su ruote. La fisica dei mezzi è pressoché inesistente, la sensazione di guidare dei parallelepipedi privi di carattere è accentuata non solo dal cambio repentino di velocità in caso di incidente ma anche dal fatto che non importa cosa ti colpisca o dove, il risultato è lo stesso. Insomma le collisioni sono determinate da qualche algoritmo random e non dal rapporto causa/effetto.
Ma poi perchè devo correre? Chi sono? Dove mi trovo? Non esiste un personaggio di riferimento, nemmeno un pianeta dove siamo, non c’è alcuna trama né altro. Queste sono informazioni che danno spessore ad un videogame di corse o di questo tipo perchè nel loro piccolo ti portano dentro il mezzo a correre per un obiettivo che non sia solo quello di sbloccare gli adesivi e i colori. Inoltre, come scritto sopra, nel mezzo nemmeno ci entro, non esiste praticamente la cabina, non c’è alcun rapporto insomma tra me che gioco e il gioco.
I punti critici
Le armi poi sono di una semplicità disarmante: ora è vero che in un gioco del genere non è che si debba scrivere una tesi prima di decidere quale power up usare per vincere, ma dal primo momento che ho giocato ho pensato che i primi Super Mario Kart avessero più varietà di scelta e strategia di questo titolo. E siamo nel 2018.
Al che uno potrebbe pensare che la grafica del gioco sia il punto forte che ti fa gridare mentre sfrecci a velocità inimmaginabili sui tracciati. No.
La grafica è chiaramente vittima di un porting tremendo dove non solo la potenza di calcolo si limita alle superfici dei veicoli, ma dove perfino gli effetti di luce prossimi alla visuale (provate a vedere i fumi di scarico mettendo la visuale ravvicinata) sono fatti da pixel grandi come il pad. Vada per il retrogaming, ma non in questo senso.
Altra vittima della grafica sono appunto i tracciati, impersonali, disordinati ma soprattuto vuoti. Nessuno guarda le gare, nulla vola in cielo, non ci sono scenografie degne di nota. Insomma, niente. Se solo avessero messo pure un solo dirigibile inutile, lento e anche brutto nel cielo, avrei apprezzato lo sforzo.
Adatta invece la palette cromatica utilizzata, dove dei colori acidi e neutri si alternano ai circuiti notturni e diurni.
La musica in Grip: Combat Racing doveva (e dicono che sia così) essere uno dei punti di forza del gioco, una selezione techno progressive a milioni di bpm, peccato però che già dopo non molto stanchi e faccia assomigliare, forse per via della registrazione, tutti i pezzi assolutamente uguali. Non so se ricordi la colonna sonora dei vari Wipeout ed è vero che i budget erano diversi, ma qui manca la varietà, non le star.
+++ UPDATES 22 novembre 2018 +++
Ho provato il multiplayer, per fortuna aggiunge due cose: una è la competitività con altri giocatori che fa da stimolo a divertirsi e a chiudere spesso un occhio sui difetti strutturali del gioco. Un’altra è la sufficienza (passa da 4.9 a 6), mancata all’inizio anche per colpa mia: conosco bene “l’originale” e vedere praticamente lo stesso titolo anni dopo senza nulla di nuovo che potesse giustificare il prezzo alto all’uscita, mi ha portato ad essere critico il giusto, senza se e senza ma.
+++ UPDATES IN ARRIVO +++
In attesa di testare a fondo la modalità multiplayer, potrei aggiornare la recensione su quest’argomento e modificare il voto generale.