C’è un modo di sviluppare giochi che è molto popolare: c’è il team di sviluppo, la software house, i grafici, il publisher, il marketing, ciascuno con il suo ruolo e i suoi soldi in busta paga o in fattura.
Questo modo la fa da padrone nel 90% dell’industria mainstream, ed è il normale flusso di lavoro che porta al pubblico titoli come PES, Fifa, Forza Motorsport e tutti i videogiochi fatti un po’ per apparire, un po’ per essere, un po’ per vendere.
Poi c’è un altro (affascinante) mondo che è quello degli indie: persone che hanno le competenze o un background nel mondo dei videogiochi e decidono di sviluppare un titolo per il piacere di consegnare ai posteri un’opera videoludica di spessore, quantomeno estetico.
Esempi? Banished, Don’t Starve, The Escapist: tutti titoli che con il tempo sono diventati anche dei best seller planetari grazie principalmente al publisher Steam, di Valve.
All’interno di questo manipolo coraggioso, si stagliano i campioni. Inteso nell’accezione antica del termine: persone che hanno in sé molte doti, portate ad altissimi livelli, e che hanno l’ossessione di portare a termine un videogioco in solitario.
Precedenti storici: Terraria, Stardew Valley, e naturalmente l’infinito Minecraft.
Tutti titoli molto conosciuti, vero?
Questa è la dimostrazione che non solo il terreno degli “indie” permette di ridefinire dei canoni che poi si riflettono sul mercato mainstream, ma senza il loro apporto quello stesso mercato mainstream sarebbe ciclicamente tornato sui suoi passi.
Ed eroi di questa imponente contaminazione, sono proprio quei producer che creano tutto da soli: concept, dinamiche di gioco, grafica, rendering 3D, mesh, codice, musiche.
Per non parlare del lancio e della promozione!
Se hai mai provato a scrivere un programmino semplice, avrai ben chiaro la mole di lavoro che serve per far funzionare tutto senza che l’utente finale si accorga dei bug.
Ma veniamo al gioco: Grood. Lo sparatutto Indie per le giornate no.
Succede che a volte un Indie sia appassionato di un genere in particolare, mettiamo lo sparatutto 2D.
Succede che però non è soddisfatto di ciò che si trova in commercio, e vuole crearne uno che rispecchi il suo mood, le sue aspettative e l’esperienza di gioco che vuole ottenere.
La cosa migliore in questi casi, è rimboccarsi le maniche e farselo da soli!
E così è accaduto per questo titolo: Grood.
Grood è uno sparatutto 2.5D (significa che ha le stesse dinamiche grafiche di Trials: modelli 3D dove però una dimensione è limitata al solo scorrimento orizzontale) sviluppato su base Unity ambientato in un futuro prossimo in cui è avvenuto il takeover delle macchine.
Grood è la tua piccola pedina all’interno di quel mondo, grazie alla quale (e all’utilizzo di armamenti pesanti) puoi sconfiggere le macchine e ottenere la libertà. E la soddisfazione di sparare un po’ a qualunque cosa, specie dopo il lavoro o quando hai della rabbia da sfogare, è perfetta, con sotto l’heavy metal, diventa sublime.
Le modalità di gioco di Grood
Grood ha una campagna single player, composta da molti livelli in cui cambia l’ambientazione e, naturalmente, la difficoltà.
Si possono scegliere tre gradi diversi di difficoltà: difficile, difficile e, indovina, difficile!
Questa meta-comicità di un gioco che si preannuncia frenetico e adrenalinico (è uno sparatutto, in fondo, non è Cooking Mama) dimostra la volontà di divertire, prima che di stupire. Chapeau. Bellissimo humor.
Una volta settata la difficoltà, partiamo con il nostro robottino nelle periferie della città, e con un’arma simile ad una pistolina ad acqua, spariamo contro i cattivi. Continuamente.
Muoviamo il personaggio con i classici AWSD, e con il tasto fire associato al tasto ENTER della tastiera, oltre che il tasto SHIFT che permette di ciclare tra le armi collezionate. Non dovremo preoccuparci delle munizioni, in compenso, perché saranno infinite.
Manca (e questo, a mio avviso, è un male) completamente la possibilità di configurare i comandi, e, presto detto, potrebbe essere una scelta voluta. Infatti il gioco si gode appieno con un sano controller analogico a stick, di sapore retro quanto basta per abbinarsi perfettamente al titolo.
Da pochissimo è possibile utilizzare Grood in modalità Co-Op, con un altro Steam-Friend connesso e che ci potrà aiutare a rendere rottami volanti i robot nemici.
A prescindere dal controller utilizzato, andremo a spaccare robot muovendoci in uno spazio bidimensionale, popolato da elementi 3D, che ci potranno danneggiare con le armi e anche urtando la nostra navicella. Purtroppo anche sbattere al suolo il nostro alter ego robotico non fa benissimo alla carrozzeria. Uomo avvisato.
Gli Hit point del protagonista e dei nemici sono indicati da una lifebar bianca che appare proprio sopra gli stessi, permettendo di concentrarsi sui nemici più minacciosi per poi annullare gli avversari più
L’impianto grafico di Grood
Grood arriva agli occhi in modo sciolto e fluido, con una palette grafica coerente ed una serie di effetti ottici che simulano un televisore glitchato e le intemperie dell’ambiente. Un tocco da maestro, l’effetto del monitor rotto, che peggiora a mano a mano che la nostra vita scende, come a simulare che il giocatore sia EFFETTIVAMENTE dentro il “televisore-robot” che sta combattendo nel campo di battaglia.
Anche i menu sono artisticamente intelligenti, di facile navigazione rigorosamente con i soli tasti. Il mouse potete anche bruciarlo, non servirà mai. Menu che sono “trasmessi” da televisioni messe in ambienti diversi, anch’essi ben resi e coerenti.
Gli effetti sonori sono perfettamente amalgamati con l’azione e la grafica, creando distorsioni quando il giocatore si sposta nei vari menu, come quando viene colpito. Il sottofondo, invece è una costante e martellante serie di pezzi heavy metal.
Il trademark del progetto, infatti, è una possente colonna sonora fatta di riff heavy metal che si sposano perfettamente con il rumore di esplosioni e munizioni infinite che colpiscono i nemici di latta.
Grood in due parole
Il mood generale del gioco è molto retro, ed è focalizzato completamente ad appagare a livello sensoriale il giocatore, unendo una grafica coerente e ben lucidata con effetti speciali molto nitidi e precisi (collisioni, esplosioni, scie dei proiettili).
Una gioia per gli occhi, e una bella esperienza di gioco, anche se un po’ difficile (d’altra parte possiamo solo scegliere “difficile” come difficoltà del gioco) per chi usa solo la tastiera come controller.
Chicca per intenditori, la modalità anni ’90, con un nostalgico impianto grafico fatto di poligoni semplici e pixel senza l’Anti-Alias.
Se questo fosse il biglietto da visita di Claudio Catalano nel mondo dei videogiochi, allora metterei un alert per tutte le prossime uscite, certo che, a prescindere dai gusti personali o dai generi preferiti da ciascuno, possano arrivare a mercato dei titoli davvero interessanti.
Di seguito un gameplay da 40 secondi, la pulizia e la coerenza grafica sono ineccepibili!
Reperibile su Steam al link: GROOD SU STEAM