Guilt: the Deathless è un nuovo titolo sviluppato da Outer Brain Studios arrivato da pochi giorni sul mercato nella versione accesso anticipato. Si tratta principalmente di un gioco roguelike, che cerca però di uscire dalla marea di titoli di questo genere che stanno inondando il mercato, soprattutto negli ultimi tempi. Cerca di farlo in un modo che ricorda da vicino Death Stranding, un titolo molto discusso e controverso, che ancora oggi fa parlare i giocatori.
Difatti la particolarità principale di Guilt: the Deathless sarà proprio quella che i nostri sforzi andranno a impattare e aiutare gli altri giocatori, e ovviamente anche noi andremo a ricevere benefici dalle loro partite e prestazioni, proprio come nel titolo di Hideo Kojima. Le premesse quindi ci sono, ma la realizzazione?
Il primo impatto con Guilt: the Deathless non è certamente dei più esaltanti. Il gioco ci mette davanti alla possibilità di creare da zero l’aspetto del nostro personaggio, ma il modello finale dello stesso risulterà abbastanza anonimo e povero di dettagli. Potremo quindi associarlo a una delle tre fazioni disponibili (nel gioco finale saranno inizialmente sei), ognuna delle quali conferirà al nostro personaggio un tratto unico che ci aiuterà durante la partita.
Fatto questo, prenderemo subito il controllo della nostra pedina in un primo livello che avrà anche la funzione di tutorial per introdurci nel mondo di gioco. A tal proposito in Guilt: the Deathless impersoneremo delle pedine imprigionate in un patto oscuro dallo stregone Koschei, dopo che un evento catastrofico ha distrutto quasi totalmente il mondo, con il compito di cercare una soluzione per ripristinarlo. Niente di innovativo sotto il punto di vista della trama, ma ritorniamo al tutorial.
L’impatto grafico non è proprio dei migliori; già il nostro alter ego pecca di uno spaventoso anonimato, e allo stesso modo soffrono di questo difetto sia le ambientazioni che i nemici, i quali sembrano essere appena usciti da una miscuglio fra lo “scontato” e il “già visto”. Se anche l’occhio vuole la sua parte, Guilt: the Deathless questa parte non vuole dargliela. Il tutto è peggiorato da una costante filtro rossastro che, se pur vuole essere un tratto distintivo del gioco, risulta essere abbastanza pesante e alla lunga stancante, facendo somigliare fra loro tutte le mappe.
Guilt: the Deathless, gameplay e meccaniche
Fortunatamente a livello di gameplay invece, seppur non apportando niente di nuovo dal punto di vista dei controlli o del combat system, Guilt: the Deathless riesce a essere piacevole. In una falsa riga dei titoli souls like, potremo agganciare il bersaglio, attaccare con attacchi normali o pesanti, bloccare gli attacchi nemici o provare a evitarli del tutto tramite l’utilizzo della schivata. Ognuna di queste azioni consumerà un po’ di energia, che si ricaricherà anche velocemente non compiendole o mentre cammineremo senza correre; insomma anche da questo punto di vista niente di nuovo all’orizzonte.
Avremo diverse armi che troveremo sparse per i livelli o uccidendo i nemici, e ogni tipologia avrà i propri pattern d’attacco, in modo da dare al giocatore una buona varietà di strategie o semplicemente di utilizzare quella più adatta al suo stile. Anche il sistema di combattimento non è esente da difetti; uno dei più fastidiosi è quello di non riuscire spesso ad agganciare il bersaglio desiderato fra quelli che avremo di fronte. Confidiamo che con i prossimi aggiornamenti lo sviluppatore cerchi di sistemare questa mancanza, anche perché nelle fasi più concitate può risultare frustrante.
Altra particolarità di Guilt: the Deathless è il Guilt System, meccanica che ricorda molto quella degli anni su Sifu; ogni volta che compiremo determinati atti, come derubare dei cadaveri, profanare delle tombe, altari, o semplicemente andando K.O., accumuleremo “colpa” e quando la barra sarà piena, non potremo più tornare in vita nel corso della missione e dovremo iniziare una nuova partita. Attenzione anche al fatto che la morte della nostra pedina può essere permanente.
Fortunatamente tutti i progressi compiuti da noi e dagli altri giocatori sulla mappa durante la partita, saranno permanenti, rendendo il dover cominciare di nuovo la partita con un’altra pedina meno frustrante. Fra le cose che potremo fare (o ricevere) per aiutare gli altri giocatori ci sono la costruzione di altari per aiutarli (oppure ostacolarli), sbloccare scorciatoie, condividere bottini e altro, così come però potremo essere derubati degli averi sul nostro cadavere.
Per essere una versione in accesso anticipato, Guilt: the Deathless non mi ha particolarmente colpito, anche se dispone di molta carna al fuoco, al quale si aggiungono numerose armi, armature e potenziamenti, nonché livelli generati proceduralmente. Il pro di essere ancora in early access è quello che ascoltando la community, lo sviluppatore può rendere il gioco più appetibile.