Sviluppato da Duoyi Network e pubblicato dagli stessi in sinergia con 505 Games, Gunfire Reborn è un FPS con elementi da roguelike e da gioco di ruolo che ha come protagonisti degli animali antromorfi pericolosamente armati e pronti a fare massacri e a consumare un quantitativo incalcolabile di proiettili. Dopo aver affrontato orde e orde di nemici su Xbox Series X (qui la nostra recensione), abbiamo fatto innumerevoli stragi anche su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
Gunfire Reborn – spara a chiunque
Saremo onesti, narrativamente parlando, Gunfire Reborn non si applica per niente. Non ci prova neanche a raccontare una storia. Sì, ci sono dei dialoghi ogni tanto e sì, c’è una sorta di prologo, ma è un mero pretesto per portare il protagonista (il primo di ulteriori sei personaggi da sbloccare successivamente nel corso del gioco) a inoltrarsi all’interno di una sequela di dungeon pieno di nemici da abbattere e tesori da raccogliere.
Quindi eccoci a sparare a chiunque, interagire con anonimi mercanti tutti uguali e a potenziare l’eroe di turno nella speranza di riuscire a superare tutte le aree del dungeon e a scoprire il tesoro finale (passando, ovviamente, per una serie di immancabili boss di fine area). In tutto ciò, se la narrativa risulta dimenticabile e quasi del tutto assente, a emergere è la scelta, prevalentemente stilistica ed estetica, di fondere eroi, ambienti e nemici alla mitologia e al folklore cinese. Niente di innovativo e particolarmente stravolgente ma riesce nel suo piccolo a fornire una vaga identità a un titolo che fatica non poco a farsi notare.
Spara, spara e ancora… SPARA!
Se narrativamente parlando, Gunfire Reborn non ci prova neanche, ludicamente, pad alla mano, il titolo può creare perfino assuefazione. Il tutto grazie a un sistema di gioco, non innovativo (neanche un po’) ma efficace. Giocandoci, è inevitabile percepire aloni da Borderlands, anche per come sono strutturate le abilità dei singoli eroi (ognuno con proprie skill da potenziare di run in run). Ma a vincere è il gun-play che, seppur non precisissimo, diverte, fa rumore, funziona e regala non poche soddisfazioni.
La chiave vincente di tutto è la fluidità e la velocità dell’azione a schermo che, come in casa Microsoft così in casa Sony, non rallenta praticamente mai, nonostante un numero generoso di nemici a schermo. E parlando di “sparare”, Gunfire Reborn offre un quantitativo di armi decisamente vasto e divertente da padroneggiare e cambiare di volta in volta (non solo pistole ma anche elementi magici dagli effetti devastanti). Così come suggeriamo di cambiare eroe ogni tanto, in modo da mutare l’esperienza di gioco grazie a skill abbastanza varie e che offrono vantaggi diversi e interessanti.
E parlando di abilità, ogni eroe ha a disposizione tre rami pieni di abilità che saranno però sbloccate in modo quasi random. Nel dettaglio, sarà il gioco a proporci tre abilità (di qualsivoglia ramo) e noi potremo scegliere solo una di queste tre. Un modo per rendere casuale anche la crescita stessa dell’eroe in modo interessante e intrigante. Quindi oltre alle armi, che ovviamente saranno reperibili in modo sempre casuale, avremo anche le abilità dettate dal caso (seppur relativamente).
Decidere che armi trasportare e quali abilità sbloccare fa parte dell’aspetto strategico del titolo che, ricordiamo, è un roguelite. Questo significa che la scalata unidirezionale è una sola e che se muori, dovrai ricominciare dal principio. Non solo, alla morte saranno azzerate tutte le abilità dei rami sbloccati, i level up, gli oggetti e le armi raccolte. Riceverai però un quantitativo di esperienza che potrai spendere per accrescere in modo passivo e stabile il tuo eroe.
Oltre a sparare a qualsivoglia nemico e ad avanzare fino all’uscita, potremo anche scovare manufatti per bonus extra, oggetti e ulteriori armi oltre alle immancabili monete. Queste ultime saranno utilissime per fare acquisti coi vari mercanti o per migliorare le armi dal fabbro (entrambi da individuare in giro per le aree di gioco in modo ovviamente casuale). Per quanto riguarda il mondo di gioco, parliamo di quattro aree suddivise a loro volta in 4-5 sezioni. Ogni area è abbastanza diversa dalle altre ma le sezioni di ognuna sono molto simili, con nemici e oggetti che si ripetono all’infinito. Questo, unito a un gameplay dall’ossatura ciclica, può creare un senso di monotonia non indifferente e che potrebbe allontanare o stancare i meno avvezzi al genere.
Caso inverso, invece, per chi vive di questo genere. Qui troverà una sfida crescente, con boss fight abbastanza appaganti e varie e orde e orde di nemici che, seppur non brillanti in termini di IA, sapranno regalare una discreta sfida soprattutto se presenti in gran numero. Ma il divertimento di Gunfire Reborn, come d’altronde anche in Borderlands, si fortifica all’aumentare del numero di giocatori. Ecco quindi che la modalità multiplayer (online fino a quattro giocatori) risulta essere praticamente perfetta per questa tipologia di gioco riuscendo quasi ad ammantare buona parte dei difetti.
Grafica e sonoro
Lo stile grafico di Gunfire Reborn che ricorda vagamente quasi un fumetto, funziona discretamente bene per i personaggi e alcuni nemici mentre si smarrisce nelle ambientazioni. Alcune di queste, infatti, risultano terribilmente anonime, spoglie, con pochi dettagli e inevitabilmente ripetitive (considerando anche la natura procedurale della composizione delle varie aree) se non proprio brutte.
Il sonoro non è malvagio non riesce a brillare più di tanto, svolgendo il suo compito senza infamia e senza lode. Meglio, invece, gli effetti sonori delle battaglie, appaganti e funzionali all’esperienza. Da segnalare la presenza dei sottotitoli in lingua italiana mentre le potenzialità della console di ultima generazione di casa Sony non vengono sfruttate appieno.