“Colui che non ha il coraggio di farsi guardare da oltre l’abisso non ha il coraggio di guardare dentro se stesso“. Questa citazione di Silent Hill 2 potrebbe rappresentare una perfetta introduzione per Gylt. Ci sono, infatti, alcuni viaggi che ci portano a confrontarci con le nostre paure più grandi, e il titolo di Tequila Works, software house spagnola già autrice di Rime, è uno di essi.
Pubblicato originariamente nel novembre 2019 come esclusiva per Google Stadia, il gioco è stato pubblicato anche su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S e PC lo scorso luglio. Dopo otto mesi rispetto alle altre console, l’avventura horror sbarca anche su Nintendo Switch. Analizziamo pregi e difetti di questa versione.
C’è del marcio a Wardencliff
Gylt immerge il giocatore in un mondo di oscurità. Il titolo racconta la storia di Sally, una giovane ragazza alla ricerca di Emily, la cugina scomparsa in circostanze misteriose da ormai molto tempo. Nonostante ciò la protagonista continua imperterrita nella sua ricerca, tappezzando ogni angolo di Wardencliff, la cittadina nella quale abita e in cui risiedeva anche la cuginetta, con volantini che ne segnalano la scomparsa.
La storia inizia proprio da questa fase. Una volta avviato il gioco, ci ritroviamo immediatamente immersi nei panni di Sally, con il compito di affiggere i volantini sulle pareti dei muri. Un giorno, mentre si dedica a questa attività, la ragazza viene inseguita da un gruppo di bulli. Nel fuggire, la giovane rompe la bicicletta sulla quale si trovava in sella e si smarrisce nel bosco che contorna il piccolo centro urbano. Trovata una funivia, decide di servirsi di questo mezzo per tornare a casa, ma qualcosa va storto. Una volta giunta a destinazione, infatti, la protagonista si ritrova in una sorta di versione alternativa di Wardencliff, immersa in una tetra oscurità e popolata da inquietanti figure mostruose.
Fin dal suo incipit narrativo, l’opera di Tequila Works mette in luce uno dei temi chiave che caratterizza l’avventura: il bullismo, subito sia da Sally che da Emily, e che ha avuto ripercussioni significative sulla loro vita. Nel viaggio intrapreso dalla protagonista, la città oscura rappresenta indubbiamente una materializzazione di queste paure e ansie interiori che la protagonista affronterà per ritrovare la cugina, e che la condurranno a uno dei tre finali disponibili previsti dal gioco.
Gylt: tra luci e ombre
Il titolo di Tequila Works è un horror caratterizzato da forti componenti stealth e da elementi tipici dei puzzle game. Sally deve muoversi con cautela attraverso le strade e gli edifici di Wardencliff, evitando mostri e risolvendo enigmi ambientali per avanzare nella ricerca di Emily. Il gameplay offre possibilità più ampie quando troviamo la torcia, oggetto indispensabile non solo per illuminare gli ambienti più oscuri, ma che permette anche di affrontare le creature. Se l’atmosfera oscura della città può ricordare gli ambienti urbani di Silent Hill, la meccanica di combattimento è pressoché la stessa di Alan Wake: puntando la torcia sui nemici e premendo ZR per concentrare il fascio di luce su dei punti deboli ben esposti, i nemici si dissolveranno e verranno sconfitti.
Le fasi di gioco di Gylt risultano essere piuttosto facili in tutti i loro aspetti. Gli enigmi sono abbastanza stimolanti ma mai particolarmente complessi o impegnativi, e anche affrontare i nemici è semplice, sia che si decida di aggirarli rimanendo nascosti nell’ombra, sia che si decida di combatterli. Ciò avviene per via di un’intelligenza artificiale che spesso blocca le creature al primo ostacolo più impegnativo che incontrano lungo il loro percorso e di un campo visivo decisamente limitato. Restando nell’oscurità, infatti, non si viene scoperti nemmeno quando un mostro è molto vicino a noi. Anche gli esigui combattimenti contro i boss risultano abbastanza scontati, e spesso basterà solo attivare delle trappole già presenti sul luogo dello scontro al momento giusto.
Il bilanciamento della difficoltà verso il basso non è, comunque, da considerare a priori un aspetto negativo, ma appare piuttosto come una scelta consapevole da parte degli sviluppatori, desiderosi di offrire un titolo accessibile a tutti. Inoltre, pur non proponendo elementi originali sul versante del gameplay, le meccaniche di gioco sono ben realizzate, al netto di alcuni piccoli problemi di gestione della telecamera in alcuni frangenti.
Gylt riesce, dunque, a catturare l’attenzione dei giocatori grazie a una trama ben raccontata, che affronta in maniera diretta un tema delicato come quello del bullismo, e a un’atmosfera ricca di tensione, capace di accompagnare in maniera convincente il giocatore nelle 5/6 ore necessarie a completare l’avventura. Si tratta, dunque, di un titolo non molto longevo, ma la sua durata risulta comunque ben equilibrata rispetto alla storia che viene raccontata.
Un mondo denso di tenebre su Nintendo Switch
Uno dei maggiori punti di forza del gioco sviluppato da Tequila Works è la direzione artistica. Wardencliff, nella sua versione oscura e popolata da mostri, appare cupa e inquietante al punto giusto, creando così un’atmosfera che coniuga il senso di mistero che avvolge la città e la sensazione di pericolo che accompagna il giocatore durante la sua avventura. A ciò contribuisce anche una realizzazione grafica che, per quanto non risulti troppo elaborata e ricca di dettagli, mostra comunque ambienti di gioco e modelli dei personaggi decisamente validi.
Fondamentale per l’immersività nel gioco horror è anche la componente audio. La colonna sonora, infatti, è composta da tracce che, pur non risultando memorabili, ben si amalgamo con l’atmosfera pregna di oscurità che Gylt mette in risalto, contribuendo a rendere l’esplorazione di Wardencliff ancor più cupa. Lo stesso vale per gli effetti sonori: i versi emessi dalle creature, in particolare, sono raccapriccianti al punto giusto e rendono la loro minaccia ancor più vivida. Il titolo presenta, inoltre, un doppiaggio in italiano decisamente ben realizzato, con la piccola eccezione relativa ad alcune frasi pronunciate dalla protagonista, che appaiono recitate in maniera meno valida rispetto alle altre.