Hades, il roguelite sviluppato da Supergiant Games è stato, uno dei titoli più apprezzati di questo disgraziato 2020. Considerato da critica e pubblico il vero gioco dell’anno, si distingue e si eleva sopra le altre produzioni per la minuziosa qualità e attenzione al dettaglio che gli sviluppatori hanno prestato alla creazione di questo gioco.
Se lo hai giocato sai bene di cosa sto parlando, se invece ancora non hai mai affrontato la sfida che Hades ti propone, ti consiglio vivamente di farlo al più presto, ecco la recensione curata dal nostro Francesco Regano.
In questo articolo voglio soffermarmi a descrivere uno degli aspetti che più mi ha emozionato nella mia esperienza di gioco. Durante i miei tentativi di evadere dagli inferi c’è infatti uno “chaperon” che, a prima vista sembra meno o poco importante, ma che ti accompagna dall’inizio alla fine senza mai essere fuori luogo o di troppo, sto parlando della colonna sonora di Hades.
Vediamo nel dettaglio la Sountrack di Hades
La colonna sonora che ci accompagna in Hades, è costituita da brani composti da Darren Korb, che combina insieme strumenti classici delle musiche greche (lire, flauti) e sonorità moderne come il metal. Tutto questo si traduce in qualcosa che va ben oltre il fatto di avere degli ottimi brani o dell’ottima musica, perché è semplicemente fantastico il modo in cui viene implementata nel gioco.
Se ti fermi ad ascoltare le colonne sonore dei tuoi giochi preferiti, come spesso faccio io, potrai facilmente collocare ogni brano che ascolti, in un particolare momento del gioco. Mi è spesso capitato quando riascoltavo le musiche e i brani di Bloodborne, di rivivere l’esperienza di gioco associata al quel brano nella mia mente, e così ho combattuto il Chierico Bestia o Lady Maria più di mille volte soltanto ascoltandone il brano che ne accompagna la sfida.
Questo succede per la stragrande maggioranza dei videogiochi che conosci ma in Hades la cosa è portata ad un livello che definire superiore è poco.
Infatti, come il gioco, anche la sua colonna sonora non rinuncia affatto a quei principi che sono propri dei titoli roguelite, costruiti sulla casualità, con stanze da affrontare sempre diverse, bonus e oggetti generati casualmente, e per questo motivo anche le musiche cambieranno.
Ci sono sì delle tracce che accompagnano sempre gli stessi momenti nel gioco, basti pensare al brano “Final Expense” che possiamo ascoltare sempre quando entriamo in una stanza con il negozio di Caronte, oppure, quando entriamo nella stanza in cui troviamo Euridice ascolteremo sempre il brano “Good Riddance”, e anche la più difficile di tutte da ascoltare, la traccia “In the blood” che potrai sentire solo dopo aver terminato il gioco. Canzoni bellissime, ma sono soltanto la punta dell’iceberg enorme che è la colonna sonora di Hades.
A differenza di brani come “The Coast” o lo stesso “In the Blood”, che appaiono in momenti specifici particolari e non facili da raggiungere, riconoscerai invece molto facilmente le tracce come “Out of Tartarus” e “The Painfull Way” che a rotazione accompagnano le tue battaglie contro i nemici che ostacolano la tua evasione dagli inferi.
È molto semplice capire il perché, si tratta di pura statistica, infatti, passerai molto più tempo all’interno del Tartaro che nelle altre sezioni di Hades, proprio perché è la prima zona che affronterai in ogni tuo tentativo di evadere. Ed è qui che la cosa si fa interessante, perché non esiste alcun “tema del Tartaro” ma più un susseguirsi casuale di brani quali “The House of Hades“, “Out of Tartarus“, “The Painful Way” e “Scourge of the Furies” che compongono questo livello.
Nell’avanzare attraverso le stanze del Tartaro il gioco sceglierà casualmente una canzone diversa da riprodurre, così la stessa cosa accade con i brani “Through Asphodel“, “Field of Souls” e “River of Flame” che si intrecciano casualmente nell’Asfodelo e “Rage of the Myrmidons“, “The Exalted” nei Campi Elisi. Non saprai mai quale canzone ascolterai nella prossima stanza.
Adrenalina e distorsioni nelle fasi più eccitanti di Hades
Come hai visto, quindi, ogni livello ha più canzoni associate, e la maggior parte di esse hanno due fasi. Prendiamo in considerazione l’esempio del brano “Out of Tartarus”. Questo inizia leggero e con un suono pulito delle chitarre ma, intorno ai 3 minuti dall’inizio la traccia cambia tono, la melodia sarà la stessa ma si differenzia attraverso un cambiamento più duro, più metal di quella iniziale, iniziano le distorsioni e l’adrenalina entra in circolo come a dettare un cambio di passo vero e proprio nell’azione del gioco.
La stessa cosa accade in maniera ancor più accentuata nel brano “The King and the Bull” che al minuto 4 si trasforma completamente in qualcosa che somiglia ad un pezzo dei Metallica o dei Megadeth.
È facile notare la cosa quando affronti un boss di livello o un miniboss, il cambiamento è percepibile ed entusiasmante.
In ogni caso non è certo una novità avere dei giochi d’azione con delle musiche rock/metal, basti pensare a Doom o Devil May Cry, ma in Hades è la contrapposizione dei suoni, prima dolci e puliti e poi rockeggianti e metallari a dare un senso più completo al gioco.
Quando combatti contro i mob delle prime stanze di ogni livello la musica ti culla dandoti un senso di sicurezza, vista la “facilità” degli scontri…(facilità è tra virgolette volute!)
Quando entri in una stanza con un miniboss o un boss vero e proprio, la musica cambia così come il livello della sfida, dal melodico al metal, e percepisci totalmente che non sarà facile sopravvivere come nelle stanze precedenti.
Il suono che simboleggia l’infinito ciclo di gioco
Come la natura stessa dei giochi roguelite, ciclica e infinita, diversa perché casuale, ma che somiglia tanto alla prima, come in un cerchio infinito di possibilità che si ripetono diversamente dalle precedenti ma che ne riprendono gli schemi e le fattezze, anche la musica di Hades fa lo stesso.
Lo puoi notare benissimo nel rapporto tra due brani che in fin dei conti, sono uno solo: “No Escape” e “God of the Dead“.
“No Escape” è la prima canzone che ascolterai una volta lanciato il gioco, già dal menu principale. Dapprima il suono dolce e pulito della lira e subito dopo le distorsioni di una chitarra, con un tono basso e cupo, che si adattano meravigliosamente alla prima impressione che si ha del protagonista Zagreus, ragazzo cupo e arrabbiato che non vede l’ora di scappare dal padre e padrone della sua vita.
Quando invece arrivi alla battaglia finale, nella quale affronti proprio tuo padre, il sommo Ade, è allora che parte il brano “God of the Dead”, con le sue note che sicuramente ti saranno familiari all’inizio: sembrano prese di sana pianta da “No Escape”, ma dopo una manciata di secondi cambiano totalmente indirizzo, con le distorsioni delle chitarre che portano il brano su un livello sconosciuto, oscuro e pesante come la battaglia che stai per affrontare.
Per concludere, considero la musica in Hades, non soltanto un sottofondo messo per riempire o rendere elettrizzanti alcune sezioni, è parallela al gioco stesso, nella forma e nell’intenzione, un ciclo infinito che si ripete, che tratteggia ombre e luci come la trama stessa della storia, è casuale, cambia la sua forma senza perdere l’anima che la caratterizza, ti culla e ti esalta senza che tu te ne renda conto, la musica in Hades è essa stessa un gioco. Il fatto stesso che finisca nello stesso modo in cui è iniziata è un omaggio al genere roguelite, e non credo di esagerare se dico che probabilmente è una cosa voluta.
In Hades anche la musica è roguelite!
Ti ricordo che Hades è disponibile per Pc e Nintendo Switch, aspettando con ansia altre versioni su console che potrebbero arrivare nel corso del 2021.
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