Hades e Demon’s Souls Remake sono i protagonisti di questo articolo approfondito che ha lo scopo di mettere a fuoco le caratteristiche di ognuno dei due generi videoludici che, al momento, sono capeggiati da questi due titoli: Demon’s Souls Remake (PlayStation 5) per quanto riguarda i soulslike ed Hades (Switch e PC), per quanto riguarda i roguelike (più precisamente i roguelite).
Il 2020 è segnato da due grandi eventi congruenti: uno è la rivoluzione del genere roguelike, portando i propri standard qualitativi ad un livello nettamente superiore, grazie allo splendido lavoro dei ragazzi di Supergiant Games con Hades, dall’altra parte stiamo assistendo al cambio generazionale delle console, che vede come massimo protagonista Demon’s Souls Remake, “restaurato” da Bluepoint Games.
Hades: il modello dei roguelike
La parola Roguelike ha origine dal gioco di ruolo Rogue, pubblicato negli anni’80, prendendo come fonte di ispirazione l’immortale gioco di ruolo cartaceo Dungeons & Dragons.
Questa categoria videoludica conserva delle caratteristiche del gameplay molto particolari e soprattutto inimitabili:
- Ad ogni morte del protagonista il gioco si ricomincia da zero, pertanto non ci sono checkpoint di salvataggio
- Il level design prevede che i livelli giocabili vengano presentati in ordine casuale (per esempio, se durante la mia prima partita ho giocato il mio primo livello in un cortile, il secondo all’ingresso di un castello ed il terzo in una stanza segreta, quando ricomincio la partita potrei giocare prima nella stanza segreta, poi nel cortile e via dicendo)
- Gli item utilizzati prevedono un cambio di funzione (se una pozione è letale durante la prima partita, nella seconda run potrebbe essere una medicina ecc.)
Di fronte a queste caratteristiche, in particolar modo alla prima, possiamo dedurre che l’assenza di checkpoint in caso di morte sia un fattore che determini un’alta difficoltà del gioco. C’è un secondo elemento che in questi titoli viene un po’ accantonato: la trama.
Con Hades assistiamo ad un salto di qualità del genere: la trama viene incastrata con assoluta armonia a questo sistema di gameplay imprevedibile e super-variegato per via della gestione del level design. Inoltre si aggiunge che in Hades la difficoltà è più bilanciata rispetto ai classici roguelike, per questo il titolo in questione fa parte di una sotto-categoria dei roguelike, cioè i Roguelite.
La trama di Hades racconta la storia di Zagreus, figlio di Ade, il quale ha l’obbiettivo di fuggire dagli inferi dominati dal padre e di unirsi alle altre divinità greche sul monte Olimpo. Essendo immortale, ogni volta che Zagreus viene sconfitto durante un tentativo di fuga, si risveglia nella sua camera e da lì bisogna ritentare l’impresa.
La storia si articola in maniera tale che ogni volta che arriviamo al Game Over possiamo scoprire, di volta in volta, un tassello del mosaico narrativo che gira intorno alla figura di Zegreus. Questo significa che anche le interazioni con altri personaggi della mitologia greca (che siano alleati oppure ostili) non sono fine a se stesse, ma costruiscono il filo della storia di Hades.
Demon’s Souls Remake: la nascita dei soulslike
Passiamo ai soulslike, che nel panorama videoludico sono entrati quasi tre decenni dopo l’implementazione dei roguelike, ma ciò non significa nulla in termini di qualità.
Nel 2009 uscì Demon’s Souls su PlayStation 3, facendo enorme fatica per imporsi in un sistema che favoriva eccessivamente i comparti grafici ed artistici omettendo, o per superficialità o per paura, una meccanica di gioco a cui i giocatori non erano ancora abituati: la meccanica della sfida e della difficoltà elevata.
In questo senso Demon’s Souls propose un titolo che non guardi in faccia nessun giocatore, che al primo errore di distrazione lo punisse ferocemente, scatenando spesso dei sensi di frustrazione nei confronti di coloro che non riuscivano ad apprezzarne le regole.
Fu così che il nuovo genere dei soulslike, col tempo, spaccasse il pubblico in due rami: coloro che lo amano perché accettano le sue dinamiche e coloro che lo odiano perché troppo difficile.
Lo stesso effetto si verificò nella diffusione dei roguelike, che separarono il pubblico tra coloro che erano eccitati dall’idea di dover ricominciare il gioco in caso di morte e quelli che non accettavano, ancora una volta, le regole.
Il successo a lungo termine di Demon’s Souls è tale che 11 anni dopo Sony, che inizialmente non aveva ancora capito il suo valore, decida di portarlo come portabandiera per l’inizio dell’era PlayStation 5.
Nel caso dei soulslike la morte è molto frequente ed è un elemento chiave dell’intero gameplay, infatti quasi impossibile completare ogni capitolo senza morire svariate volte, soprattutto quando si affrontano i boss.
In caso di game over il giocatore ha la possibilità di recuperare le anime perdute (che servono per acquistare dei beni o per progredire di livello) toccando la propria chiazza di sangue, ma se si muore una seconda volta senza aver recuperato il proprio tesoro, le anime saranno definitvamente perdute.
Nei soulslike sono presenti i checkpoint che sono caratterizzati da un simbolo preciso (nei Dark Souls ad esempio la spada nella roccia intorno a cui si crea il falò), i quali ci danno la possibilità di recuperare le energie vitali, facendo respawnare i nemici che abbiamo ucciso nel corso del nostro cammino.
Altri due elementi fulcro dei soulslike che amo particolarmente sono i boss e la trama.
Per quanto riguarda i boss è abbastanza logico capire che in questi giochi così difficili intorno ai boss si costruisce un ideale di stupore, che spesso comprende anche il sentimento di odio quando ci danno filo da torcere, ma una volta battuti tiriamo un profondo sospiro di sollievo perché siamo riusciti a buttarli giù e proviamo soddisfazione.
L’ultimo elemento peculiare dei soulslike è la trama, che non viene mai raccontata seguendo una traiettoria lineare, bensì ha una struttura simile a quella che ho definito per parlare della lore di Hades, ovvero un “mosaico”.
Noi possiamo completare i soulslike senza capire nulla della trama oppure possiamo esplorare ogni centimetro presente nelle mappe per scoprire la verità. La scelta è nostra.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo esplorato le sfacettature di questi generi videoludici prendendo come modello Hades e Demon’s Souls Remake e, come puoi ben capire, non sono alla portata di tutti dato il grado di sfida e di difficoltà che offrono al pubblico.
Nonostante questo dettaglio, che potrebbe spingerli alla deriva ed allontanarli progressivamente dal commercio videoludico, in realtà questi titoli stanno conquistando sempre più giocatori su scala globale e non possiamo far altro che gioire di fronte a questa situazione, perché la qualità merita sempre di prevalere sui titoli blandi, vuoti e puramente commerciali.
Spero che l’articolo ti sia piaciuto… e buon divertimento!
Hades…una delle più belle esperienze del 2020