Terza e ultima parte del nostro articolo dedicato ad Hades e ai suoi parallelismi con la mitologia greca. Il titolo di Supergiant Games è infatti chiaramente ispirato ad essa fin dal titolo, ma quanto è stato adattato/cambiato e quanto c’é invece di “vero”? Scopriamolo insieme con questo articolo che mette a confronto i personaggi presenti nel gioco con i miti stessi.
P.S.: visto che è un argomento davvero, davvero vasto, l’articolo sarà diviso in tre parti, ognuna dedicata ad un gruppo di personaggi. Trovi la prima parte qui e la seconda qua. Ovviamente saranno contenuti spoiler.
Eroi e Creature Leggendarie
Se le divinità sono sicuramente la componente più stupefacente e spesso rammentata della mitologia greca, va anche detto che gran parte della popolarità di quest’ultima si deve al grande affidamento che faceva nel racconto delle imprese dei molti eroi che la popolavano. Semplici umani dalla scintilla divina o protetti dagli dei che compivano azioni sovrumane, spesso sfidando enormi creature mostruose.
Achille & Patroclo
Achille, soprannominato pié veloce, è uno degli eroi più famosi della mitologia greca (secondo probabilmente solo ad Eracle e Odisseo) ed è uno dei principali protagonisti della guerra di Troia così come è narrata nell’Iliade di Omero. Esistono però molte altre leggende dedicate al personaggio che cercano di completare il racconto della vita di Achille, spesso fornendo versioni divergenti dei fatti. Achille è un semidio nato da Peleo (da qui il nome Pelìde Achille) e dalla nereide Teti quando Zeus e Poseidone, saputo che questa avrebbe generato un figlio più potente del padre, la spinsero ad unirsi ad un mortale.
Al giorno d’oggi si parla spesso della sua invulnerabilità e di come solo il suo tallone potesse essere ferito (da cui il modo di dire sul tallone di Achile), ma nei testi storici della mitologia greca, in realtà, ci sono pochissime tracce di questo fatto. Nella stessa Iliade di Omero, Achille viene ferito in alcune occasioni. La versione più famosa di questa leggenda, si trova nell’Achilleide e narra di come Achille venne immerso nello Stige dalla madre che lo teneva per il tallone (motivo per cui questa parte del corpo rimase vulnerabile).
Il suo rapporto affettivo con Patroclo è invece già presente nell’Iliade (così come in Hades). Achille è spietato, insensibile ed arrogante con tutti tranne che con lui. Nell’Iliade, Achille ed i suoi mirmidoni si ritirano dalla guerra di Troia quando la sua schiava preferita, Briseide, venne consegnata ad Agamennone, ma, dato che gli achei stavano perdendo terreno velocemente, concesse a Patroclo di travestirsi da lui e guidare i suoi uomini. Questo permise alla sua fazione di riprendere terreno, ma costò la vita all’eroe acheo che venne ucciso dall’eroe troiano Ettore (l’altro protagonista dell’Iliade). Furioso e assetato di vendetta, Achille tornò in campo e dopo un feroce scontro, affrontò l’avversario in duello e lo uccise. L’eroe acheo sarà infine ucciso a sua volta dal troiano Paride che userà una freccia avvelenata diretta nel tallone destro.
Teseo & Asterio
Teseo è il decimo re mitologico di Atene, forse un semidio figlio di Poseidone (la cosa non è certa), e un eroe-fondatore insieme a Perseo, Cadmo ed Eracle (gli eroi più importanti e fondamentali della mitologia greca). Teseo era il rappresentante del popolo ellenico degli Ioni e venne considerato dagli Ateniesi come un grande riformatore, padre della patria e della democrazia. In quanto eroe così importante, Teseo è protagonista di tantissime storie, ma solo una viene ricordata spesso e volentieri al giorno d’oggi: quella che lo vede affrontare il Minotauro (la stessa creatura con cui in Hades condivide una bizzarra amicizia fraterna).
Minosse, re di Creta, non era ben visto dalla popolazione cretese in quanto il suo vero padre non era il re precedente, Asterione, ma Zeus. Disperato pregò Poseidone di inviargli un toro come simbolo di apprezzamento degli dei, promettendo poi di sacrificarlo in loro onore, ma davanti alla possanza e bellezza della creatura, si rifiutò di farlo. Furioso, il dio del mare fece quindi innamorare sua moglie, Pasifae, del toro stesso e dalla loro unione nacque il Minotauro (che nella leggenda non ha nome, ma in Hades prende parte di quello del precedente re di Creta, Asterio). Selvaggio e feroce come era, per impedirgli di nuocere al suo popolo Minosse rinchiuse la creatura nel Labirinto di Cnosso, costruito dall’artista di corte Dedalo.
Quando Androgeo, figlio di Minosse, morì ucciso dagli ateniesi infuriati perché aveva vinto troppo ai loro giochi, Minosse decise di vendicarsi della città (al tempo sottomessa a Creta) obbligandola ad inviare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle da far divorare dal Minotauro. Alla terza spedizione, Teseo si offrì volontario, promettendo al padre Egeo che, in caso di successo, al suo ritorno avrebbe issato sulla nave delle vele bianche. A Creta, Teseo fece innamorare la figlia di Minosse, Arianna, che lo aiutò a ritrovare la via d’uscita dal labirinto con la famosa matassa di filo e che gli donò la spada avvelenata con cui l’eroe uccise la creatura. La conclusione della storia però non è eroica. Prima Teseo abbandonò Arianna sull’isola di Nasso (dove venne consolata da Dioniso che le donò una corona d’oro), poi, dimenticandosi di issare le vele bianche, causò indirettamente il suicidio di suo padre Egeo che si gettò dal vicino promontorio (dando il nome al mare stesso).
Cerbero & Idra di Lerna
Il Cerbero è probabilmente uno dei mostri più famosi della mitologia greca. Figlio di Tifone e di Echidna, Cerbero è un gigantesco mastino dotato di tre teste che rappresentano il passato il presente ed il futuro. Ha anche altre caratteristiche fisiche, spesso ignorate, come il fatto che invece dei peli ha dei serpenti velenosi o che i suoi latrati sono dei rombi di tuono. Cerbero sorveglia l’accesso dell’Ade o Averno per evitare che nessuno entri o esca. Solo due mortali sono riusciti a domarlo: Eracle e Orfeo. Il primo dovette farlo nella sua dodicesima fatica che richiedeva che lo catturasse (vivo) per portarlo a Micene mentre il secondo lo incantò con la sua lira nel suo viaggio verso l’Ade in cerca di Euridice (vedi sotto).
Pur non essendo presente nelle liste, in Hades possiamo incontrare anche una sorellina di Cerbero, ovvero l’Idra di Lerna (o almeno quanto ne resta). Questa era un mostro velenosissimo dall’aspetto di grande serpente marino dotato di nove teste, otto delle quali potevano ricrescere se tagliate mentre quella centrale era immortale. Uccidere questa creatura era l’obiettivo della seconda fatica di Eralce, un compito che venne completato solo grazie all’aiuto di Iolao che, ogni volta che Eracle tagliava una testa, ne cauterizzava il moncherino. L’ultima, l’immortale, venne infine uccisa dall’eroe gettando un enorme masso su di essa. Lo so, tecnicamente questo non avrebbe dovuta ucciderla, ma che ci vuoi fare, la mitologia greca non era certo una scienza esatta.
Medusa
Oltre a queste due, tuttavia, in Hades è presente un altro mostro leggendario, ovvero Medusa. Questa era una delle tre Gorgoni, le figlie delle divinità marine Forco e Ceto che potevano pietrificare chiunque incrociasse il loro sguardo (le altre due erano Steno ed Euriale). Inizialmente queste avevano l’aspetto di orrende donne con ali d’oro e mani di bronzo, dotato di un viso rotondo avvolto da una massa di serpenti per capelli e contenente una bocca larga con zanne suine e una corta barba ruvida. Solo successivamente hanno preso l’aspetto di fanciulle bellissime mantenendo solo i serpenti al posto dei capelli. La sua grande popolarità moderna porta spesso a credere che Medusa fosse la più potente delle tre, ma in realtà era proprio l’opposto visto che era l’unica a non essere immortale.
La fama di Medusa la si deve ad una delle leggende di Perseo che vide l’eroe greco affrontare la creatura dopo essere stato sfidato dal re di Serifo, Polidette. Perseo riuscì nell’impresa solo grazie ad una quantità assurda di artefatti divini (dei sandali alati delle Graie, l’elmo dell’invisibilità di Ade, un falcetto adamantino da Ermes) e all’aiuto di Atene. Medusa venne quindi decapitata dall’eroe che usò il riflesso del suo scudo per evitare di restare di pietra e dal moncherino uscirono il cavallo alato Pegaso e il gigante Crisaore (figli della Gorgone e di Poseidone), il primo dei quali fu usato da Perso per fuggire alla furia delle due Gorgoni rimaste.
Da notare che la testa mozzata manterrà la capacità di pietrificare con lo sguardo (Perseo la userà come arma più volte) e che in Hades Medusa appare solo come testa fluttuante (giustamente). Come dici? Nel gioco si chiama solo Dusa? Beh, si, ma perché è una cameriera quindi… Maid Dusa.
Orfeo & Euridice
Un’altra figura mitologica greca rinomata ancora oggi è Orfeo, l’artista per eccellenza, colui che dell’arte incarna i valori eterni. Orfeo ha però anche il valore di uno sciamano o di un messia ed è il fondatore dell’Orfismo, una tradizione religiosa che, per prima nel mondo occidentale, introduce la nozione di dualità fra corpo mortale ed anima immortale. L’orfismo è inoltre la terza e ultima religione misterica greca e ad esso sono legati i misteri orfici. La fama di questo personaggio è tuttavia legata soprattutto alla tragica vicenda d’amore che lo vide unito alla driade Euridice, sua moglie.
Aristeo, uno dei tanti figli di Apollo, amava Euridice e, sebbene il suo amore non fosse corrisposto, continuava a cercarla fino a quando ella, per sfuggirgli, non mise il piede su un serpente che la uccise col suo morso. Orfeo, disperato, intonò canzoni così cariche di disperazione che tutte le ninfe e gli dei ne vennero commossi e gli consigliarono di scendere nel regno dei morti per convincere Ade e Persefone a far tornare in vita la sua amata. Così fece Orfeo e, superando molte difficoltà e insidie, riuscì nel suo compito. Euridice sarebbe tornata nel mondo terreno a patto che Orfeo camminasse davanti a lei e non si voltasse a guardarla finché non fossero usciti alla luce del sole.
Orfeo fallì nel compito proprio alla fine quando non si rese conto che, pur essendo uscito dal regno dei morti, lo stesso non valeva per Euridice che era dietro di lui. La ragazza si trasformò quindi in una nuvola d’aria e fu persa per sempre (altri miti dicono che si pietrificò). Orfeo, disperato, rimase muto, solo e a digiuno fino alla fine dei suoi giorni. Fine che non si fece attendere molto visto che un gruppo di baccanti, al suo rifiuto di festeggiare con loro, lo fecero a pezzi per il desiderio rifiutato del loro corpo.
Sisifo
Ai miti di Sisifo abbiamo in parte accennato anche nella prima parte di questo articolo. Sisifo è il fondatore e primo re di Efira (l’odierna Corinto) nonché l’emblema dell’uomo ingannatore e astuto. Secondo alcune tradizioni, Odisseo sarebbe figlio suo e non del re di Itaca Laerte. Sisifo è scaltro e senza scrupoli e tutti i suoi miti narrano la sua astuzia. Il suo mito più famoso è anche quello che viene citato in Hades e che lo ha visto sfuggire per due volte alla morte. Sisifo stava cercando di risolvere il problema della scarsità d’acqua a Corinto quando vide Zeus in compagnia della ninfa Egina, figlia del dio fluviale Asopo. Quando questi lo raggiunse in cerca della figlia, Sisifo gli rivelò che questa era stata rapita da Zeus in cambio di una sorgente perenne (Pirene).
Furioso Zeus chiese ad Ade di inviare Thanatos a catturare Sisifo per rinchiuderlo nel Tartaro, ma questi venne fatto ubriacare ed incatenato dal mortale. La morte scomparve dal mondo e Ares, accorsosi che nessuno moriva più nelle battaglie, liberò Thanatos e condusse Sisifo nel Tartaro. Questi però aveva imposto alla moglie Merope di non seppellire il corpo e sfruttò questo fatto per convincere Persefone a farlo tornare sulla terra per completare i riti funebri. Ovviamente era tutta una scusa per sfuggire ancora una volta alla morte. Stavolta a catturarlo venne inviato Ermes che lo ricondusse con gioia nell’Ade per via di alcune loro passate vicissitudini.
Come punizione per aver osato sfidare gli dei e la morte, Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso dalla base alla cima di un monte, ma che ogni volta che avrebbe raggiunto la cima, il masso sarebbe rotolato di nuovo a valle. Sisifo venne così condannato a continuare per l’eternità la sua scalata senza mai riuscire a completarla e in Hades lo troviamo proprio intento a svolgere questo castigo.