Halo è una delle saghe videoludiche più redditizie e famose della storia del gaming. Un brand che, nel corso del tempo, ha saputo espandersi con fumetti, serie tv animate, spin-off ecc. I titoli, oltre alla loro cross-medialità, hanno subito anche cambiamenti più o meno importanti.
L’ultimo di questi rinnovamenti, e forse il più importante, è avvenuto con Halo Infinite, l’ultimo titolo della saga creata da Bungie e poi passata a 343 Industries che ha adottato un’atipica struttura open-world, cercando di migliorare la sua struttura ludica e presentando nuove meccaniche.
Il primissimo capitolo di questa IP è divenuto un vero e proprio cult e recentemente il suo creator, confrontandolo con l’ultimo capitolo, ha rilasciato interessanti dichiarazioni.
Halo Combat Evolved doveva essere un open-world
Un tweet dello stesso Lehto su Infinite ha dato l’occasione ad un appassionato per rivolgersi a questo personaggio, che ha informazioni sulle possibilità scartate durante lo sviluppo del primo capitolo.
Marcus Lehto ha spiegato proprio che nei piani originali Halo Combat Evolved avrebbe dovuto adottare una struttura open-world, e questa volontà è ancora riscontrabile in alcuni livelli dello stesso titolo, come The Silent Cartopgrapher, uno dei più apprezzati e famosi.
In qualche modo, quindi, il concept alla base di Halo Infinite ricalca alcuni dei piani originali del primissimo capitolo della storica saga.
Insomma, sembra che alcune idee, per essere correttamente implementate, spesso necessitano della giusta evoluzione tecnologica e di sensibilità nel pubblico di consumatori.
L’open-world è stata una delle strutture più sfruttate, e abusate, delle generazione appena conclusa e, in Infinite, ha generato sia lodi e apprezzamenti che lievi critiche e considerazioni negative.
La strada per l’avanzamento della saga sembra ormai tracciata e, in attesa di nuovi aggiornamenti e annunci, magari su DLC ed espansioni, non possiamo che ribadire la qualità dell’esclusiva dell’ecosistema Microsoft.