Ad oltre un anno dall’annuncio e dopo un po’ di tempo passato in early access, Happy’s Humble Burger Farm è pronto ad arrivare sia sui nostri PC che sulle nostre console Sony, sia old-gen che next-gen. Si tratta del sequel di Happy’s Humble Burger Barn, rilasciato esclusivamente su itch.io.
Publisher di questo lavoro è tinyBuild, che continua ad affermarsi come uno degli editori videoludici più prolifici ed importanti dell’attuale decorso di quest’arte, mentre allo sviluppo c’è Scythe Dev Team, software house originaria di Phoenix, Arizona, nata inizialmente come studio di registrazione, la cui mano traspare in maniera prepotente attraverso gli elementi grotteschi che popolano il titolo di cui parliamo oggi.
Happy’s Humble Burger Farm, ovvero: “Non fare arrabbiare Happy durante il turno di notte!”
Il gioco, totalmente in prima persona a livello di visuale, ha inizio con il nostro personaggio che si sveglia disteso su quello che ha l’aria di essere il lettino di una sala operatoria, attorniato da due individui dalle intenzioni e dall’abbigliamento abbastanza eloquenti, per poi ricadere nell’oblio.
Risvegliatosi nuovamente, si ritrova in un posto del tutto diverso: un comune appartamento in stile downtown americana nel cui salotto trova una sorta di ricevitore radio amatoriale vecchio tipo, attraverso il quale viene contattato da un misterioso individuo che afferma di essere il suo datore di lavoro. Questi gli comunica di aver scelto lui come nuovo dipendente del suo fast food, appartenente alla catena Happy’s Humble Burger Farm, la quale prende nome e mascotte da un media franchise composto da cartoni animati, fumetti e videogiochi che ha tanto nelle grafiche quanto nelle tematiche un che di macabro.
Il nostro protagonista si reca così sul suo luogo di lavoro, situato oltre un oscuro e inquietante tunnel, dove dovrà imparare in fretta e furia il mestiere in compagnia del collega più anziano Toe, un omaccione dalla voce distorta ed inquietante che presto scopriremo essere utile quanto un termosifone nel Sahara e di un altro anonimo ed evanescente membro dello staff, che si occupa della manutenzione all’esterno.
Non fa in tempo a passare il primo giorno di lavoro che strani eventi cominciano a verificarsi sia all’interno della cucina del nostro Happy’s Humble Burger Farm che nel resto della città di New Elysium, luogo di ambientazione dell’intero gioco completamente (e fin da subito doverosamente) esplorabile.
Lavora bene (o muori provandoci)!
Le meccaniche di base di Happy Humble Burger Farm vengono ereditate dal sopracitato precedente capitolo, e omologano quasi totalmente il gameplay del gioco al genere gestionale, con diversi ‘ma’ che vedremo nel corso di questa descrizione.
Principale compito di chi gioca è, per l’appunto, fare in modo che il locale funzioni bene in termini di pulizia, puntualità ed efficienza nel rispetto degli ordini.
Ogni singola giornata (o per meglio dire nottata) di lavoro è scandita in maniera aderente a quelle reali: pulizia e apertura del locale, turno vero e proprio, chiusura. La durata da inizio a fine turno è di sette minuti e mezzo netti, tempo entro il quale avremo modo di soddisfare mediamente tre ordini, che possono variare da molto semplici (e.g. delle patatine fritte e un frullato) ad estremamente esigenti (capiterà il cliente che dovrà ordinare per l’intero suo nucleo familiare, magari chiedendo un burger senza cetriolo e un hot dog senza senape).
Quale che sia l’entità dell’ordine, ciascuno va soddisfatto senza il minimo errore e nei tempi previsti (inizialmente circa due minuti). A tutto questo, a partire dalla terza o quarta giornata di lavoro a seconda delle prestazioni, si aggiungeranno i temuti e scomodi imprevisti, anch’essi di varia natura: dal water guasto da riparare e ripulire all’entrata nel locale di un ratto affamato da acchiappare, sopprimere e gettare nella spazzatura prima che ti soffi l’hamburger che stai grigliando.
A questo punto ti chiederai: “Ma può capitare che un ordine arrivi un po’ in ritardo. Cosa potrebbe mai succedere?” Ebbene, in Happy Humble Burger Farm troppi ordini evasi lentamente, così come quelli non pienamente soddisfatti in termini di richieste specifiche, non provocheranno soltanto la rabbia dei clienti, ma anche quella di Happy l’umile manza, la mascotte principale della catena, che si trasformerà in una spaventosa bestia famelica con in mente un solo scopo: cibarsi di te.
Casomai ciò dovesse malauguratamente accadere, avrai una sola possibilità di placare l’ira della bovina furente: nutrirla preparandole un’hamburger marcio che troverai nella cella frigorifera del locale. Attenzione però: lei continuerà a darti la caccia mentre stai cucinando, e la cucina è molto piccola.
Venire catturati e mangiati da Happy significa dover ricominciare da capo tutta la giornata lavorativa attuale, fase di apertura compresa (l’elemento più ripetitivo dell’intero gioco, che consiste nel guadagnare un bonus sul ricavo del giorno sistemando le trappole per topi intorno al locale, gettando l’immondizia nell’apposito bidone sul retro e mettendo in ordine gli scatoloni con le forniture all’interno della cucina).
La rapidità d’azione è l’elemento di sfida più preminente all’interno di Happy’s Humble Burger Farm. La necessità di imparare attraverso gli indizi che il gioco fornisce (per quanto un breve tutorial sia in effetti presente a inizio partita, esso è veramente poco esplicativo rispetto alle informazioni contenute nel gioco stesso) costringe ad andare incontro ad un non agevole ma comunque appagante sistema trial and error (i tali e tanti soulslike e l’attuale revival di generi come il roguelike e il roguelite ci hanno insegnato come godere di queste meccaniche senza frustrarci troppo).
La pressione che l’esperienza di gioco esercita su chi ne fruisce si può smorzare tramite i potenziamenti delle varie apparecchiature della cucina, che renderanno upgrade dopo upgrade il nostro lavoro più spedito ed efficiente, dandoci il tempo di concentrarci, nel prima e dopo lavoro, sullo svelare i misteri che circondano la catena Happy’s Humble Burger Farm e l’intera New Elysium, che, ricordiamo, è totalmente esplorabile.
Tra misteriose audiocassette rivelatrici, documenti contenenti informazioni inquietanti e porte chiuse da codici segreti che dovremo scoprire esplorando la città (fatto reso difficoltoso e a tratti dispersivo a causa dell’assenza di una mappa di gioco nonostante la relativa ristrettezza delle aree da esplorare), oltre a numerosi passaggi segreti e terribili creature che compaiono nei posti più impensabili (cucina compresa), il nostro protagonista si rende conto che c’è qualcosa che non va nella sua vita e che il suo capo (e chi sta sopra di lui) probabilmente è al corrente della verità.
Una spinta in più non avrebbe fatto male
Dalla lunga serie di informazioni su trama e gameplay che ti abbiamo appena fornito, ti sarai reso conto che Happy’s Humble Burger Farm è un prodotto tutt’altro che semplice. Possiede infatti un background narrativo piuttosto complesso e strutturato, giustificato anche dal fatto che si tratta di un sequel, e un gameplay che va a mischiare vari generi, primi fra tutti il gestionale e il survival horror nella sua veste più brutale (quella che prevede come sola salvezza la fuga o, in questo caso, l’ammansire il nemico).
Ciò di cui questo titolo difetta è una maggiore attenzione (e per certi versi una maggiore ambizione) dal punto di vista tecnico.
La scelta (a detta dello sviluppatore completamente artistica) di realizzarlo con uno stile grafico ibrido tra pixel art e quinta generazione videoludica può essere apprezzabile o no a seconda del gusto di chi gioca. Ciò che non si può e non si deve apprezzare sono due problematiche che è necessario segnalare.
In primis abbiamo dei lievi ma improponibili cali di frame rate soprattutto nelle fasi di esplorazione di New Elysium e in minima parte anche ‘sul posto di lavoro‘. Se Happy’s Humble Burger Farm avesse anche solo un minimo ambito al fotorealismo si sarebbe trattato di una problematica prevedibile (da segnalare comunque). Dato che, a ragion veduta, non è assolutamente questo il caso (anzi stiamo parlando di un prodotto estremamente visionario per quanto concerne l’estetica), tale bug non si può ignorare per quanto riguarda la valutazione del titolo.
In secundis, ancora meno giustificabile, i tempi di caricamento sono piuttosto lunghi. Una caratteristica improponibile per titoli che si propongono con comparti tecnici retrò.
La visuale in prima persona lo rende un titolo più adatto ad essere giocato con mouse e tastiera rispetto ad un pad, soprattutto in quanto l’interazione con gli elementi ambientali (ingredienti compresi), oltre a richiedere più precisione e rapidità di quanto una levetta analogica consenta, è soggetta a dei fastidiosi input lag che possono spesso portare a perdere tempo prezioso in game e giocoforza a fare arrabbiare sempre di più Happy, di fatto rischiando di compromettere l’esperienza di gioco.
Un’altra nota di demerito alla colonna sonora, limitata più che altro ad effetti tipici dei film horror e a pochi brani a tema black humour ascoltabili al juke-box del locale o nel jazz club vicino. L’effettistica, seppur qualitativamente accettabile, è anch’essa piuttosto piatta.
A compensare il tutto ci pensa lo humour nero che pervade l’opera, politicamente scorretto al punto giusto e ricco di citazioni dal mondo nerd in tutte le sue forme, particolarmente in quella videoludica (e.g. abbiamo una citazione dal mai dimenticato Portal (2007): “Il burger è una bugia” e l’ormai riconoscibile catch-phrase di The Elder Scrolls V: Skyrim, ossia “Un tempo anch’io lavoravo in un fast food, finché non mi sono buscato un burger nel ginocchio“.
Ultima segnalazione: il gioco dispone di una localizzazione italiana, ma ci duole constatare (in particolare modo a chi scrive) che è rimasta a metà (molti elementi dell’interfaccia compaiono in lingua originale o addirittura in tedesco).