La formula per un indie riuscito spesso è semplice: basta prendere un grande classico, mantenerne il gameplay è cambiarne il contesto. Magari anche aggiornarlo a livello grafico, per non puntare solo sull’effetto nostalgia.
Questo è più o meno quello che succede con Hardcore Mecha che, ispirato da alcuni dei più famosi shoot ‘em up, risulta essere una piccola perla nel panorama indipendente.
Uno degli elementi che salta subito all’occhio, già dai primi minuti di gioco, non è la grafica o lo stile dei robottoni, quanto la possibilità di raccogliere liberamente le armi dei nemici.
E’ vero, sembra strano come elemento degno di nota, ma molti titoli sono abbastanza avari quando si tratta di guadagnare nuove armi: potremo avere una nuova bocca di fuoco soltanto quando il gioco lo vorrà e non un attimo prima. Potremo passare ore a rovistare nel cadavere di un nemico, senza trovare l’arma con la quale ha provato a renderci un colabrodo solo qualche istante prima.
Ovviamente Hardcore Mecha sarebbe un titolo divertente anche senza questa caratteristica, tuttavia si tratta di una sorta di ciliegina sulla torta di questo titolo in 2D; la preoccupazione nell’affrontare un nemico pesantemente armato viene mitigata dalla certezza che, una volta sopravvissuti allo scontro, avremo un nuovo giocattolo con cui sforacchiare i nemici.
Purtroppo potremo utilizzare l’arma finché vuoteremo il caricatore, tuttavia la soddisfazione di raccogliere un’arma abbandonata e dare ai nemici un assaggio della loro stessa medicina è impagabile.
Robottoni direttamente dal Giappone
E’ difficile giocare con Hardcore Mecha senza sorridere, visto il tono generale di questo titolo, palesemente influenzato dalla tradizione nipponica. I filmati sono pieni di assurdi colpi di scena, dialoghi sopra le righe e personaggi ampiamente prevedibili, ma il tutto è fatto con talmente tanta passione da tenerti incollato allo schermo fino al boss finale.
La storia, ricca di cliché tipici degli anime, ci vede impegnati non solo nella lotta per la sopravvivenza del pilota e dei civili che man mano incontreremo, ma anche di quella del resto dei componenti della squadra di mercenari di cui facciamo parte e che dovremo man mano proteggere. Niente di inedito, ma funziona.
Il tutto accompagnato da un’ottima colonna sonora a metà tra metal e opera, che ci accompagna attraverso le varie ambientazioni aliene.
La grafica cartoonesca a tratti risulta poco adatta a una storia dalle tinte serie come quella che Hardcore Mecha vuole raccontare, tuttavia quando ci troviamo nel bel mezzo della mischia qualsiasi perplessità sfuma sullo sfondo.
Questo anche perché, pur ricordandolo nel complesso, Hardcore Mecha non è un clone di Metal Slug: qui per sopravvivere non basta avere prontezza di riflessi, dal momento che il titolo contiene delle meccaniche GDR che difficilmente ci saremmo aspettati.
Dal caricamento delle armi all’uso di boost e scudi, tutto è fondamentale per proseguire nella lotta.
Difficilmente Hardcore Mecha è frustrante, ma ogni livello va studiato prima di poter essere superato: talvolta sembrerà che avremo padroneggiato le varie tecniche, ma un nuovo tipo di mecha nemico rimetterà tutto in discussione, suonandocele di santa ragione.
E’ proprio questa varietà, non solo di nemici e armi ma anche di boos e location, a rendere il titolo variegato ed eliminare qualsiasi sensazione di noia che potrebbe nascere in un titolo che, dopotutto, ci vede impegnati in azioni ripetitive.
In circa 8 ore di gioco si riesce ad arrivare alla boss finale, ma la voglia di continuare a giocare rimane forte; in questo Hardcore Mecha ci viene in contro, proponendo una modalità in cui potremo affrontare i nemici utilizzando qualsiasi robot presente nel gioco e una modalità PVP online.
Non ci sono ulteriori livelli di difficoltà da sbloccare, se non quelli standard ovvero “facile” e “normale”. La modalità normale è quella migliore, dal momento che offre un livello di sfida accettabile, eppure non riesce a placare del tutto la voglia di proseguire a livelli sempre più difficili.