Ogni persona ha sognato almeno una volta nella propria vita di raggiungere lo spazio, ma pochi si sono chiesti cosa comporti davvero fare l’astronauta. Ebbene, il piccolo team di sviluppo indipendente australiano 2pt Interactive sembra essersi posto questa domanda, dando vita al puzzle game spaziale Heavenly Bodies, un vero e proprio esercizio di fisica videoludica che si esaurisce in sé stesso e che peraltro figura nella nostra prima lista di titoli PlayStation 5 che pubblicammo nell’ottobre 2020.
Il gioco è dichiaratamente ambientato negli anni settanta del secolo scorso, periodo in cui la corsa allo spazio era al proprio culmine, e il protagonista (o i protagonisti, casomai si decida di giocare in co-op locale o remota) non è esattamente un astronauta, bensì un omologo sovietico: un cosmonauta (due termini in sostanza abbastanza intercambiabili se si escludono le diverse bandiere).
Heavenly Bodies, ‘corpi celesti’ nel vero senso della parola
Come già anticipato, gli Heavenly Bodies che vediamo nel gioco non saranno solo pianeti, satelliti, stelle e asteroidi, ma anche lo stesso corpo umano.
Proprio il corpo del nostro cosmonauta è il principale strumento di vittoria (e sconfitta) del gioco. Questo perché tutte e sette le missioni che dovremo affrontare si svolgono totalmente a gravita zero, e consistono principalmente in riparazioni ed esplorazioni declinate secondo la sempreverde formula del puzzle game, che si tratti di riparare una mastodontica antenna per le telecomunicazioni o raggiungere asteroidi dove recuperare campioni minerari.
Ogni livello contiene almeno tre side-quest, ciascuna di esse dedicata o a determinate azioni in game (e.g. forzare una porta con una racchetta da tennis) o alla raccolta di collezionabili misteriosi (uno per livello). Non manca la solita sfida per il platino: completare il livello in modalità di movimento newtoniana.
Se già in modalità di movimento classica la gravità zero costituisce una sfida, in modalità newtoniana si rischiano ogni poco i due estremi: o di rimanere fermi troppo a lungo, interrompendo così il ritmo di gioco (sia ben chiaro che, trattandosi in sostanza di un puzzle game, ciò non costituisce un problema), oppure di letteralmente fiondarsi alla deriva nello spazio profondo a causa di un movimento di levetta troppo brusco o mal calcolato.
Questo perché la modalità newtoniana dovrebbe simulare in tutto e per tutto la fisica a cui siamo soggetti tutti noi, ergo una bracciata contro il vuoto non ci fa muovere di un millimetro a differenza della modalità classica o della più semplice modalità assistita.
I checkpoint sono limitati al compimento delle azioni chiave di ogni livello, per cui Heavenly Bodies si può considerare un’opera abbastanza severa. Tuttavia ciò non fa perdere la voglia di dedicarsi alla risoluzione dei compiti/puzzle, che risultano ben congegnati e molto godibili.
Dietro gli eventi non si riscontra un certo quale background narrativo, da qui la sua ‘autoconclusione‘.
Fisica ottima, grafica anche, audio un po’ meno
Se lo scopo di 2pt Interactive con Heavenly Bodies era creare un puzzle game che simulasse perfettamente la gravità zero, ebbene si può dire che abbia avuto un discreto successo, forse anche troppo. Infatti è veramente facile farsi girare la testa a causa della visuale top-down e dei movimenti fluidi e spesso e volentieri fuori controllo del personaggio (è anche vero che parlare di top-down in un luogo fisico dove il sopra e il sotto sono concetti molto relativi non è proprio corretto).
In nostro aiuto viene il frame rate stabile, che fa scorrere l’azione in maniera impeccabile (ci fossero stati cali di frame rate l’esperienza sarebbe stata totalmente compromessa).
L’estetica tanto del personaggio quanto degli ambienti aderisce perfettamente all’epoca in cui è ambientato, un periodo storico in cui la Luna era stata appena raggiunta e a dividere il mondo non erano gli Stati Uniti d’America e la Cina con la loro guerra commerciale, bensì i primi e la dissolta Unione Sovietica con una guerra ideologica e tecnologica.
Navigazione e input sono precisi e scorrevoli anch’essi. In particolare anche l’estetica dei menù rende omaggio al suddetto periodo storico.
A danneggiare concretamente ma non eccessivamente l’esperienza c’è il sonoro, piuttosto anonimo tanto negli effetti quanto nella colonna sonora, sebbene preciso e qualitativamente buono a livello tecnico. Vero è anche che nello spazio il silenzio domina, dopotutto, qualcuno una quarantina d’anni fa (più o meno dunque nell’epoca in cui Heavenly Bodies è ambientato) disse “Nello spazio nessuno può sentirti urlare!”