Sviluppato da Rolling Glory Jam e pubblicato da Freedom Games, Hello Goodboy è un videogioco d’avventura dal ritmo abbastanza lento e dalla durata discretamente bassa che punta tutto sulla narrativa. E lo fa raccontandolo attraverso il legame di un bambino con un cane. Noi abbiamo percorso questo commovente viaggio su Nintendo Switch e questo è la nostra recensione!
Hello Goodboy – un bimbo e un cane
I protagonisti indiscussi di Hello Goodboy, neanche a dirlo, sono un bambino di nome Iko e un cane di nome Coco. In realtà il bambino mica se lo ricordava il suo nome, è stato il cane a dirglielo. Sì, Coco parla e sì, Hello Goodboy è un titolo molto metaforico che, dietro a una patina leggera, racconta una storia molto matura a un target estremamente trasversale.
Parlare della storia di Hello Goodboy può però essere rischioso. Ti basti sapere che si tratta di un viaggio. Un viaggio scandito da una clessidra che, severa e implacabile, non permetterà di farci scoprire tutto. Non in una sola run. Questo perché le nostre scelte avranno delle conseguenze, prima tra tutte proprio sulla clessidra “magica”. Banalmente, Hello Goodboy presenta quattro porte con rispettivi mondi da esplorare (uno per ogni stagione). In una run non potrai mai esplorarle tutte anche perché, la clessidra permette solo quattro “macro scelte” e al termine della clessidra, il viaggio finirà.
Per avere una visione d’insieme e conoscere tutte le trame di Hello Goodboy sarà quindi necessario giocare più volte l’avventura di Iko e Coco e, considerando la durata relativamente breve dell’esperienza (può essere completato anche in due ore scarse), non è un grosso problema, tutt’altro. Il titolo si presta a una buona rigiocabilità a patto di rispettarne il ritmo comunque compassato e le atmosfere leggere e solo all’apparenza infantili. Non lasciarti distrarre dai colori vivaci e dalle animazioni, guarda oltre e Hello Goodboy saprà regalarti più di un messaggio importante.
Un viaggio “riparatore”
Hello Goodboy è un’avventura grafica condita da innumerevoli (e abbastanza banali) mini giochi dove la priorità è data alla narrativa e alle nostre relative scelte. Nel dettaglio, si tratta di un videogioco con fondali e personaggi in 2D, con telecamera a scorrimento orizzontale e una struttura abbastanza semplice e decisamente intuitiva. Questo perché il titolo punta realmente a essere accessibile a quanti più giocatori possibili tanto nella narrativa quanto nel gameplay.
Muoversi lungo i mondi di gioco di Hello Goodboy è quindi semplice come sono semplici gli innumerevoli mini giochi che ci ritroveremo ad affrontare. Senza scendere troppo nel dettaglio per evitare spoiler significativi della piccola trama del titolo, ci ritroveremo a dover “riparare” una serie di oggetti utilizzando una cassetta degli attrezzi molto particolare. Ogni riparazione, ha un suo schema di gioco con regole intuitive e immediate.
Sotto certi aspetti, la meccanica ricorda vagamente Epic Mickey – La leggendaria sfida di Topolino (di cui si rumoreggia da tempo di un remake) dove per poter procedere dovevi “pulire” la zona. Anche qui devi “sistemare cose” anche se è molto più libera come attività. In poche parole: non sei costretto. Ancora una volta, è una scelta. Noi suggeriamo però di prestare attenzione anche per poter vivere appieno l’esperienza di gioco offerta da Hello Goodboy (seppur leggermente ripetitiva a lungo andare).
Nello specifico, parliamo di minigiochi di abilità, ritmo e quant’altro. Per esempio, per segare un tronco basterà premere l’analogico nel verso giusto e nel momento in cui la sfera/puntatore arriva al rispettivo lato da premere. Nulla d’innovativo ma come attività funziona e spezza abbastanza bene il ritmo di gioco. Per quanto riguarda le scelte, invece, queste hanno un peso notevole e sono non solo dialogiche (quindi scelte da fare durante i dialoghi con altri personaggi) ma anche e soprattutto scelte pratiche come scegliere quale porta aprire per prima.
Come puoi aver intuito, ludicamente parlando, Hello Goodboy non offre tantissimo perché, ancora una volta, è la narrativa e il suo messaggio, il punto fondamentale dell’intero prodotto. Qui si parla di sentimenti con molta cura e delicatezza. Le storie che leggerai e scoprirai man mano, di run in run, sapranno lasciarti un segno a patto di accettare i limiti di un prodotto che non innova nulla e si limita a fare il suo compito: raccontare una storia. E se te lo stai chiedendo, sì puoi accarezzare il dolce e giallo Coco tutte le volte che vuoi.
Grafica e sonoro
E la storia di Hello Goodboy è raccontata bene grazie anche a una scelta grafica molto buona. Se Iko può sembrare anonimo, almeno al primo impatto, presto saprai apprezzarlo. Ma è Coco l’anima del titolo. Il cane conquista con animazioni fluide e convincenti. Così come ammalia il mondo di gioco, nonostante dimensioni ridotte ed elementi inevitabilmente riciclati. La rappresentazione delle quattro stagioni, seppur classica e vista e rivista, funziona.
Ma a brillare sono i personaggi, la loro caratterizzazione estetica che in alcuni casi sembra volutamente cozzare con le tematiche e i relativi sentimenti che si ritroveranno a condividere. Un mix che funziona, colpisce e rispetta l’alone quasi fiabesco dell’intera opera. Anche il sonoro non è male, seppur più sottotono rispetto al versante grafico. Da segnalare infine, l’assenza dei sottotitoli in lingua italiana che, considerando la mole di testo abbastanza generosa (seppur non ai livelli di una visual novel) potrebbe tagliar fuori alcuni utenti giovanissimi e chi non padroneggia per niente l’inglese.