A suo modo, la versione di Hentai Vs. Evil disponibile su Nintendo Switch è storica; questo perchè segna la caduta di due tabù per il colosso di Kyoto.
Il primo, facilmente intuibile, è dato dalla presenza nel titolo della parola Hentai, finora mai concessa da una Nintendo sempre attenta ad evitare qualsiasi contenuto “forte” sia dal punto di vista della violenza che da quello sessuale. Il secondo è ultimo tabù, anche se non è esattamente la prima volta (ma ne parleremo in seguito) riguarda la presenza di floridi seni in bella mostra.
Con questa dovuta premessa, la domanda che sicuramente nasce spontanea è: il titolo EastAsiaSoft, oltre a provocare, ha della sostanza? Vale la pena acquistarlo?
Senza ulteriori preamboli quindi entriamo subito nel vivo della recensione, in cui ti spiegherò perchè la risposta, prevedibilmente, tendono verso il negativo.
Minigonne, proiettili e zombie
Una volta avviato Hentai vs Evil, ci rendiamo subito conto di come il gioco offra davvero ben poco.
Nel menu iniziale possiamo infatti scegliere la ragazza con cui giocare (inizialmente solo una, ne potremo sbloccare altre 2), deciderne i vestiti, pescati dall’immaginario hentai tra baby doll, divise da scolaretta e orecchie kawaii, e personalizzarne l’aspetto con un editor nel complesso poco profondo e limitato al colore dei capelli, della carnagione e poco altro.
Prima di buttarci nella mischia potremmo voler approfittare, vista la natura del titolo, della modalità foto che ci consentirà di fotografare la nostra protagonista nella cornice alquanto triste del menu iniziale, al buio e con le gabbie delle altre protagoniste sullo sfondo.
Ma l’elemento distintivo della versione Switch di Hentai vs Evil, attivabile con un semplice tasto, è la modalità non censurata. Si tratta di una possibilità curiosamente mancante nella versione PlayStation 4 del titolo e che fa si che la nostra ragazza mostri orgogliosamente il proprio seno en plen air (seno le cui dimensioni possiamo gonfiare liberamente) o a malapena celato sotto alcuni vestiti molto sexy, tipici del genere cui appartiene.
Come detto non è la prima volta che il seno femminile compare su Switch, era già successo in Lust for Darkness ad esempio, ma è la prima volta che viene sdoganato e messo in primo piano, come elemento principale di un titolo. Non aspettarti di più perchè, se vogliamo inspiegabilmente ma sarebbe stato tirar troppo la corda, le mutandine delle protagoniste rimarranno saldamente incollate ai loro fondoschiena.
Del resto il fanservice è una della basi solide su cui punta questo bizzarro titolo.
Completano il menu principale le immancabili impostazioni e le classifiche, ovviamente locali visto che non c’è un comparto multiplayer.
Non ci resta quindi che gettarci nella mischia e iniziare il gioco vero e proprio; proprio qui subentrano la più grandi delusioni.
Hentai vs Evil non ha una trama. Poco male, potresti pensare visto il tipo di titolo, ma il secondo enorme problema è che ci sono soltanto 3 livelli da giocare.
Selezionabili da subito infatti abbiamo le 3 ambientazioni possibili denominate Piccolo Villaggio, Città e Baia dei Pirati; sono livelli abbastanza variegati dal punto di vista prettamente visivo, con il villaggio che ci offre un’ambientazione urbana ma con abbastanza spazio per familiarizzare con il gameplay, la città che dà il via a una partita in notturna con vicoli claustrofobici da attraversare e la baia in cui ci faremo largo tra relitti e isolette caraibiche.
Selezionando il livello potremo scegliere anche la difficoltà tra le classiche 3 e la modalità con cui affrontarlo tra Salvataggio e Sopravvissuto. Senza troppe sorprese, nel primo caso dovremo salvare una ragazza in gabbia, eliminando prima un tot dei nemici più forti, mentre con la seconda modalità tutto quello che dovremo fare sarà sopravvivere.
Più facile a dirsi che a farsi, considerato che il gameplay di Hentai vs Evil non è un granchè. Pur essendo abituati al sempre valido adagio less is more, in questo caso un gameplay quasi elementare non funziona a dovere.
I comandi sono limitati al salto (che onestamente non trova grande applicazione) e ovviamente alla mira e al fuoco: purtroppo è proprio negli scontri a fuoco che il feedback è rivedibile. Il reticolo di mira non si muove in maniera rapida e prendere correttamente la mira non è per niente semplice, specialmente quando i nemici si avvicinano troppo o si tratta di creature volanti.
Il risultato è che, indipendentemente dalla difficoltà selezionata, non ci metteremo troppo tempo a morire specie nelle ambientazioni con meno spazio di manovra a disposizione, tenuto anche conto del fatto che la protagonista si muove molto a rilento e non è in grado di schivare o girarsi rapidamente.
Se i nemici avranno la meglio sulla nostra agguerrita protagonista sarà solo ed esclusivamente per una questione numerica: non si tratta di creature particolarmente intelligenti e si limiteranno a venirci incontro a frotte che, con un sistema di mira migliore, falceremmo senza pietà. Gli unici avversari particolarmente noiosi sono quelli che volano brandendo una falce, ricordano il triste mietitore.
A nostra disposizione, per farli fuori, un mitragliatore un fucile a pompa e uno di precisione, abbastanza generici, più delle munizioni speciali da recuperare sparando a contenitori a mezz’aria che richiedono un certo numero di colpi per essere abbattuti.
Hentai vs Evil è tutto qui; poco da fare, breve e con rigiocabilità pari allo zero. Insomma, la dimostrazione che non bastano un paio di tette a rendere un titolo interessante. Ma questo lo sospettavamo già.
Segnali di Stile
Dove il titolo di EastAsiaSoft cerca di distinguersi è nel comparto visivo, ma anche qui non raggiungiamo vette di eccellenza. I nemici sono praticamente tutti uguali, tranne nel livello dei pirati in cui abbiamo scheletri e zombie abbigliati da filibustieri, chee sembrano usciti da un episodio dei Muppet anzichè da un qualsiasi prodotto horror colorati e buffi come sono.
Leggermente migliori i modelli delle donzelle, ma fa parte dell’estremo fanservice che anima il titolo.
Discrete le ambientazioni, non particolarmente dettagliate ma sufficienti a rendere l’idea del luogo rappresentato, del resto non c’è ne potrebbe esserci alcuna pretesa di realismo.
Sufficiente il sonoro, tra musichette di accompagnamento gradevoli ed effetti sonori ben campionati. Le creature invece non emettono in linea di massima alcun suono.