Durante lo State of Play di Sony avvenuto il 24 settembre, è stato annunciato, insieme alle trafile di nuovi giochi e date di lancio molto attese, il rilascio immediato di una demo dedicata al remake di MediEvil, in uscita il prossimo 25 ottobre.
Per i giocatori meno avanzati con l’età che non hanno mai avuto modo di conoscere il gioco, quella di Sir Daniel Fortesque è un’avventura platform con elementi hack ‘n slash che risale agli antichi fasti dell’era PlayStation One, e che, insieme a Crash e Spyro, va a formare un trio capace di tranciare un solco non cicatrizzabile nel cuore degli appassionati delle prime esclusive Sony.
Per capire la scelta del colosso nipponico nel rispolverare un brand di cui si sono perse le tracce dal 2000, bisogna fare qualche passettino indietro.
Back in the days
Nel 2017 venne rilasciato il remake dei primi 3 capitoli di Crash Bandicoot: la N. Sane Trilogy segna un enorme successo commerciale, che conta ad oggi oltre i 10 milioni di copie vendute.
Questi dati hanno iniziato a ronzare nella testa di molti publisher: quella che sembrava essere a tutti gli effetti un’antica meteora dell’industria, è tornata più forte che mai.
Di conseguenza, è iniziata una vera e propria corsa al remake: numerosi sviluppatori hanno ricreato da zero modelli poligonali e texture dei titoli più disparati e apparentemente sopiti, per far si che i brand ormai dimenticati ritornassero agli splendori, ormai perduti, di un tempo.
A confermare la tesi del remake di successo è stata la Spyro Reignited Trilogy: ancora una volta, un brand dato per clinicamente morto è riuscito a totalizzare una decina di milioni di unità piazzate.
Sony, rimasta ormai orfana di Crash e Spyro, che attualmente sono etichettati entrambi come franchise di proprietà Activision, ha deciso di lanciarsi in questa nuova sfida, annunciando durante la PlayStation Experience 2017 il ritorno di Sir Daniel Fortesque.
Ma sarà davvero una scelta che gioverà al mercato videoludico? E soprattutto, come si comporta questa demo?
Cercherò di essere quanto più esaustivo possibile, andando ad analizzare ogni singolo particolare di quanto mostrato in questa trial del gioco… nella buona e nella cattiva sorte.
Le dovute premesse
Prima di iniziare questa sorta di recensione della demo di MediEvil, mi sembra doveroso specificare che non ho mai giocato al titolo originale: questo, proprio perché non ho con me il fattore nostalgia che mi conferisce la possibilità di avere una visione più chiara e meno offuscata del prodotto offerto.
Inoltre, è mio dovere da redattore scrivere dei videogiochi in maniera concreta e coerente, mettendo da parte l’emotività al fine di analizzare al meglio quello che: nonostante questo, capisco chi vive l’effetto nostalgia, poiché sono in primis un videogiocatore che ricorda con affetto le sue prime partite, ma ciò non deve mai scalfire o distorcere un giudizio quanto più possibile oggettivo.
Sir Daniel ritorna… ma non se la passa bene
La demo di MediEvil inizia con la spiegazione della trama in scrolling text: Zarok, un mago che un tempo era a servizio del Re Pellegrino, si vota alle forze del male per distruggere il regno di Gallowmere.
Il potente stregone però soccombette durante la battaglia di Gallowmere: secondo la leggenda, sono state le gesta eroiche del cavaliere Sir Daniel Fortesque e il suo coraggio a fermare il negromante.
Cento anni dopo però, Zarok fa il suo ritorno incupendo il regno di Gallowmere resuscitando i morti.
Fra questi c’è Fortesque, il quale, ricordando il suo passato, rivela al giocatore una scottante verità: in realtà le sue gesta non erano veritiere, ma si trattava bensì di vanterie. Sir Daniel Fortesque non è l’eroe che ha fermato Zarok cento anni prima, anzi è il primo a cadere in battaglia. Tornato dalla morte però, il cavaliere scheletrico ottiene una seconda chance per riscattarsi.
Com’è il gioco pad alla mano?
La parte giocabile inizia nella cripta, ove Daniel Fortesque giaceva: questa zona servirà da tutorial e a reperire la nostra spada.
Le prime impressioni sono comunque abbastanza contrastanti fra loro: se da un lato il comparto grafico risulta sicuramente migliorato rispetto all’originale datato 1998, d’altro canto è evidente sottolineare un downgrade se paragonato alle prime immagini dei gameplay trailer pubblicati da Sony.
La demo risulta essere un disastro, per lo meno sul fronte tecnico: la telecamera è gestita davvero male, soprattutto negli spazi stretti, dove questa si avvicina ripidamente alle spalle del nostro protagonista, fornendoci un quadro poco chiaro su quello che ci circonda.
Inoltre, il gioco pecca in ottimizzazione e compressione, cosa che notiamo già dal peso della demo, ovvero 10 GB: non si tratta sicuramente di un numero ingombrante, ma per quello che la demo offre è davvero tanto, considerando che questa dura pochi minuti. Voglio dire, esistono giochi come Sekiro e Monster Hunter World che sono titoli completi e longevi, ma soprattutto non sono opere ottimizzate esclusivamente per l’hardware della console Sony come MediEvil dovrebbe in teoria essere, eppure il loro peso si aggira intorno ai 15 GB nella loro versione finale per PlayStation 4.
Purtroppo, la scivolata tecnica più rovinosa riguarda il framerate: gli fps non sono assolutamente stabili, ma cosa ancor più grave sono i cali a circa 15 frame al secondo in alcuni frangenti, specialmente quando ci apprestiamo a recuperare salute presso una fontana della giovinezza, dove la fluidità di gioco tocca gli abissi più profondi.
Il texture pack in questa demo (com’è giusto che sia) è sicuramente settato in una bassa risoluzione, poiché si tratta di una versione di prova: viene da chiedersi quanto il frame venga ulteriormente penalizzato nel gioco completo.
La nota dolente più triste
Per il giocatore coraggioso che riesce ad oltrepassare lo scoglio delle difficoltà tecniche però, c’è un ostacolo ancora più difficile da sormontare che nasconde anche tristezza: il gameplay è rimasto totalmente invariato.
Se da una parte questa frase suona come una fedeltà alle origini, dall’altra possiamo dire che questo deteriora l’aspetto ludico del gioco: il salto risulta essere davvero macchinoso, per non parlare del feedback dei colpi incassati e inferti, per nulla soddisfacenti e a tratti quasi impercettibili.
Queste piccolezze vanno a lacerare l’esperienza del videogiocatore: personalmente ho giocato e completato la Short-Lived Demo con la sensazione costante di non star giocando per davvero, ma di attraversare dei livelli reagendo in maniera passiva ai nemici che tentavano di ostacolarmi, il tutto senza avermi mai trasmesso un’idea di sfida che di conseguenza mi ha portato a terminare la demo senza essermi divertito.
Credo che uno svecchiamento del gameplay sarebbe dovuto essere una delle priorità degli sviluppatori: MediEvil soffriva di stagnamento e non era del tutto esente da difetti già ai tempi, sicuramente non era il caso rilanciare sul mercato un prodotto rinnovato graficamente, ma che presenta le stesse stucchevoli imperfezioni del gioco precedente.
Attenzione, un lavoro del genere non significa affatto snaturare il concept di base: persino Resident Evil 2 e Final Fantasy VII soffrivano di feature che nel 2019 risultano obsolete, eppure i rispettivi remake sono stati capaci di rinnovare le meccaniche senza stravolgerne le fondamenta. A mio avviso, un lavoro del genere andava svolto anche su MediEvil: è giusto omaggiare un classico, quanto lo è anche migliorarlo quando se ne palesa l’occasione.
L’impatto di MediEvil Remake sul mercato
In conclusione, questa demo non è sicuramente divertente da giocare, ma ciò non toglie che il titolo possa essere sicuramente perfezionato nella sua versione completa.
La cosa che mi lascia maggiormente interdetto però, è il senso del remake stesso: perchè Sony ha davvero deciso di rispolverare il teschio del caro Sir Daniel Fortesque?
Probabilmente, il colosso giapponese ha voluto seguire le orme della strada tracciata da Activison: con la differenza però che i videogiochi di Crash e Spyro sono funzionanti non solo per l’effetto nostalgia, ma perchè godono di un gameplay semplice ma efficace, capace di divertire i giocatori e di intrattenerli davanti allo schermo.
Purtroppo, l’impressione è che Sony abbia rilanciato questa saga solo per monetizzare sull’effetto nostalgia: in realtà i remake non nascono solo per i sostenitori di questa filosofia, ma servono anche per attirare nuovi utenti, spinti dalla voglia di rigiocare i classici non per la loro importanza storica, piuttosto per la loro capacità nel riuscire ancora a trasmettere qualcosa.
Visioni utopistiche, ma non troppo
Dal mio canto, questo MediEvil non ne esce bene, ma attenzione: il suo impatto sull’industria potrebbe essere cruciale.
Nel caso il gioco finale si rivelasse come l’allegata demo, ovvero un prodotto mediocre con lo sterile scopo di affiorare vecchi ricordi nostalgici, ma che riuscirebbe a godere di un buon successo commerciale, potremmo trovarci dinanzi ad un nuovo periodo buio molto simile a quello vissuto poco tempo prima (e che in parte viviamo ancora) quando venivamo soverchiati di remastered.
La prossima gen sarà retrocompatibile con quella precedente, almeno per quanto riguarda Sony: questo potrebbe significare che PlayStation si prepara a un nuovo cambio di rotta. il remake potrebbe nel futuro prossimo passare da rivisitazione di un classico ad un semplice svecchiamento grafico di un qualunque titolo retrò che sia riuscito ad avvicinarsi al milione di copie vendute.
Un futuro di questa portata condurrebbe alla saturazione del mercato, nonché anche dei classici stessi: sia chiaro, attualmente i remake sono ben graditi, ma personalmente ritengo che propinarli senza la dovuta passione e rispetto dei classici a cui si ispirano, porta solo ad un senso di nostalgia malsana e fine a se stessa, non riuscendo a far avvicinare nuovi giocatori al prodotto, ma soprattutto senza rendere giustizia a ciò che da piccoli abbiamo amato senza alcun freno inibitore.