I titoli videoludici appartenenti al genere horror, in particolare i survival horror, hanno trovato una fonte vitale nonché generatore di forte ansia, nell’esecuzione di inseguimenti o braccaggio. Nel dettaglio, si tratta di titoli in cui il giocatore, spesso disarmato o comunque con armi non pienamente all’altezza, si ritrova a dover soddisfare una serie di obiettivi (o semplicemente a fuggire) all’interno di una serie di aree chiuse col problema di essere costantemente ricercato da uno o più creature.
Con questo approfondimento vogliamo proporti un breve viaggio fra alcuni titoli di questo sottogenere di horror e analizzarne la situazione odierna immaginandone un possibile futuro. Pronto a correre? Iniziamo!
Horror – non c’è rifugio sicuro
Fare un elenco dei titoli che sfruttano la meccanica di porre il giocatore nell’essere costantemente o quasi braccato da un mostro indicibile e spaventoso è un’impresa veramente titanica. Questo perché i titoli inseribili in questo sottogenere si stanno moltiplicando vertiginosamente e sì, iniziano ad assomigliarsi pericolosamente tra di loro con conseguenze spesso negative. Uno dei più recenti è The Red Exile – Survival Horror (qui trovi la nostra recensione) che sacrifica completamente la narrativa focalizzandosi unicamente sul gameplay.
Abbiamo deciso di iniziare proprio dal titolo prodotto da Eastasiasoft perché nella sua essenza c’è la struttura base di questo sottogenere: scappare da un mostro immortale. Sì, il titolo in oggetto lo fa utilizzando un sistema procedurale (o randomico che dir si voglia) di stanze e oggetti ma il succo non cambia. Siamo soli, disarmati, bloccati in un’area popolata dal nostro stesso nemico e dobbiamo salvarci la pelle.
Questo è lo stesso concetto che ritroviamo in Trenches (qui la nostra recensione), altro horror indie che però fa un passo in più, ci tiene sempre bloccati in un’unica area con un unico mostro (decisamente più orrendo e spaventoso rispetto a quello di The Red Exile) ma lo fa con una lore di contorno molto più potente e amare, oltre che legata alla realtà storica del genere umano (parliamo di trincee e di guerre). In questo caso corriamo sì da un mostro ma corriamo anche da un orrore che è di tipo psicologico, in un labirinto che confonde ma che non muta (non è procedurale).
Facendo un passo in più, arriviamo alla serie di Amnesia. Qui l’area in cui correre e nascondersi non è più una sola, ma sono tante. Parliamo di una vera e propria mappa con mostri diversi, enigmi, puzzle, una narrativa affascinante e oscura che colpisce, coinvolge e trascina. Non sorprende il successo laddove, invece, sorprende che si parli poco di Soma. Opera dei Frictional Games, gli stessi dietro il già citato Amnesia, Soma è una perfetta opera di fantascienza piena zeppa di momenti al cardiopalma e di inseguimenti difficili da dimenticare.
L’ansia dell’essere braccati
C’è poco da fare, la consapevolezza di essere bloccati, indifesi e braccati crea un senso di ansia e impotenza che fortifica il livello di orrore e rende al genere horror videoludico un bonus non indifferente. La serie stessa di Alien, con Alien Isolation, uno dei migliori capitoli videoludici mai realizzati ispirati alla saga cinematografica diretta dal maestro Ridley Scott, ha giovato non poco con la tecnica dell’inseguimento. Essere inseguiti da un letale Xenomorfo è un’esperienza da non sottovalutare e che regala incredibili soddisfazioni e un bel pacchetto di ansia.
Noi abbiamo citato giusto alcuni dei titoli che sfruttano l’inseguimento per creare un effetto horror più o meno efficace e dirompente ma la domanda ora è: quanto può funzionare ancora? Ci spieghiamo: appurato che un inseguimento ben fatto innesca un buon sistema di ansia, quanto questo può reggere a lungo termine. Banalmente, The Red Exile che pianta tutta la sua (breve) esperienza solo ed esclusivamente sull’essere inseguiti e quindi sullo scappare illesi dall’area di gioco, dopo qualche run stanca praticamente subito.
L’effetto stesso dell’essere inseguiti perde di mordente e di effetto, risultando sempre più sciapo e prevedibile. D’altro canto, un gioco come Soma che dosa discretamente bene esplorazione, inseguimenti e tipologie di mostri, regala un’esperienza che riesce a creare ansia da inizio alla fine. Oggi, con tutta quest’esperienza e tipologie diverse di “gatto col topo” (dove noi siamo sempre il topo) quanto ancora riescono a sorprende e catturare?
Sicuramente è una domanda che si sono fatti anche gli sviluppatori ed ecco che ci ritroviamo, non con molta sorpresa a essere onesti, ad avere titoli multiplayer online dove il ruolo del gatto e del topo vengono suddivisi tra gli stessi giocatori. Al posto dell’IA nemica del gatto cacciatore, ci ritroveremo un giocatore. Potremmo esserlo noi. Friday the 13th: The Game o Dead by Daylight (giusto per citarne un paio) funzionano esattamente così. Ma anche qua, l’effetto della sorpresa e dell’ansia va a scemare di partita in partita e quanto ancora potrà funzionare?
Ripetere non è sempre la soluzione
Che essere inseguiti da un mostro come si deve è un’emozione videoludica efficace è ormai appurato come è appurato il suo abuso. Siamo certi che ci saranno ancora titoli improntati unicamente (o quasi) su questo fattore ma ci chiediamo, in quali nuovi modi potrà spaventarci? L’orrore ha tante facce e non nascondiamo che opere come Soma ma anche la demo intramontabile del maestro Kojima (P.T. acclamata nonché ormai leggendaria demo di un Silent Hill che non vedrà mai la luce) mostrano che non ci vuole molto, certe volte basta un dettaglio al punto giusto, un suono poco lontano, una creatura appena accentuata… al resto ci pensa la nostra immaginazione e quella sì che fa paura certe volte.