Sviluppato da Carlos Coronado Dev e pubblicato in sinergia con JanduSoft, Horror Tales: The Beggar è un horror game in prima persona con tanto di poteri per modificare spazio e tempo oltre a essere il sequel di Horror Tales: The Wine. Noi abbiamo affrontato la nostra teatra e letale nemesi su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a un viaggio in un mondo distopico e spaventoso?
Horror Tales: The Beggar tra poteri e orrori
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: Horror Tales: The Beggar è il sequel ufficiale di Horror Tales: The Wine di cui riprende la lore spostandola molto avanti nel tempo e di cui potrai goderti diversi richiami che ne potenziano la macro narrativa in vista del terzo capitolo già annunciato stesso nel gioco. C’è però da dire che, in modo molto similare alla Dark Anthology di Namco Bandai (da cui sembra prendere ispirazione il progetto Horror Tales), che Horror Tales: The Beggar può essere tranquillamente goduto senza il bisogno di aver giocato il primo capitolo.
Prima però di analizzare la narrativa ci teniamo a ricordare che il titolo è stato sviluppato da un unico autore: Carlos Coronado. Si tratta quindi di un titolo fortemente personale e per questo dall’identità discretamente forte. Senza contare che, a prima vista e pad alla mano, non si direbbe che dietro ci sia solamente una persona, anzi. E questo è già tanto.
La trama di Horror Tales: The Beggar inizia con un droide chiacchierone e a cui vengono affidate le battute più simpatiche dell’intera avventura. Tale robot fungerà da nostra guida e sarà praticamente l’unico (o quasi) personaggio con cui potremo chiacchierare pacificamente. Ma chi siamo noi? Del protagonista vedremo solo le mani rachitiche mentre il drone si rivolgerà a noi con l’appellativo di “beggar” (dal titolo del gioco, appunto).
Ma se il drone sarà una semi-costante pacifica, Morvin sarà la nostra pericolosa e letale persecuzione. Chi è Morvin? Trattasi di una figura umanoide col volto scheletrico in grado di volare in stile Iron Man e i cui poteri soprannaturali sapranno metterci a dura prova nel corso di tutta l’avventura. Morvi ha il ruolo di nemesi, apparirà e scomparirà di continuo e ci metterà alla prova in scontri sempre più lunghi e brutali fino agli inevitabili titoli di coda. A detta del drone, Morvin è una figura frutto della nostra mente che vuole portarci alla morte.
Ma tale Morvin non è l’unica nostra stranezza, oh no. Basta la prima mezz’ora e ci ritroveremo a utilizzare la telecinesi per liberarci la strada. Giusto per dirne una. A quanto pare, qualcuno ha fatto strani esperimenti su di noi e oltre la telecinesi e una discreta resistenza fisica, siamo in grado di illuminare i luoghi bui con il palmo della nostra mano, di correre ad alta velocità e soprattutto di manipolare il clima atmosferico e il tempo stesso, facendo sorgere e tramontare il sole o evocando una pioggia torrenziale in grado di ingrossare laghi e fiumi.
Come avrai intuito, il protagonista di cui vestiremo i panni non è propriamente un essere indifeso, tutt’altro. E qui c’è il primo dei grandi “problemi” di Horror Tales: The Beggar: non è un horror. Non c’è un momento, se non proprio nelle primissime battute, in cui Morvin possa farci realmente paura. Qualche lieve sobbalzo, quello sì, ma paura… decisamente no. E il motivo è semplice: possiamo e dobbiamo combatterlo e lo faremo praticamente ad armi pari.
Piccola nota: ci sono delle fasi in stile Layers of Fear dove lo sviluppatore gioca col mutare corridoi e stanze con tanto di mini jump scare. Ecco, questi son costruiti bene ma sanno di già visto e risultano abbastanza prevedibili. D’altro canto, se Horror Tales: The Beggar fallisce come horror, vince come titolo sci-fi/fantastico. Il mondo distopico in cui ci ritroviamo a girovagare con tanto di deserti roventi e letali, funziona. Così come funzionano i nostri poteri in stile X-men regalando un viaggio breve (bastano due ore) ma vario e soddisfacente.
Tra enigmi e poteri
Horror Tales: The Beggar si potrebbe identificare come walking simulator 3D in prima persona con molti enigmi e momenti action. A differenza dei classici walking simulator, infatti, qui ti ritroverai costantemente impegnato a cercare oggetti, girare leve, plasmare il clima o affrontare nemici. Quindi il ritmo di gioco, salvo alcuni brevi momenti, è sempre discretamente elevato offrendo un risultato finale sorprendentemente appagante e sufficientemente vario.
Come potrai aver intuito, i poteri del protagonista sono l’elemento chiave intorno a cui ruota l’intera vicenda e che potrai utilizzare per fare praticamente tutto. Sollevare oggetti, infatti, ci permette di liberare o creare passaggi (un’asse di legno come ponte, un classico) ma anche di armarci e prepararci ad affrontare i nemici. Lanciare oggetti è la nostra unica arma. Il problema ludico è che richiede un discreto lasso di tempo per caricare il colpo e, soprattutto nelle fasi più avanzate, può portare un po’ di frustrazione legata tra l’altro a una precisione un po’ discutibile.
La telecinesi è comunque un elemento non inedito nel mondo dei videogiochi ma comunque molto apprezzato seppur quello che in Horror Tales: The Beggar stupisce di più è la possibilità di mutare il clima a nostro piacimento. Risolvere enigmi mutando costantemente lo stato del cielo, tra giorno, notte, sole e pioggia, da vita a una sequela di enigmi ambientali ben incastonati tra loro e che donano una gradevole soddisfazione una volta completati. Banalmente: serve il sole cocente per attivare dei pannelli solari così come una pioggia torrenziale può riempire una voragine e permetterci di superarla a nuoto.
Se l’esperienza, seppur molto (troppo) breve, risulta appagante, varia e anche divertente, bisogna evidenziare alcune magagne tecniche di vario genere. Si va da elementi del suolo sospesi in aria (fili d’erba, sassi, oggettume vario, ecc.) ad altri elementi che appaiono in netto ritardo (come intere pareti o alberi). Purtroppo, Horror Tales: The Beggar è anche afflitto da alcuni vistosi rallentamenti che abbiamo notato sia durante i combattimenti contro Morvin sia durante i cambi climatici. Niente di esagerato e, anzi, il titolo è perfettamente giocabile, ma sono comunque elementi che stonano in un mondo costruito abbastanza bene (ricordando sempre che dietro c’è solo una persona).
Grafica e sonoro
La grafica, che si appoggia abbastanza bene all’Unreal Engine 5, di Horror Tales: The Beggar sorprende su diversi fronti. Se è vero che ci sono elementi non definiti e altri riciclati in modo eccessivo, è altrettanto vero che i cambiamenti climatici offrono giochi di luce e ombra semplicemente sorprendenti. Un cambio di colori vivido e anche abbastanza veloce che si rispecchia in aree anche abbastanza vaste (seppur prevalentemente spoglie e con cui non potrai interagire granché).
A questo si unisce un’animazione di Morvin e del protagonista abbastanza soddisfacenti seppur mai esaltanti. Buoni gli effetti dei poteri tra cui, anche qui, spicca quello di luce che regala scorci violacei anche evocativi. Da evidenziare la presenza di murales e graffiti che fungono da meta narrazione e provano a rendere le location leggermente più identitarie.
Il sonoro si difende discretamente bene, adeguandosi ai momenti e cercando di rendere alcuni passaggi quanto più ansiogeni possibili. Da segnalare, invece, la mancata presenza della lingua italiana (neanche i sottotitoli). Il gioco non contiene molto testo ma alcuni documenti sparsi in giro, uniti ai dialoghi del drone, offrono una storia ben ramificata che merita di essere letta.