Hue è un puzzle game particolare, che saprà sicuramente sorprendere tutti gli amanti del genere. Interamente basato sui colori, questo breve indie riesce a intrattenere per le prime ore, per poi cadere nel vortice di una ripetitività un pò troppo marcata. Va detto che, pur non riuscendo a eccellere, il titolo resta comunque un’ottima scelta per una fruizione a piccole dosi. Per questo motivo, la versione Switch è sicuramente la più piacevole da giocare, grazie alla modalità portatile della console Nintendo.
Un mondo senza colori
La storia di Hue è molto lineare e non può vantare uno svolgimento degno di questo nome. Molto semplicemente, il giocatore impersonerà un ragazzino chiamato, appunto Hue. Quest’ultimo si ritrova in un mondo privo di tonalità in conseguenza di un esperimento fallito della madre. Infatti, la donna stava lavorando a un anello dei colori in grado di controllare lo spettro di quelli visibili, per permettere alle persone di percepire più del normale.
Il progetto finisce malissimo, gettando il mondo in una perenne colorazione in bianco e nero, dove solo pochissimi oggetti mantengono ancora una sfumatura diversa. Tutto ciò rende la scienziata impossibile da percepire, dato il cambiamento avvenuto anche nel suo corpo. Chiaramente, spetta a Hue il compito di risolvere la situazione.
Come si vede, la trama risulta un semplice collante tra i veri enigmi, dando un pretesto al giocatore per girovagare nello scenario. Peraltro, la narrazione è affidata totalmente a dei brevi audio in cui la madre del protagonista racconta la sua esperienza e la storia dell’intero esperimento. Nonostante l’intreccio di fatti sia semplicissimo, questi messaggi sono scritti molto bene, dando spazio a che a brevi digressioni filosofiche sulla percezione della realtà.
L’anello dei colori
Il gameplay di Hue è semplicissimo e immediato da apprendere, dato che si basa su un concetto essenziale: i colori. Il gioco inizia in bianco e nero, richiamando subito alla mente il famosissimo Limbo. Ben presto, però, capiamo che il gioco di Fiddlesticks è estremamente diverso.
Di fatto, questa volta parliamo di un puzzle game puro, in cui la componente platform è così poco presente da risultare quasi assente. Ci sono dei casi in cui la prontezza di riflessi nei salti è necessaria, ma quasi sempre occorre semplicemente ragionare con i colori a disposizione. Fin dall’inizio dell’avventura, infatti, ci imbattiamo in un numero progressiavamente più alto di tinture da aggiungere a un anello che ci consente di cambiare la tonalità dello scenario.
In pratica, il gameplay del titolo si articola in una serie di stanze chiuse in cui si interagisce con gli oggetti presenti nello scenario. Alcuni vanno spostati, altri schivati o bloccati. Ciò che rende originale tutto questo, è la presenza dell’anello citato poco fa. Molti degli elementi presenti a schermo hanno una tonalità specifica. Cambiando il colore dello sfondo, possiamo farlo combaciare con quello degli oggetti, per farli scomparire.
Un muro azzurro insormontabile blocca la strada? Basta rendere azzurro anche lo sfondo, facendolo scomparire e consentendoci di passare. Questo principio si applica davvero a tutto nel corso dell’avventura: rocce, laser, muri, casse e altro. Ciò consente degli enigmi originali, che impongono di cambiare tinte molto spesso. Per esempio, potremmo vedere rocce di colori diversi rotolare verso di noi.
Inizialmente la struttura è relativamente banale, ma proseguendo nel gioco ci ritroviamo con un gran numero di tinte diverse e con enigmi progressivamente più complessi. Nonostante la curva di difficoltà sia buona, va detto che la realizzazione dei puzzle è altalenante: alcuni sono davvero ingegnosi e piacevoli da risolvere, mentre altri abbassano di molto l’asticella della qualità generale. In aggiunta, la difficoltà di Hue è veramente bassa, dato che difficilmente le stanze portano via più di un paio di tentativi.
Dopo aver appreso la meccanica su cui si basa il titolo, l’effetto sorpresa e la progressione data dall’accumulo dei colori rende tutto divertente: ogni stanza aggiunge qualcosina e l’ottenimento delle nuove tonalità rende tutto sempre interessante. Purtroppo, però, questo senso di scoperta scema proseguendo nell’avventura. Di fatto, gli sviluppatori non sono riusciti a sfruttare al meglio l’originale idea dei colori, proponendo al giocatore un’esperienza fatta di enigmi ripetitivi e simili tra loro. Anche le fasi avanzate dei livelli aggiungono qualcosa, ma tutto si riduce sempre ai piccoli ecosistemi delle stanze chiuse.
C’è da dire che gli scenari finali alzano nuovamente l’attenzione del giocatore, grazie a enigmi più complessi e completi, che riescono a regalare una sfida (e di conseguenza, una soddisfazione) maggiore. Forse sarebbe stato meglio fornire più velocemente le diverse sfumature dell’anello al giocatore, in modo da rendere tutto più intrigante fin da subito.
In poche parole, Hue può vantare un’idea originale, realizzata bene. Tuttavia, la meccanica dei colori non riesce mai a raggiungere le vette di eccellenza che avrebbero reso l’esperienza davvero degna di nota. Ogni piccolo livello ci vede entrare in una stanza, riflettere qualche minuto sull’abbinamento delle tinte, risolvere l’enigma e ripetere. Sia chiaro: non parliamo di un gameplay pessimo, ma solo di un puzzle game che non sfrutta al massimo le sue potenzialità.
Un altro difetto di Hue risiede nella sua longevità esigua: circa 5 ore. L’intero mondo di gioco propone una struttura ispirata parzialmente dai metroidvania, con delle strade bloccate in un primo momento, che poi vengono successivamente aperte grazie all’ottenimento di nuove tonalità. Tuttavia, qui troviamo solo dei banalissimi collezionabili, i quali non giustificano minimamente il backtraking necessario per il loro ottenimento. Qualche enigma segreto sarebbe stato certamente più apprezzato.
Originale e artistico
Per quanto riguarda il comparto artistico, Hue può vantare un ottimo stile visivo, dato dall’originale design di ambientazioni e personaggi. Gli scenari cambiano colore in modo unico, presentando ambientazioni composte da sagome definite e ben disegnate.
La componente puramente tecnica si difende bene, portandoci un’avventura con caricamenti brevissimi, un frame rate stabile e degli sprite molto carini. Forse le animazioni potrebbero essere più curate, ma sono comunque accettabili.
Il comparto sonoro, invece, spicca su tutto il resto, grazie a un doppiaggio eccelso (ascoltabile durante i messaggi della madre di Hue) e a una colonna sonora sempre piacevole da ascoltare.
https://youtu.be/MOXAyxnZ4Tg
In sintesi
Hue è un puzzle game originale, che può vantare una meccanica davvero unica e divertente. Il problema è che questa non è mai sfruttata a dovere, ma viene mortificata da enigmi ripetitivi e poco impegnativi. Ci sono alcuni picchi di qualità, ma purtroppo non parliamo di una costante. Ciò non toglie che l’idea di modificare i colori per far apparire o scomparire elementi nello scenario è comunque interessante. Consigliato sicuramente agli appassionati del genere, e un po’ meno a tutti gli altri.