Si diceva in questo articolo qui di dieci perle per Playstation, che se non hai giocato dovresti correre ai ripari, visto che magari non saranno famose come i nomi più altisonanti, ma meritano comunque un’occhiata e un po’ del tuo tempo.
Quindi visto che si è fatta quella lista, perché non farne una speculare, con tutti i giochi da evitare come la peste bubbonica? Titoli fatti male, tecnicamente poveri e spesso e volentieri creati solo per cavalcare l’onda di successo che un determinato film o opera sta avendo (sì, i famigerati tie in).
Nello scorso articolo si era partiti con Playstation andiamo pure qui con la scatoletta grigia di Sony e vediamo di farla diventare una serie di articoli, così da coprire tutte le console uscite.
Spawn: The Eternal
Partiamo con il gioco di Spawn, fumetto poco noto qui da noi nel paese stivalico, che narra le storie di Al Simmons un agente della Cia che fa un patto col diavolo, dopo la sua morte, per poter rivedere la moglie. Satana gli darà le sembianze e i poteri di Spawn. Il gioco esce, manco a dirlo, in concomitanza con il film del 1997 proprio per cavalcare l’onda della pubblicità della pellicola cinematografica. Un titolo ridicolo sotto molti aspetti, sia per quanto riguarda la narrazione confusionaria, che per la realizzazione tecnica approssimativa. Per riuscire a fare una combo ragionata, dovremo, oltre a schiacciare i tasti, recitare 3 Ave Maria e 4 Padre Nostro, questo perché la combinazione avverrà totalmente a caso. Pure la grafica sgranata e poco curata, non aiutano il titolo.
The Crow City of Angels
Sì, in questa lista vedremo parecchi tie in a prova della teoria secondo cui i film basati sui videogiochi sono nel 90 % dei casi delle porcherie, ma è vero anche il contrario. Incentrato sulla seconda pellicola del Corvo, uscito nelle sale nel 1996, la quale aveva preso dalla critica specializzata con un bel 12/100 su Rotten Tomatoes (e no non è uno di quei casi dove la critica ammazza, ma poi al pubblico piace, pure nelle sale fu un flop clamoroso). Anche il gioco non ebbe sorte migliore. Controlli praticamente inesistenti, moltissime armi da utilizzare, ma purtroppo tutte inutili, visto che faremo una fatica immensa a colpire i nostri nemici su schermo aumentando, quindi, il nostro senso di frustrazione. Anche la grafica non era nulla di che, ma uno degli aspetti che ti faceva venir voglia di lanciare il pad contro lo schermo (non farlo, non ne vale la pena) saranno le telecamere, estremamente imprecise e ballerine. Che cosa ti hanno fatto figlio mio? (NDR Questa frase è da leggere con la voce di Marlon Brando nel Padrino).
Bubsy 3D
Se l’inventore al gioco a cui ti ispiri, all’anagrafe Shigeru Miyamoto, commenta il tuo operato con un: “Seriusly!?” già puoi capire quanto sia ben fatto Bubsy 3D. Personaggio nato sulle console 16 bit, proprio di Nintendo, poi migrato pure su Megadrive e Jaguar, il Bubsy originale è un platform senza infamia e senza lode che prende fortissima ispirazione dai mostri sacri del genere come Mario e Sonic. In un momento storico del videogioco, dove tutti cercavano di trasporre i mondi bidimensionali nelle nuove grafiche 3D, poteva mancare lui? Proprio no, o magari sì, probabilmente sarebbe stato meglio. A detta di molti Bubsy 3D, è il gioco peggiore di sempre sulla console Sony, afflitto da una grafica che definire spartana sarebbe un eufemismo, delle telecamere che vanno per i fatti loro e degli ostacoli che dovremo superare con una precisione millimetrica. Recuperati un Nintendo 64 e giocati Mario 64 se vuoi un buon platform 3D alla vecchia maniera.
South Park
Immaginati la scena, è appena stato creata una serie a cartoni animati estremamente esilarante, che fa del politically uncorrect la sua bandiera, dove parolacce e morti assurde sono all’ordine del giorno, come si potrà mai cavalcare l’onda del successo facendone un gioco che funzioni? Beh, molto semplice facciamo un FPS dove dobbiamo colpire dei tacchini… Cosa? Sì, hai capito bene questo è uno sparatutto in soggettiva dove non si ha un contesto o una logica: dovremo uccidere orde di tacchini, utilizzando uno dei personaggi di South Park. Grafica scialba, nessuna interazione con lo scenario e una difficoltà al limite dell’esaurimento nervoso.
Star Wars: Master of Teras Kasi
Abbiamo la licenza di Star Wars, abbiamo dei personaggi iconici che sono amati da tutti, abbiamo le spade laser cosa potrà mai andare storto? Diciamo tutto. In un picchiaduro ad incontri l’imperativo è da sempre velocità, qui di veloce c’è solo la nostra reazione al lancio del CD di gioco fuori dalla finestra appena ci accorgeremo quanto è pezzente questo titolo. Arene prese dai film che compongono la saga le quali sono assolutamente piatte, grafica meh, ma soprattutto un sistema di controllo che fa ciò che vuole annullando, di fatto, ogni possibile strategia che cercheremo di attuare. Torna a giocare a Tekken che è meglio.
Barbie Explorer
Diciamo subito una cosa, se un gioco è rivolto ad un pubblico adolescente di ragazzine non deve essere una scusa per farlo pessimo. Prendiamo il sistema di gioco presente in Crash Bandicoot, amalgamiamolo con le movenze delle signorina Lara Croft, facciamo durare tutto la miseria di 4 livelli, condiamo con una grafica che pare uscita da uno dei primi giochi per Playstation (il titolo è del 2001 quindi quando già si sapeva bene di cosa era capace la console di Sony) e avrai servito il gioco di Barbie.
Dragon Ball Z: Ultimate Battle 22
Potevo metterci pure Final Bout, ma la sua lentezza nei movimenti e il fatto che i personaggi sembrino dei pezzi di carta attaccati a uno sfondo 3D, mi hanno fatto virare su questo qui. Tra l’altro lo abbiamo già citato tra i 5 giochi più brutti dedicati a Dragon Ball e magari non sarai d’accordo con il mio pensiero. Questo non cambia il succo. Dragon Ball meritava più rispetto, è un’opera che può dare moltissimi spunti per essere trasposta in ambito videoludico (e anni dopo avremo la conferma visto che sono usciti parecchi titoli di qualità), ma Ultimate Battle 22 di buono ha solo la colonna sonora presa pari pari dall’anime.
Mortal Kombat: Special Forces
Negli anni dove si sperimentava tanto, pure Mortal Kombat provava a ringiovanire la sua formula di picchiaduro ad incontri, trasformando la serie un beat ‘m up a scorrimento. Impersoniamo Jax (no, non il cantante) e dovremo andare nell’Otherrealm ad affrontare Kano. Per uccidere i nemici, oltre al classico corpo a corpo, avremo a disposizione fucili e armi melee. Disastroso, poco divertente e a detta di tutti il peggior gioco basato sulla saga di Mortal Kombat di sempre. Fortunatamente, dopo, basta esperimenti, si tornò al classico 1 VS 1.
Il Quinto Elemento
Se prendiamo uno dei film più tamarri e meno riusciti di Jean Luc Besson, il più famoso regista action francese, il quale ci ha abituato ad opere di ben più spessore e ci facciamo un videogioco cosa ne salterà mai fuori? Un titolo scadente è ovvio. Grafica interamente poligonale, che definirei imbarazzante, assenza totale di filmati in FMV, sostituiti da spezzoni di film, i quali tagliavano la presenza del protagonista Bruce Willis (l’attore non aveva dato l’ok per usare la sua immagine), dei livelli e delle armi tutte uguali hanno dato l’oblio a questo titolo. Sì, ce l’avevo. Sì, l’ho finito. Sì, al tempo mi ci sono divertito. Sì, me ne pento.
Libero Grande
Negli anni in cui il gioco più amato dagli italiani, nella sua trasposizione elettronica, non era solo FIFA e PES, in molti provavano a dare valide alternative. Ci prova pure Namco con una formula che, c’è da ammettere, almeno sulla carta era estremamente innovativa. Invece che prendere in mano tutta la squadra, possiamo controllare un solo giocatore. Peccato che oltre ad una grafica che impastava tutto e quindi rendendolo estremamente confusionario, il problema più grande era la IA dei giocatori controllati dalla CPU. Non si riuscivano a fare un passaggio preciso manco a pagarlo oro.
Detto questo, vale sempre la regola del: “se ti è piaciuto uno dei titoli qui citati e ti ha divertito tanto meglio per te”. Non sentirti offeso, qui abbiamo semplicemente preso in esame titoli fatti male tecnicamente anche per il tempo, i quali erano stati stroncati dalla critica.