Quando Nintendo ha twittato ricordandoci di seguire lo show dei Video Game Awards 2019, è stato così facile farsi prendere dall’entusiasmo. Ebbene, eccoci qui: qual è il bilancio sui Game Awards appena conclusi?
Sebbene durante lo show Geoff Keighley abbia avuto cura di notare che “ci sono fan che stanno facendo le ore piccole in Europa per seguirci, quindi ci assicureremo che ne valga la pena”, i fan Nintendo si sono persi ben poco: si potrebbe benissimo anche dire che, dopo l’annuncio di Bravely Default II, i fedelissimi della Grande N che non erano “lì per i premi” avrebbero anche potuto andare a dormire. Ma andiamo con ordine.
Un inizio promettente…
Ad aprire le danze è stato l’annuncio di quattro mutanti come personaggi DLC di Marvel Ultimate Alliance 3 – The Black Order: parliamo di Gambit, Cable, l’Uomo Ghiaccio e di Jean “la Fenice” Grey, con annessa variante “dark”. Questi contenuti sono previsti per l’antivigilia di Natale, il 23 dicembre.
In seguito, è stato il turno di Super Smash Bros. Ultimate, che si è accaparrato quello che è purtroppo stato il suo unico premio della serata: quello di miglior picchiaduro dell’anno, battendo così Dead Or Alive 6, Jump Force, Mortal Kombat 11 e Samurai Shodown. A ritirare la statuetta, facendo le veci di Masahiro Sakurai, è stato l’attuale presidente di Nintendo of America, Doug Bowser.
Poi, inaspettatamente, l’arrogantissimo Travis Touchdown ha fatto una comparsata in un nuovo trailer per No More Heroes III, in esclusiva per Nintendo Switch. Le gesta dell’otaku divenuto assassino creato da Goichi Suda sono tuttora previste per il 2020, sebbene una data d’uscita precisa non sia ancora stata divulgata.
Nintendo ha ritirato una seconda statuetta quando è stato annunciato il vincitore del premio per il gioco strategico dell’anno, dove Age Of Wonders: Planetfall, Anno 1800, Total War: Three Kingdoms, Tropico 6 e Wargroove sono stati sbaragliati da Fire Emblem: Three Houses. La consegna del premio è stata ancora più sbrigativa di quella per Super Smash Bros. Ultimate, in quanto non è stata mostrata poiché Geoff Keighley ha elencato più categorie in rapida successione.
Un’altra “world premiere” è stata sancita dall’annuncio di Bravely Default II, di cui abbiamo già parlato dettagliatamente. Possiamo riassumere quanto detto in merito descrivendo il pedigree di questo gioco: prodotto da Team Asano, sviluppato da Claytechworks e “musicato” da Revo come il primo Bravely Default per Nintendo 3DS, nonché previsto per il 2020.
… e poi, le ore
Prima di rivedere Nintendo, c’è voluta un’altra ora. L’attesa è stata ripagata, per così dire, dall’eterna “categoria contentino”: quella di miglior gioco per famiglie. Tutti e cinque i candidati erano infatti titoli della Grande N, e persino Geoff Keighley ha evidenziato la cosa con un sardonico “mi piacciono le possibilità di Nintendo in questa categoria” prima di annunciare il vincitore. Per quanto Ring Fit Adventure, Yoshi’s Crafted World, Super Mario Maker 2 e Super Smash Bros. Ultimate siano tutti titoli di indubbia qualità, a trionfare è stato invece Luigi’s Mansion 3.
L’unica cosa almeno lontanamente inerente alla sfera della Grande N è stata, a quasi un’ora di distanza, la salita sul palco di Reginald Fils-Aimé, detto Reggie. L’ex presidente di Nintendo of America è stato precedentemente annunciato come uno dei presentatori, ma solo a pochi minuti dal suo arrivo abbiamo scoperto quale ruolo avrebbe giocato nella serata: quello di annunciare il vincitore del premio al miglior indie dell’anno, accaparratosi da Disco Elysium.
Dopo una comparsata musicale durante il medley dei candidati a gioco dell’anno, per Super Smash Bros. Ultimate le luci del palco si sono infine spente. Il picchiaduro enciclopedico di Sakurai ha dovuto chinare il capo di fronte al gioco dell’anno, che a sorpresa di tutti i presenti non è stato il cocco della critica Death Stranding: a vincere è stato invece Sekiro: Shadows Die Twice.
Considerazioni a freddo dopo una notte in bianco
Anche esprimendo la nostra costernazione, in difesa sia dei Game Awards che di Nintendo stessa va detto che nessuno ha mai realmente garantito (a chiare lettere) la presenza di alcunché per quanto concerne la Grande N. Ciononostante, però, potrebbe esserci un lato positivo dietro questo silenzio sul fronte di Kyoto, e guardando il calendario degli ultimi mesi è facile capire quale.
Sebbene Nintendo abbia detto che un Nintendo Direct, fondamentalmente, “arriva quando arriva”, è anche vero che l’ultimo Direct è stato il 4 settembre. Siamo al 13 di dicembre: è possibile che la Grande N abbia sacrificato volutamente un pedone, mostrando poco e niente, in favore del vero “luogo dove trovare tutte le novità Nintendo”.
Nessuno può saperlo per certo, ma è possibile che questo mese, a gennaio o al massimo a febbraio avremo a che vedere con una presentazione interamente dedicata al colosso di Kyoto. Forse potremmo aver detto “ci vediamo dall’altra parte” prima del tempo, o forse, più semplicemente, a questa benedetta altra parte non ci siamo ancora arrivati.