Il bello di una redazione è il potersi sempre confrontare con videogiocatori che hanno un background e delle opinioni molto diverse dalle proprie, un contesto unico nel quale si possono fare nuove scoperte videoludiche o semplicemente rivalutare e guardare da un altro punto di vista titoli già approcciati in passato di cui magari si ha un’opinione più o meno positiva. E in iCrewPlay questo è all’ordine del giorno, con dibattiti costruttivi che nascono ogni giorno e che portano anche talvolta alla nascita di rubriche o articoli d’opinione.
Il bello di iCrewPlay è che il lavoro di squadra porta man mano a vedere colleghi e lettori come una grande famiglia con una passione in comune, e se ci segui da un po’ speriamo di averti trasmesso questa sensazione! Proprio per questo abbiamo pensato, per questo articolo di fine anno, di fare un passo in avanti mettendo completamente da parte l’oggettività e parlando di titoli che ci hanno colpiti nel profondo e che hanno segnato una parte importante del nostro 2021 videoludico.
Gli ultimi due anni sono stati segnati sicuramente dal lancio di titoli di spessore, basti pensare su tutti a The Last of Us Part II, ma anche (e sopratutto) dai rinvii che hanno colpito l’intera filiale produttiva dei videogiochi. Proprio per questo, il 2021 in particolare è stato un anno ottimo non solo per giocare quelle che probabilmente diventeranno le nuove pietre miliari dei videogiochi, ma anche per recuperare (in mancanza d’altro) alcuni titoli presenti magari da mesi o anni nel nostro backlog personale.
In questo articolo quindi vogliamo rivelarti i titoli che hanno rubato il cuore di alcuni redattori nel 2021, non necessariamente opere approdate sugli scaffali durante l’anno che ormai sta volgendo al termine, ma anche titoli un po’ più datati che però hanno costituito una parte importante del nostro hobby preferito negli ultimi dodici mesi. Essendo opinioni molto soggettive, non si tratterà in alcun modo di una classifica, pertanto i titoli presenti seguiranno un ordine puramente alfabetico, naturalmente ti invitiamo a dirci la tua nei commenti (e stavolta ci teniamo particolarmente!) e ti auguriamo un 2022 pieno di emozioni videoludiche!
Destiny 2
Se dovessi descrivere la mia esperienza videoludica di questo 2021 penso userei un solo titolo: Destiny 2.
Destiny 2 mi ha sempre accompagnata nei pomeriggi, negli attimi di pausa dalla frenetica vita quotidiana, e mi ha regalato proprio nel 2021 un clan che posso definire a tutti gli effetti un gruppo fedele di amici. Destiny 2 è vario, ricco, avvincente e travolgente, e grazie al lavoro di Bungie è un universo in continua espansione di cui mi sento vivamente parte e che riesce con i suoi contenuti a tenermi incollata alla console. Il titolo è ricco di cooperazione, coordinazione, di una storia capace di farti ridere e piangere, ed è un gioco tramite cui costruire ricordi assieme ai propri amici, su cui ridere e scherzare.
Destiny 2 è stato il mio 2021 assieme alla sua Stagione del Tecnosimbionte, a quella dei Perduti, al pack per i 30 anni di Bungie che ho avuto l’onore di recensire grazie ad iCrewPlay, assieme a tutti i suoi eventi e a tutte le sue ricompense che mi hanno spinta a dare sempre il massimo e a impegnarmi per ottenere ciò che desideravo: insomma, Destiny 2 è quel gioco del cuore che non si dimentica facilmente nonostante il passare del tempo!
Chiara Cerri
Fe
Il 2021 è stato indubbiamente un anno buffo. Con tutti i picchiaduro interessanti usciti nel corso di quest’anno, sono io il primo a essere sorpreso che il mio gioco preferito del 2021 non solo non sia uscito nel corso dell’anno stesso, ma non sia neanche un picchiaduro! Ad aver conquistato la mia personale vetta è stato infatti un poetico platform 3D chiamato Fe.
Realizzato da Zoink Games e distribuito da Electronic Arts, Fe è un metroidvania 3D in cui prenderemo il controllo dell’omonima creatura simile a una volpe mentre cerchiamo di respingere l’invasione della nostra foresta da un nemico tanto alieno quanto spietato. Non ricordo neanche quando ho acquistato Fe, probabilmente lo avevo fatto attratto dai paragoni con Journey e Shadows of the Colossus e, con il senno di poi, non me ne sono minimamente pentito! Dagli una chance!
Giulio Tenti
Final Fantasy XIV: Shadowbringers
Sono moltissimi i videogiochi che ho giocato e recuperato in questo 2021. Da God of War, che ho amato per la sua narrazione e per la regia, a Red Dead Redemption 2, che ancora mi fa riflettere sulle scelte di Arthur Morgan. Ho giocato anche titoli più incentrati sul gameplay come Spelunky 2, ancora installato sulla mia Switch. Eppure, tra tutti i giochi che meriterebbero di essere menzionati, la spunta Final Fantasy XIV: Shadowbringers, giocato proprio a inizio anno e per buona parte dei mesi successivi. Ancora più incredibilmente, considerando il genere, merita questa menzione per la sua storia e narrazione.
Shadowbringers, semplicemente, espande e migliora tutto quello che aveva caratterizzato Final Fantasy XIV, grazie a dei contenuti davvero emozionanti, ma soprattutto vanta la storia, a mio parere, più bella tra tutte le espansioni dell’MMORPG targato Square Enix. Fin dai primi momenti, il giocatore viene catapultato in un mondo completamente sconosciuto e assiste ad avvenimenti che lasciano subito il segno, delineando in poche ore l’atmosfera che caratterizzerà tutta l’espansione (come dimenticare la trasformazione in Sin Eater?).
Questo crescendo di emozioni raggiunge poi il culmine nelle battute finali, quando la distinzione tra giusto e sbagliato è ormai svanita, molte convinzioni sono crollate, e il Guerriero della Luce è costretto ad affrontare un antagonista per cui è impossible non provare empatia. Lo scontro contro questa nemesi è poi ricco di simbolismi ed è affiancato da un testo musicale che sottolinea ancora di più l’atmosfera del momento.
Si potrebbe dire molto altro su Final Fantasy XIV: Shadowbringers, ma quando si parla di un titolo così vasto è sempre meglio sperimentarlo in prima persona: Shadowbringers, quindi, merita il mio personalissimo primato di questo 2021, perché ha dimostrato ancora una volta che anche generi come gli MMORPG possono vantare una trama degna di nota!
Gabriele Rocca
Final Fantasy XV
Il 2021 è stato per me un anno di prove. Prove perché ho provato a scoprire quei titoli che amici e internet avevano pesantemente bocciato. Ma viste le mie origini meridionali (e si conosce la proverbiale cocciutaggine dell’uomo del sud), ho deciso di andare a provare titoli che mi avevano altamente sconsigliato. Su tutti: The Legend of Zelda: Skyward Sword (e il suo sistema di controllo poco digeribile), Cyberpunk 2077 (con i suoi mille mila milioni di bug) e Final Fantasy XV. Ed è proprio su quest’ultimo che do la palma di mio personalissimo gioco dell’anno 2021 visto che è stata una bella, anzi bellissima, scoperta.
È vero, non avrà una storia raffinata e strappalacrime come il X e i buchi di trama sono tanti, il combat system è molto più tamarro e la difficoltà non è per nulla elevata, tuttavia è innegabile che Final Fantasy XV diverte e pure molto. In più, tecnicamente è davvero eccezionale e fa mangiare la polvere a parecchi titoli del 2021. A conti fatti non è il Final Fantasy più bello, ma sicuramente è un buon titolo… se invece che portarsi dietro questo pesante nome si fosse chiamato Noctis Tales, sarebbe piaciuto a molti più utenti!
Marco Consiglio
Lost in Random
Il mio 2021 videoludico è stato un anno ricco di emozioni, l’anno in cui la next-gen ha saputo stupirmi con Returnal e la old-gen deludermi con Biomutant, l’anno in cui dopo anni sono tornato a Sinnoh nei remake della quarta generazione Pokémon e in cui Metroid Dread mi ha portato ad amare la bella Samus più di prima, insomma, tanti blockbuster e titoli attesissimi hanno allietato le mie giornate, eppure un titolo in particolare, in maniera del tutto inaspettata, mi letteralmente stregato e per la prima volta ho l’occasione di parlarne: Lost in Random.
La mia esperienza con Lost in Random è stata davvero strana, all’inizio il titolo mi aveva catturato solamente per estetica e narrativa, molto burtoniane ed entrambe intente a costruire una favola dai toni dark e disturbanti a tratti, mentre il gameplay mi ha lasciato interdetto e mi è sembrato confusionario in un primo momento. Man mano però questo senso di spaesamento è venuto meno, il titolo si rivela al giocatore in maniera molto furba e il mio errore è stato prenderlo come un action, ignorando quanto in realtà fosse non solo più vicino a un GDR a turni, ma che rappresentasse a tratti la naturale evoluzione del sistema ATB di Final Fantasy VII.
Con la sua pletora di personaggi folli e imprevedibili, Lost in Random mi ha letteralmente conquistato, e l’evoluzione della protagonista è una delle più naturali che io abbia mai visto, l’idea di unire un gioco di carte a un gameplay in tempo reale inoltre, per quanto non del tutto originale, è stata in grado di donare all’intera esperienza un valore strategico che non ha mai reso snervante una sconfitta e piuttosto mi ha spinto a pianificare meglio il tutto con una voglia di arrivare al finale e districare l’intreccio narrativo che non provavo ormai da un bel po’ di tempo. Una piccola perla che torna alle origini del videogioco e fa esattamente ciò che il medium dovrebbe fare: emoziona, impegna e diverte.
Francesco Regano
Night in the Woods
Il perfetto incontro tra narrazione e interattività di What Remains of Edith Finch, l’assurdo stato di calma zen in cui ci si cala raccattando cianfrusaglie in Katamary Damacy REROLL, l’angoscia che si prova prima di girare dietro qualsiasi angolo di Villa Spencer o della centrale di polizia di Raccoon City (rispettivamente in Resident Evil HD Remaster e Resident Evil 2 Remake), la scala e la portata che ancora oggi Final Fantasy VII è ancora in grado di esercitare, segnando, peraltro, la mia riappacificazione con gli RPG. Il miglior gioco investigativo mai creato, Return of the Obra Dinn, e il ritorno in pompa magna di Samus. Sono questi e tanti, troppi, altri i momenti videoludici del mio 2021 che sento avermi segnato in maniera profonda e indelebile.
Ciononostante, il titolo più significativo di quest’anno, per me, non può che essere quello che in maniera del tutto inaspettata e imprevedibile ha saputo concentrare in circa 23 ore le angosce e i tormenti vissuti in un anno intero, costruendo quella che ritengo essere un’empatia perfetta tra gioco e giocatore. Di Night in the Woods ho già parlato in passato, ma colgo l’occasione per ribadire quale credo sia il suo merito più grande. Tramite la scrittura eccelsa dei suoi personaggi (prima ancora che degli eventi), il gioco riesce ad affrontare con maestria e maturità la crisi dei vent’anni, evitando di proporre soluzioni-palliativi, fornendo invece un prezioso strumento per tutti coloro che si ritrovano, di punto in bianco, a fare i conti con i cambiamenti e le incerte possibilità del proprio futuro.
Davide de Rosa
Tom Clancy’s The Division
The Division è uno di quei titoli su cui mi piace sempre tornare, uno di quelli che non passa mai di moda e che a distanza di anni riesce ancora a farmi divertire parecchio. Nonostante il titolo creato da Ubisoft abbia compiuto ormai 5 anni e abbia anche avuto un seguito, trovo ancora adesso il primo capitolo nettamente superiore sotto ogni punto di vista.
The Division, rispetto al suo sequel, mi ha fatto divertire molto di più e l’ho trovato decisamente migliore sotto diversi aspetti, sia per quanto riguarda il gameplay, sia per ambientazione e trama: se fossi alla ricerca di un ottimo sparatutto in terza persona con caratteristiche RPG, questo è il titolo che fa per te! Per fortuna Ubisoft sta ancora fornendo una buon supporto al titolo, grazie agli eventi globali che vengono periodicamente attivati, dove è possibile farmare i vari pezzi di equipaggiamento.
Personalmente, ritengo che The Division abbia una delle migliori strutture PVE che io abbia giocato negli ultimi anni, con tantissime attività da affrontare sia da solo che in compagnia degli amici. È possibile giocare in squadra fino a un massimo di quattro membri affrontando la Campagna principale, le Missioni a difficoltà leggendaria, le Incursioni e altre attività come i Sotterranei, le Mappe di resistenza dove sfidare ondate infinite di nemici, e, naturalmente, la Zona Nera, dove sono presenti alcuni eventi a tempo decisamente molto ben riusciti.
L’unico neo che puoi trovare all’interno del titolo sono i vari cheater che oramai invadono i server, ma se sei un amante del PVE e ti piace giocare in compagnia, allora non avrai nulla di cui temere, perché The Division ti terrà incollato allo schermo per davvero molto tempo. Decisamente un titolo da recuperare, specie ora che puoi trovarlo ad un prezzo stracciato con tanto di DLC inclusi nel prezzo!
Luca Foltran