“I videogiochi rendono violenti!” o ancora: “i videogiochi non sono arte, sono spazzatura, loro e chi ci gioca!” e tante altre espressioni molto carine e che scaldano il cuore. Se sei un videogiocatore, almeno una (o dieci, o cento) volta nella vita ti sarà capitato di sentire una frase del genere. Personalmente parlando, gioco costantemente ai videogiochi e, sinceramente parlando ancora non ho sviluppato istinti violenti (ti tengo aggiornato però).
Oltre a questo, non solo ritengo che i videogiochi possano anche essere arte (non tutti, ovviamente) ma sono convinto del fatto che possano anche essere un medium in grado di avere degli effetti terapeutici verso i videogiocatori e che sia in grado di veicolare insegnamenti molto importanti. Proprio per questo motivo, ho deciso di parlarti di un paio di giochi (più uno bonus) che ho giocato recentemente e che penso affrontino dei temi in maniera talmente convincente da aver cambiato in meglio la mia persona.
I videogiochi che mi hanno reso migliore: Life is Strange True Colors
Iniziamo con un titolo giocato recentemente e che mi ha rapito del tutto, ovvero Life is Strange True Colors, una piccola perla di Square Enix e Deck Nine Games uscita nel 2021.
Spin-off del fortunato titolo narrante le vicende di Max e Chloe e pubblicato nel lontano 2015, in True Colors si vestiranno i panni di Alex Chen, una ragazza la quale infanzia è stata segnata dal dolore costante. Dopo aver vissuto per anni di casa famiglia in casa famiglia, finalmente si ricongiunge con suo fratello Gabe nel piccolo e ridente paesino di Haven Springs, dove pensa di poter finalmente vivere una vita normale e tranquilla.
Ma la serenità di Alex non durerà nemmeno un giorno, in quanto suo fratello Gabe rimarrà coinvolto in quello che inizialmente risulterà essere un incidente, nel quale purtroppo perderà la vita. Qualcosa riguardo l’incidente però non quadra, e sarà compito di Alex scoprire la verità dietro a ciò che realmente è successo a suo fratello.
Oltre all’aiuto degli abitanti del paesino, Alex potrà contare su dei poteri (come un buon Life is Strange vuole) che le permettono di percepire come proprie le emozioni delle persone e vedere il mondo dalla loro prospettiva, modificato dalle emozioni che stanno provando.
In questo setting, il videogiocatore verrà catapultato in un’avventura grafica dal forte impatto emotivo: le emozioni fanno da colonna portante a tutta l’avventura e il titolo non mancherà mai di affrontare tematiche importanti quali la morte, il lutto o il perdonare se stessi, andando addirittura ad affrontare quei sentimenti umani che la maggior parte delle volte le persone tendono a nascondere agli occhi degli altri per paura di essere giudicati come “mostri”.
Ed è grazie al potere di Alex che la software house ha potuto affrontare queste tematiche con il giusto rispetto, senza mai avere la presunzione di suggerire “cosa è giusto e cosa no” al giocatore ed imporre quindi la propria morale sugli altri. In nessun momento della storia infatti viene deliberatamente puntato il dito senza alternative alcune, anzi! Sarà proprio l’empatia la chiave con il quale affrontare l’intera esperienza proposta dagli sviluppatori, ma starà a te scegliere se perseguirla o meno e nessuno ti giudicherà se non te la sentirai di perdonare o giustificare le azioni degli altri.
Nonostante non si verrà mai giudicati se si deciderà di essere meno clementi o empatici, il senso del gioco risiede proprio nel concetto di empatia, nello sforzarsi di capire gli altri e di rispettare le loro emozioni anche quando potrebbero essere “moralmente sbagliate”, proprio perché siamo esseri umani e non possiamo essere padroni di ciò che primitivamente proviamo.
Life is Strange True Colors è quindi un titolo in grado di donare un grande insegnamento al giocatore senza però avere la presunzione di volerlo imporre, ed è da dargliene atto. Non lo hai mai giocato? Acquistalo ora!
Persona 5 Royal
Ok non voglio negarlo: in questo caso stiamo parlando del mio gioco preferito. Persona 5 Royal è un titolo fantastico, con uno stile unico e invidiabile, un gameplay profondo e stratificato ed una trama che non ha paura di giudicare ed incolpare tutto e tutti.
Ti spiego la trama il più brevemente possibile (per quanto si possa fare, visto e considerato che parliamo di un gioco in cui si vedono i titoli di coda all’incirca dopo 150 ore): il protagonista del titolo (il cui nome varierà a seconda di come deciderai di chiamarlo) per aver deciso di fare la cosa giusta e difendere una donna da degli abusi, si ritroverà allontanato dalla propria famiglia e vivrà circa un anno da un amico di famiglia al centro di Tokyo.
Finirà dunque in una scuola in cui inizialmente verrà emarginato da tutti, in quanto dai suoi compagni verrà considerato un criminale, anche se nessuno si prenderà mai la briga di chiedergli la sua versione degli eventi.
Nessuno, tranne alcuni personaggi con il quale entrerà in confidenza e con cui scoprirà di poter entrare all’interno dei Palazzi, dei luoghi creati a somiglianza dei desideri e pensieri più contorti e orridi dei rispettivi proprietari di questi posti, persone che nella vita sono invischiate in qualsiasi genere di cattiveria e atrocità.
Il protagonista, insieme ai propri amici, scoprirà che all’interno di questi Palazzi sono in grado di cambiare il cuore e l’animo delle persone. Proprio per questo fonderanno i Phantom Thieves, una banda che grazie a questo potere, cercherà di sradicare tutto ciò che di marcio vi è in Giappone, in modo da rifondare da zero una società migliore.
Non voglio fare spoiler, ma all’interno del titolo ti ritroverai a fronteggiare quindi le più grandi piaghe della società moderna, come la mafia, poliziotti corrotti, politici ipocriti e soprattutto, l’indifferenza delle persone.
Il gioco infatti per tutto il tempo ti mette in condizione di puntare il dito sul “cattivone di turno” ed in generale sugli altri, ma questo avviene fino ad un certo punto. Quando ho detto che il gioco se la prende con tutti infatti, ero serio: arriverà un punto in cui Persona 5 punterà il dito pure su di te e in generale alla popolazione comune che fin troppo spesso davanti ad alcune situazioni scomode preferisce voltarsi dall’altra parte e far finta di non aver visto nulla.
Chi perché ha paura di affrontare la realtà, chi non vuole fare nulla che in qualche modo possa minare la propria vita tranquilla o la propria reputazione, alla fine la colpa non è solamente del carnefice, ma anche di chi non si fa scrupoli a fregarsene dello schifo che gli ruota attorno, finché alla fine rimane verde e rigoglioso il proprio orticello.
Si tende sempre a pensare che “se ne occuperà qualcun altro” anche quando dovremmo essere i primi ad occuparsene e pensare che, se tutti si comportassero così, il mondo sarebbe un posto migliore. Non si può sempre aspettare che arrivi qualcuno che risollevi una determinata situazione, se si può fare qualcosa per cambiare le cose, è necessario rimboccarsi le maniche e affrontare la vita, anche se è dura, anche se la giustizia non prevarrà sempre.
L’immobilità delle persone davanti ad ogni tipo di problema che non la riguarda personalmente, pronte ad incolpare qualcun altro e mai se stesse, alla fine dei conti risulta essere proprio la piaga più grande di questo mondo e forse, Persona 5, ha ragione. Vuoi sentirti giudicato anche tu? Allora prendi subito Persona 5 Royal!
Gioco bonus: Stray
Mi rendo conto anche da solo che in questo istante starai pensando: “Stray? Perché Stray?” e la domanda risulta in verità più che lecita.
Stray in effetti non cerca in alcun modo di instillare un qualche tipo di morale a nessuno e non cerca di dirti: “tu puoi essere meglio di così” e sinceramente va benissimo così, i videogiochi non devono necessariamente essere dotati di questa caratteristica per risultare validi. Però di fatto l’ho inserito in una lista che cerca queste caratteristiche nei titoli. Mi sono sbagliato? Sto impazzendo? No, nulla di tutto questo!
Come puoi notare, il titolo è stato inserito come gioco “bonus”, questo perché in questo caso a cercare di “rendere migliori i videogiocatori” non ci ha pensato direttamente il gioco, ma la software house.
Annapurna Interactive infatti avviò una serie di iniziative durante la release del titolo che facessero luce sulle condizioni degli animali randagi nel mondo e che incentivassero la donazione a tutte quelle associazioni che cercano in tutti i modi di migliorare queste condizioni.
Il risultato? La presa di coscienza su una brutta, ma purtroppo reale situazione da parte di moltissimi videogiocatori e la raccolta di oltre ottomila dollari destinati alle associazioni che si occupano della salvaguardia degli animali randagi.
Io stesso sono stato molto colpito da questa iniziativa e, a modo mio, ho cercato di fare la mia parte: era da tempo che volevo prendere un gattino, ma non riuscivo mai a convincermi del tutto. Questa iniziativa da parte di Annapurna mi ha dato quella spinta in più che mi serviva e, anziché comprarne uno, mi sono rivolto a vari gruppi social ed ho preso un gatto randagio di un paio di mesi che abitava per strada senza mamma.
Se gli altri titoli mi hanno aiutato ad essere migliore, magari nel cercare di capire di più i sentimenti degli altri, o nel non tirarmi mai indietro nell’aiutare qualcuno o nel risollevare una situazione, io non posso dirlo, non sono così presuntuoso, anche se spero di sì, ovviamente, ma è oggettivo il fatto che Stray mi abbia sensibilizzato su un argomento molto delicato e mi abbia spinto ad intervenire attivamente, così come tanti altri videogiocatori, motivo per il quale ritengo che sia doveroso infilarlo di diritto in questa classifica. E c’è ancora chi dice che i videogiochi rendono violenti!
E tu? Ancora non hai giocato al gioco del gatto? Corri subito a rimediare!