Sviluppato e pubblicato da Witz Games in sinergia con East Asiasoft Limited, Ikkarus and the Prince of Sin è una visual novel atipica che prova a rendere l’esperienza ludica leggermente più interattiva rispetto allo standard del genere. Noi abbiamo provato a saldare il nostro debito su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a lavorare e a trovare l’amore in un mondo fantasy con orchi, blob e demoni?
Ikkarus and the Prince of Sin – un debito e tanto amore
Ikkarus and the Prince of Sin è prima di tutto una visual novel e, in quanto tale, di regola, dovrebbe focalizzarsi soprattutto sulla trama. Per chi non lo sapesse (e nel caso qui puoi leggere un nostro approfondimento sul genere), una visual novel è un gioco dove devi principalmente leggere e fare delle scelte testuali per instradare la narrazione verso uno dei finali disponibili.
Ikkarus and the Prince of Sin ha circa 6 finali: tre positivi e tre negativi. Ogni coppia, quindi uno positivo e uno negativo, è legata a un singolo personaggio secondario. Questi personaggi, che, se la matematica non è un’opinione, sono tre, sono gli unici con cui interagiremo e sono, ovviamente, i nostri possibili pretendenti romantici. Ikkarus and the Prince of Sin è infatti una visual novel yaoi, dove potrai intraprendere una relazione amorosa con uno dei tre uomini a disposizione.
I tre in questione sono abbastanza diversi tra loro. Ma davvero tanto: abbiamo un umano, un muscoloso orco e un palestrato demone dalla pelle rossa e munito di corna. Ogni personaggio è dotato di un suo carattere anche se, tutti e tre, puntano a far ridere. O meglio, hanno un umorismo semi demenziale che mira a far scattare quasi subito la scintilla con l’altrettanto poco carismatico protagonista.
Eppure Ikkarus, il protagonista, è un eroe. Ha sconfitto un drago e ha ottenuto in eredità una taverna. Peccato che la suddetta taverna è desolata, devastata e piena zeppa di debiti. debiti che ora spetta a Ikkarus saldare. E non ha molto tempo. Come saldare i debiti? Attivando la taverna. E come far funzionare una taverna? Producendo birra! E come si produce birra? Cercando i relativi materiali… e come li trovi i materiali? Sconfiggendo i mostri!
Ikkarus and the Prince of Sin è tutto qui, un ciclo continuo di attività che mira a farci accumulare soldi per saldare il debito. Abbiamo un calendario di giorni che ci trascinerà inesorabilmente verso la fine. E in questo stesso calendario ci sono alcuni indicatori che ci fanno da spoiler avvisandoci già quando succederà qualcosa e con chi. Banalmente, sbirciando il calendario, saprai già in che giorno incontrerai l’orco, quando il demone e così via.
E nei giorni senza indicatori? Non succede nulla. Sono giorni vuoti dove la visual novel si dimentica di raccontare e si abbandona al suo minigioco in stile carta, sasso e forbici. Questo è sia il punto a favore che a sfavore di Ikkarus and the Prince of Sin. Una visual novel che spezza bruscamente e più volte la narrazione per provare a essere più ludica e a sfidare l’utente a una sorta di banale gestionale con una sola risorsa e un solo scopo: saldare il debito prima della fine.
L’animo da visual novel, invece, riemerge quando sul calendario sono segnati quegli sporadici eventi. Lì ci sono interazioni con rari artwork anche abbastanza simpatici e che provano, timidamente, a far evolvere una trama decisamente debole, leggera e anche abbastanza scontata. A regnare sono i toni soft, di un romanticismo quasi delicato, impacciato e umoristico. Eppure manca un colpo di scena, qualcosa che trascina l’utente fino alla fine. Le romance stesse peccano di ritmo, appesantite dalla struttura ludica stessa.
Sasso, carta o forbici?
Come detto, Ikkarus and the Prince of Sin è una visual novel ibrida. Ha coraggio, è innegabile. Non è facile rivoluzionare un titolo dove prevalentemente si legge e basta. Eppure qui, la lettura avviene solo in alcuni giorni diventando, ironicamente, quasi secondaria e superflua. Infatti, molte delle cose che leggerai, appesantite da pensieri ripetitivi o da interventi inutili del narratore, non riescono a coinvolgere più del necessario.
Le stesse scelte, pochissime, non vanno a stravolgere l’evoluzione della trama se non in modo decisamente e volutamente prevedibile (senza quindi l’eventuale cruccio di possibili conseguenze impreviste). Banalmente, il titolo chiede proprio con chi vuoi continuare a frequentarti. Inoltre, Ikkarus and the Prince of Sin sembra dare più importanza al debito che è, ricordiamo, lo scopo ultimo del titolo.
Come anticipato, per ottenere i soldi, dovrai combattere. Ogni giorno, infatti, dovrai partire all’avventura. Ludicamente questo si traduce nello scegliere uno tra quattro nemici (inizialmente solo uno, gli altri li sbloccherai successivamente) e sfidarlo a sasso, carta o forbici. Narrativamente, sarebbe un combattimento dove devi alternare colpi di spada a lanci di magie e pronte ritirate dietro agli scudi.
Ludicamente, la spada è la forbice, lo scudo è il sasso e la magia è la carta. Ogni turno dovrai decidere quale mossa usare basandoti sulle percentuali di utilizzo delle mosse del nemico (sempre visibili a schermo). Il problema è che le percentuali sono, appunto, percentuali e non potrai basarti completamente su di esse. La fortuna, infatti, detta tutto e ti capiterà di perdere miseramente con l’unica colpa di essere sfigato. Ma tranquillo, otterrai comunque dei materiali.
Ogni lotta, infatti, ti permette di portare a casa un determinato numero di materiali che potrai poi convertire in birra seguendo dei semplici click a schermo. Infine, potrai vendere la birra per ottenere dei soldi. In realtà, potresti anche convertire i soldi in scudi, utili per affrontare al meglio i combattimenti ma noi suggeriamo di affidarsi al destino senza troppi pensieri.
Inutile dire che, così com’è, la struttura di Ikkarus and the Prince of Sin è terribilmente ciclica e povera. Seppur coraggioso, infatti, ludicamente il titolo è più povero del previsto. La storia, o meglio, il lato visual novel ne esce terribilmente impoverito e striminzito, amputato dalla presenza di un sistema di combattimento terribilmente monotono, povero e casuale. Il tutto in un’esperienza che è anche gradevole grazie alla sua breve durata, ma che poteva offrire decisamente di più.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Ikkarus and the Prince of Sin si piazza nella media con artwork carini seppur molto pochi. Sono quattro personaggi in tutto con ben poche espressioni e sprite miseri. Anche i fondali sono pochi e poco ispirati. I combattimenti, che vedono gli artwork standard diventare pocket e deformed, non sono brutti ma la loro staticità alla lunga stanca. Inoltre solo quattro nemici per trenta giorni ludici è davvero troppo poco.
Il sonoro delude. Non solo ci sono lunghe fase di silenzio ma la mancanza del doppiaggio priva i personaggi di anima e rende la lettura spesso angosciosamente muta. Infine, il titolo non presenta i sottotitoli in italiano e, anche se la mole di testo è inferiore rispetto alla media delle visual novel, può comunque essere un ostacolo per chi non conosce bene l’inglese.
Da segnalare anche che il titolo si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se suggeriamo quella portatile per comodità e praticità (il titolo presenta molti slot di salvataggio come da prassi per le visual novel). Peccato per l’assenza dei comandi touch.