Incipit
Tutto ha inizio con il testo di Fabio Bussacchini “Il dono”: il libro si presenta come un manuale volto a risvegliare il potere interiore attraverso semplici e concreti passi ed io vorrei testare la validità di quanto proposto.
Il libro appartiene, di diritto, alla categoria “self help / coaching”. L’ Autore, infatti, si propone di favorire una presa di coscienza ed un conseguente cambiamento.
Ciò che, in particolare, desta attenzione è la promessa di un cambiamento rapido e duraturo.
E’ proprio così?
Questa è la prima domanda che mi sono posta -e che mi pongo- rispetto ad ogni testo di crescita personale. Il quesito di fondo è: questo testo desidera operare un cambiamento duraturo oppure sfruttare “l’effetto novità”?
L’effetto novità è definito, in Psicologia, come quel cambiamento che avviene in risposta a modificazioni repentine della realtà esterna.
Ad esempio: se inizio ad indossare un contapassi, starò più attento/a a quanti passi ho fatto nel corso della giornata. Per sempre? No. L’effetto dura fino a quando mi sarò abituato/a al contapassi e, a quel punto, tornerò al punto di partenza.
A meno che…
Non entrino in gioco due fattori: la motivazione e la costanza. Entrambe permettono il passaggio da un cambiamento superficiale ad uno profondo e sono il frutto di un’elaborazione cognitiva.
Questa richiede tempo, energie e mette in moto diverse aree del nostro cervello: la corteccia prefrontale, frontale ed il sistema limbico. Nel corso del tempo, viene coinvolta la plasticità neuronale, intesa come la capacità del tessuto nervoso di modificare le proprie sinapsi in risposta al nuovo apprendimento.
L’effetto novità
Di contro, l’effetto novità rappresenta una risposta spesso immediata e visibile ma di breve durata. Appena il nostro cervello si sarà abituato al nuovo contesto…tornerà tutto come prima.
Nonostante questo limite, l’effetto novità è molto interessante e, se ben sfruttato, può agevolare l’apprendimento. Infatti, una volta osservato che il nostro cervello ha bisogno di varietà per funzionare al meglio, sappiamo in che direzione muoverci.
Aggiungendo piccoli dettagli e stimoli innovativi, possiamo destare i nostri neuroni dallo stato di relativo torpore.
Da solo non basta
A questo punto, però, si rende necessario l’intervento delle strutture cerebrali più raffinate e delle funzioni meno “immediate”: attenzione, elaborazione cosciente, pianificazione, calcolo costi-benefici.
Queste, in concerto, consolidano i primi passi mossi in conseguenza dell’effetto novità.
E i libri?
Probabilmente, si continuerà a promettere un cambiamento immediato perchè, effettivamente, è ciò che cerca una parte dei lettori. Allo stesso tempo, credo sia meglio optare per testi che siano molto chiari circa l’importanza del lavoro personale a lungo termine.
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